Il Ricorso in Cassazione: Analisi di un’Ordinanza Penale
Il ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel sistema giudiziario italiano. Non è una terza valutazione dei fatti, ma un controllo sulla corretta applicazione delle norme di diritto. Analizziamo un’ordinanza emessa dalla settima sezione penale della Suprema Corte per comprendere meglio questo fondamentale istituto processuale.
Dal Giudizio d’Appello al Ricorso in Cassazione
Il percorso che porta a un ricorso in Cassazione inizia tipicamente dopo la conclusione del secondo grado di giudizio. Nel caso di specie, l’imputato ha impugnato una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli. Questo significa che la difesa non ha ritenuto corretta la decisione dei giudici di secondo grado, non per una diversa valutazione dei fatti, ma per presunti errori di diritto o vizi procedurali. La Cassazione interviene proprio per verificare la sussistenza di tali errori, garantendo l’uniformità dell’interpretazione giuridica su tutto il territorio nazionale.
L’Ordinanza della Suprema Corte: Natura e Funzione
Il documento in esame è un’ordinanza. A differenza della sentenza, che definisce il giudizio nel merito, l’ordinanza è un provvedimento più snello, spesso utilizzato per decidere su questioni procedurali. In Cassazione, un’ordinanza può, ad esempio, dichiarare un ricorso inammissibile perché non rispetta i requisiti di legge, oppure può risolvere altre questioni interlocutorie senza entrare nel cuore della disputa legale. La scelta tra ordinanza e sentenza dipende dalla natura della decisione che la Corte deve adottare.
Le motivazioni
Il documento fornito è di natura formale e non entra nel dettaglio delle motivazioni che hanno portato la Corte alla decisione. In generale, le motivazioni di un’ordinanza in questa fase del processo si concentrerebbero sui motivi di diritto sollevati dal ricorrente. La Corte avrebbe esaminato se il ricorso era fondato su una delle ragioni tassativamente previste dalla legge, come la violazione di norme procedurali, l’errata applicazione di una norma penale sostanziale o la presenza di vizi logici nella motivazione della sentenza d’appello.
Le conclusioni
Le conclusioni dell’ordinanza determinano l’esito del ricorso. Anche se non specificate nel testo a nostra disposizione, le conclusioni avrebbero potuto consistere nella dichiarazione di inammissibilità del ricorso, nel suo rigetto, oppure, in caso di accoglimento, nell’annullamento della sentenza impugnata. L’annullamento può essere ‘con rinvio’, se è necessario un nuovo giudizio di merito da parte di un’altra sezione della Corte d’Appello, o ‘senza rinvio’, se la Cassazione può decidere direttamente la causa nel merito, ponendo fine al contenzioso.
Cosa significa presentare un ricorso in Cassazione?
Significa chiedere alla Suprema Corte di Cassazione, il più alto organo giudiziario, di verificare se i giudici dei gradi precedenti (in questo caso, la Corte d’Appello) hanno applicato correttamente la legge nel decidere un caso.
Qual è il ruolo del Consigliere Relatore?
È il giudice, membro del collegio giudicante, a cui viene affidato lo studio approfondito del ricorso. Egli redige una relazione che espone i fatti e le questioni di diritto al resto del collegio, guidando la discussione prima della decisione finale.
Contro quale provvedimento è stato proposto il ricorso in questo caso?
Il ricorso è stato presentato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Napoli, datata 09/12/2024, che rappresentava la decisione del secondo grado di giudizio.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 21643 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 21643 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 14/05/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a OTTAVIANO il 26/08/1971
avverso la sentenza del 09/12/2024 della CORTE APPELLO di NAPOLI
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
– che, con l’impugnata sentenza, la Corte di appello di Napoli ha confermato la pronuncia di primo grado, con la quale NOME era stato condannato per il reato di cui all’ar
497-bis cod. pen.;
– che, avverso detta sentenza, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, a mezzo del proprio difensore;
– che l’unico motivo di ricorso è manifestamente infondato, atteso che il delitto di all’art. 496 cod. pen. punisce chi, interrogato sulla propria identità, fa mendaci dichiaraz
pubblico ufficiale;
– che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al
pagamento delle spese processuali e della somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende;
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spes processuali e della somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso, il 14 maggio 2025
Il Consigliere estensore
Il Pr