Ricorso in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza della Suprema Corte
L’analisi di un provvedimento giudiziario, anche quando breve e di natura apparentemente formale, offre spunti cruciali per comprendere il funzionamento della giustizia. L’ordinanza in esame, emessa dalla Corte di Cassazione, è un perfetto esempio di come si articola un Ricorso in Cassazione e quali sono le tappe formali che conducono alla decisione finale. Sebbene il documento non sveli il merito della questione, ci permette di esplorare la struttura e la procedura del giudizio di legittimità.
Il Contesto Procedurale: L’Appello alla Suprema Corte
Il documento in esame nasce da un’iniziativa ben precisa: un cittadino ha presentato ricorso avverso una sentenza emessa da una Corte d’Appello di una città del Nord-Est. Questo significa che il processo ha già attraversato due gradi di giudizio, e ora giunge al vaglio della Corte di Cassazione, il massimo organo giurisdizionale italiano. Il suo compito non è rivalutare i fatti, ma assicurarsi che la legge sia stata interpretata e applicata correttamente nei gradi precedenti.
I Protagonisti del Collegio Giudicante
L’ordinanza menziona tre figure chiave:
* Il Presidente: Il magistrato che presiede il collegio e dirige l’udienza.
* Il Relatore (o Consigliere estensore): Il giudice a cui è stato affidato lo studio approfondito del caso. Durante l’udienza, egli espone i fatti, le doglianze del ricorrente e le questioni di diritto ai colleghi.
* Le Parti: Il ricorrente e le altre parti processuali, che ricevono avviso dell’udienza per poter esercitare il proprio diritto di difesa.
La data dell’udienza, indicata nel provvedimento, segna il momento formale in cui il caso viene discusso dal collegio per la deliberazione finale.
La Struttura dell’Ordinanza e il suo Significato nel Ricorso in Cassazione
L’atto analizzato è un’ordinanza, un provvedimento che, a differenza della sentenza, ha una funzione prevalentemente ordinatoria e processuale. In questo specifico contesto, l’ordinanza serve a dare atto dello svolgimento di determinate attività procedurali. Si legge infatti che è stato ‘dato avviso alle parti’ e che è stata ‘udita la relazione’. Questi passaggi, apparentemente burocratici, sono fondamentali per garantire il corretto svolgimento del processo e il rispetto del principio del contraddittorio.
Le Motivazioni
È fondamentale sottolineare che questo tipo di documento non contiene le motivazioni della decisione. La sua funzione è quella di ‘fotografare’ un momento specifico del processo: la fase dell’udienza. Le ragioni di fatto e di diritto che porteranno la Corte ad accogliere o rigettare il ricorso saranno esposte in un documento separato, ovvero la sentenza completa che verrà depositata successivamente. L’assenza di motivazioni in questo atto, quindi, non è una lacuna, ma una caratteristica intrinseca della sua natura procedurale.
Le Conclusioni
In conclusione, l’ordinanza esaminata rappresenta un tassello formale ma essenziale nell’iter di un Ricorso in Cassazione. Essa certifica che il processo è giunto alla sua fase deliberativa, con l’audizione della relazione e la discussione in camera di consiglio. Per il ricorrente e le altre parti, questo atto segna la conclusione della fase dibattimentale e l’inizio dell’attesa per conoscere l’esito finale del giudizio, che sarà sancito dalla pubblicazione della sentenza con le relative motivazioni.
Cosa si intende per ‘ordinanza’ in questo contesto?
Un’ordinanza è un provvedimento del giudice che serve a regolare lo svolgimento del processo. In questo caso, attesta formalmente che si è tenuta l’udienza e che il consigliere relatore ha esposto il caso, senza però decidere il merito della questione.
Perché questo documento non spiega se il ricorso è stato accolto o respinto?
Perché la sua funzione è puramente procedurale. Questo tipo di ordinanza si limita a registrare le attività svolte durante l’udienza. La decisione finale e le sue motivazioni sono contenute nella sentenza, che viene redatta e depositata in un momento successivo.
Qual è il ruolo della Corte di Cassazione in un processo penale?
La Corte di Cassazione è il giudice di ultima istanza. Non riesamina le prove o i fatti del caso, ma valuta se i giudici dei gradi precedenti (Tribunale e Corte d’Appello) hanno applicato correttamente le leggi e rispettato le regole procedurali. Il suo è un giudizio di legittimità, non di merito.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 13648 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 13648 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 21/03/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME nato a SOAVE il 19/05/1992
avverso la sentenza del 20/05/2024 della CORTE APPELLO di VENEZIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME avverso la sentenza in epigraf esaminati gli atti e il provvedimento impugnato;
ritenuto che il ricorso è inammissibile perché deduce motivi meramente riproduttivi di profi di censura relativi alla recidiva e al trattamento sanzionatorio già adeguatamente vagliati
disattesi con argomenti immuni da vizi logici o giuridici dalla Corte territoriale (si veda pagine 5 e 6);
ritenuto che all’inammissibilità del ricorso consegue la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila da versare in favore della cassa delle
ammende, non potendosi ritenere che lo stesso abbia proposto il ricorso senza versare in colpa nella determinazione della causa di inammissibilità (Corte cost. n. 186 del 2000).
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 21 marzo 2025
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