Ricorso in Cassazione: Cosa Significa l’Ordinanza Finale?
L’ordinamento giuridico italiano prevede tre gradi di giudizio, e il ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo e definitivo stadio del processo. Recentemente, la Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione si è pronunciata con un’ordinanza su un ricorso proposto contro una sentenza della Corte d’Appello di Milano. Sebbene il documento in esame non entri nel dettaglio dei fatti, ci offre l’occasione perfetta per analizzare il funzionamento e il significato di questa fase cruciale del sistema giudiziario.
Dal Secondo Grado al Giudizio di Legittimità
Il percorso di un procedimento penale inizia in primo grado (Tribunale) e può proseguire in secondo grado (Corte d’Appello), dove il processo viene riesaminato sia nei fatti che nel diritto. Una volta emessa la sentenza d’appello, la parte soccombente può presentare un ricorso in Cassazione. Questo non è un terzo processo sul merito della vicenda. La Corte di Cassazione, infatti, non valuta nuovamente le prove o la ricostruzione dei fatti; il suo compito è quello di ‘giudice della legittimità’. Essa verifica che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente le norme di legge e che la procedura sia stata rispettata.
L’Ordinanza della Cassazione e il suo Significato
Il provvedimento esaminato è una ‘Ordinanza’. Questo tipo di atto, rispetto a una ‘sentenza’, ha spesso una natura più snella e può essere utilizzato per decidere questioni procedurali. Nel contesto di un ricorso in Cassazione, un’ordinanza viene frequentemente adottata per dichiarare l’inammissibilità del ricorso stesso, ad esempio perché non sono stati rispettati i requisiti di legge per la sua presentazione o perché le censure mosse sono manifestamente infondate e non rientrano nei casi previsti dalla legge. L’ordinanza in questione, datata 31 marzo 2025, segna la conclusione del percorso giudiziario per l’imputato.
Le Motivazioni
Il documento fornito non contiene le motivazioni della decisione. Tuttavia, è fondamentale comprendere che ogni provvedimento giudiziario deve essere motivato. La motivazione è il cuore della decisione, la parte in cui il giudice spiega l’iter logico-giuridico che lo ha portato a quella conclusione. In una decisione della Cassazione, la motivazione chiarisce se il ricorso è stato accolto, rigettato o dichiarato inammissibile e per quali ragioni di diritto. Ad esempio, la Corte potrebbe rilevare un errore nell’interpretazione di una norma penale da parte della Corte d’Appello o, al contrario, potrebbe ritenere che le doglianze del ricorrente mirino a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.
Le Conclusioni
In conclusione, l’ordinanza emessa dalla Corte di Cassazione rappresenta l’atto finale che chiude un procedimento penale, rendendo la sentenza d’appello definitiva e irrevocabile (salvo casi eccezionali). Pur non conoscendo i dettagli della vicenda sostanziale, l’analisi di questo provvedimento ci permette di comprendere il ruolo fondamentale della Corte di Cassazione come garante dell’uniforme interpretazione della legge e del rispetto delle regole processuali. La sua decisione, sia essa un’ordinanza o una sentenza, sancisce la parola fine sulla controversia, assicurando certezza al diritto.
Che cos’è un’ordinanza della Corte di Cassazione?
È un provvedimento giudiziario con cui la Corte decide su questioni procedurali o, come in questo caso, definisce un ricorso. A differenza della sentenza, può avere una forma più sintetica, specialmente se dichiara l’inammissibilità del ricorso.
Cosa significa proporre un ricorso avverso una sentenza della Corte d’Appello?
Significa impugnare la decisione del giudice di secondo grado davanti alla Corte di Cassazione, l’ultimo grado di giudizio. Non si possono presentare nuove prove; la Corte si limita a verificare che la legge sia stata applicata correttamente dai giudici precedenti.
Qual è il ruolo del Relatore in un giudizio di Cassazione?
Il Relatore, o Consigliere Relatore, è il giudice incaricato di studiare approfonditamente il caso, esporre i fatti e le questioni di diritto al collegio giudicante durante l’udienza e, solitamente, di redigere la motivazione della decisione finale.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 14989 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 14989 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 31/03/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: NOME COGNOME nato il 11/12/1990
avverso la sentenza del 12/07/2024 della CORTE APPELLO di MILANO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
ritenuto che con riferimento alla scriminante putativa è evidente la infondatezza della critica alla motivazione della Corte di appello di Milano, che,
contrariamente a quanto dedotto nel ricorso, ha congruamente motivato sulla correlazione tra la reazione violenta dell’imputato e la finalità di opporsi al legittimo
operato dei pubblici ufficiali, essendo stata innanzitutto respinta la ricostruzione del fatto sollecitata dalla difesa perché contradetta dalla dinamica dei fatti come
descritti dalle due guardie giurate, senza alcun travisamento delle risultanze istruttorie;
rilevato che dalla inammissibilità del ricorso consegue ex
art. 616 c.p.p. la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in
favore della cassa delle ammende che, in ragione delle questioni dedotte, si stima equo determinare in euro 3000.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro 3000 in favore della cassa delle
ammende.
e estensore GLYPH Così deciso il giorno 31 marzo 2025
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