Ricorso in Cassazione: Guida Pratica a un’Ordinanza
Il ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio nel nostro ordinamento, un momento cruciale in cui non si riesaminano i fatti, ma si valuta la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi precedenti. Analizziamo la struttura e il significato di un’ordinanza emessa in questo contesto per comprendere meglio il funzionamento della giustizia penale ai suoi massimi livelli.
I Fatti Processuali: Il Percorso di un Ricorso in Cassazione
Il caso in esame trae origine da un ricorso in Cassazione presentato da un individuo contro una sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Ancona. La sentenza di secondo grado, datata 21 novembre 2024, è stata impugnata dalla difesa, che ha così portato il caso all’attenzione della Suprema Corte.
Il documento analizzato è un’ordinanza, un atto che documenta una fase del procedimento. In esso vengono indicati gli elementi identificativi della causa: la sezione penale competente (in questo caso la Sezione 7), il numero del provvedimento e l’anno. Vengono inoltre specificati i ruoli chiave all’interno del collegio giudicante: il Presidente, che dirige l’udienza, e il Relatore, il magistrato a cui è stato affidato lo studio preliminare del ricorso e che espone il caso agli altri giudici. Infine, viene menzionata la data dell’udienza, fissata per il 14 aprile 2025.
L’Ordinanza della Corte: Una Decisione Procedurale
L’atto in questione è un’ordinanza, non una sentenza. Questa distinzione è fondamentale. Mentre la sentenza decide nel merito della questione, l’ordinanza regola lo svolgimento del processo o risolve questioni procedurali. In questo stadio, la Corte di Cassazione, dopo aver sentito la relazione del Consigliere designato, emette un provvedimento che potrebbe, ad esempio, dichiarare l’inammissibilità del ricorso per motivi procedurali o disporre il rinvio a una successiva udienza. Il documento in sé non svela l’esito finale, ma fotografa un momento essenziale dell’iter giudiziario.
Analisi del ruolo della Corte nel ricorso in Cassazione
La Corte di Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si può ridiscutere la colpevolezza o l’innocenza dell’imputato riesaminando le prove. Il suo compito, definito ‘giudizio di legittimità’, è quello di verificare che i giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello) abbiano interpretato e applicato correttamente le norme di legge e di procedura. I motivi di ricorso sono tassativamente previsti dalla legge e riguardano, ad esempio, la violazione di legge o il vizio di motivazione della sentenza impugnata.
Le Motivazioni
Le motivazioni alla base di un’ordinanza della Corte di Cassazione, anche se non esplicitate in questo specifico frontespizio, risiedono nella funzione stessa della Corte. Ogni decisione, anche quella puramente procedurale, è motivata dalla necessità di garantire il corretto svolgimento del giudizio di legittimità. Se la Corte dichiara un ricorso inammissibile, le motivazioni si concentreranno sulla mancanza dei requisiti formali o sostanziali richiesti dalla legge per accedere a questo ultimo grado di giudizio. Se invece il processo prosegue, l’ordinanza serve a scandire le tappe necessarie per arrivare alla decisione finale, nel pieno rispetto del contraddittorio tra le parti e delle regole processuali.
Le Conclusioni
L’analisi di un’ordinanza, anche se apparentemente un semplice atto formale, offre uno spaccato importante sul rigore e la complessità del processo penale. Ci insegna che ogni fase del giudizio è regolata da norme precise e che il ricorso in Cassazione è un rimedio straordinario, concesso solo per specifici vizi della decisione impugnata. Questo documento ci ricorda che la giustizia si fonda non solo su decisioni di merito, ma anche su un’ordinata e corretta gestione del procedimento, garanzia fondamentale per i diritti di ogni cittadino.
Cos’è un ricorso in Cassazione?
È l’atto con cui si impugna una sentenza di un giudice di secondo grado (come la Corte d’Appello) davanti alla Corte di Cassazione, che è il più alto organo della giurisdizione italiana, per farne verificare la legittimità, ovvero la corretta applicazione delle norme di legge.
Chi è il ‘Relatore’ in un processo?
Il ‘Relatore’ è il giudice che, all’interno di un collegio giudicante, viene incaricato di studiare in modo approfondito il caso. Durante l’udienza, espone i fatti, le questioni legali e le proprie valutazioni agli altri giudici per facilitare la decisione finale.
Qual è la differenza tra un’ordinanza e una sentenza?
La sentenza è il provvedimento che decide in via definitiva il merito di una causa. L’ordinanza, invece, è un atto con cui il giudice regola lo svolgimento del processo, risolvendo questioni procedurali che sorgono durante il suo corso, senza definire la controversia.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 29999 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 29999 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 14/04/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a ASCOLI PICENO il 22/08/1972
avverso la sentenza del 21/11/2024 della CORTE APPELLO di ANCONA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME
letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME avverso la sentenza in epigrafe;
esaminati gli atti e il provvedimento impugnato;
ritenuto che il ricorso è inammissibile perché contrasta i giudizi spesi in te bilanciamento delle circostanze e di denegato riconoscimento della causa di non punibilità di
all’art 131 bis cp reiterando profili di censura già adeguatamente vagliati e disattesi, con d valutazione conforme, dai giudici del merito con argomenti giuridicamente corretti, puntu
rispetto al portato delle doglianze difensive, coerenti con riguardo alle emergenze acquisite che immuni da manifeste incongruenze logiche
rilevato che all’inammissibilità del ricorso conseguono le pronunce di cui all’art. 616
proc. pen.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spes processuali e della somma di Euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in data 14 aprile 2025.