Ricorso in Cassazione: Cosa Significa Ricevere un’Ordinanza?
Il ricorso in Cassazione rappresenta l’ultimo grado di giudizio ordinario nel nostro sistema legale, un momento cruciale in cui non si discutono più i fatti, ma la corretta applicazione della legge. Spesso, l’esito di questo percorso non è una sentenza complessa, ma una più snella ‘ordinanza’. Analizziamo un caso concreto per capire la natura e le implicazioni di questo tipo di provvedimento.
Il Contesto Processuale
Il caso in esame origina dal ricorso in Cassazione presentato da un imputato contro una sentenza emessa da una Corte d’Appello. La Corte Suprema di Cassazione, dopo aver ricevuto il ricorso e fissato un’udienza, ha emesso la sua decisione nella forma di un’ordinanza. Questo dettaglio formale è il primo e più importante indizio sulla natura della decisione presa.
La Decisione della Corte: l’Ordinanza
A differenza della sentenza, che entra nel merito delle questioni giuridiche sollevate, l’ordinanza è uno strumento che il giudice utilizza per risolvere questioni procedurali. Nel contesto di un ricorso in Cassazione, un’ordinanza viene spesso emessa per dichiarare l’inammissibilità o l’improcedibilità del ricorso stesso. Questo significa che la Corte non ha nemmeno iniziato a valutare se i giudici dei gradi precedenti avessero applicato correttamente la legge, poiché ha riscontrato un vizio preliminare che impediva tale esame.
Le Motivazioni
Sebbene il documento esaminato non espliciti le motivazioni, possiamo delineare le ragioni tipiche che conducono a un’ordinanza di questo tipo. La Corte di Cassazione, infatti, opera come ‘giudice della legittimità’, non come ‘terzo grado di merito’. Il suo compito è assicurare che la legge sia stata interpretata e applicata correttamente, non ricostruire i fatti. Un ricorso può essere dichiarato inammissibile per diverse ragioni, tra cui:
* Mancanza dei requisiti di legge: Il ricorso non è stato redatto o notificato secondo le forme previste dal codice di procedura penale.
* Motivi non consentiti: Le censure sollevate dal ricorrente non riguardano violazioni di legge, ma tentano di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.
* Manifesta infondatezza: I motivi appaiono palesemente privi di qualsiasi fondamento giuridico, al punto da non richiedere un’analisi approfondita.
* Presentazione fuori termine: Il ricorso è stato depositato oltre i limiti temporali stabiliti dalla legge.
Quando la Corte rileva una di queste criticità, definisce il giudizio con un’ordinanza, accelerando i tempi e segnalando la natura puramente procedurale della sua decisione.
Le Conclusioni
L’emissione di un’ordinanza da parte della Corte di Cassazione chiude definitivamente il procedimento. La sentenza impugnata, emessa dalla Corte d’Appello, diventa definitiva ed esecutiva. Per il ricorrente, ciò significa che le possibilità di contestare la decisione attraverso i mezzi ordinari di impugnazione sono esaurite. Questo tipo di provvedimento, pur essendo breve e tecnico, ha un impatto sostanziale, poiché cristallizza la responsabilità penale e apre la porta alla fase di esecuzione della pena. Comprendere la differenza tra sentenza e ordinanza è quindi fondamentale per interpretare correttamente l’esito di un percorso giudiziario giunto al suo epilogo.
Che cos’è un’ordinanza della Corte di Cassazione?
È un provvedimento giudiziario che, a differenza di una sentenza, solitamente decide su questioni procedurali anziché sul merito delle questioni legali. Spesso viene utilizzata per dichiarare un ricorso inammissibile.
Cosa comporta per l’imputato un’ordinanza di questo tipo?
Comporta la chiusura definitiva del processo. La sentenza della Corte d’Appello contro cui era stato fatto ricorso diventa finale ed esecutiva, esaurendo i gradi di giudizio ordinari a disposizione.
Perché la Corte di Cassazione decide con ordinanza e non con sentenza?
La Corte utilizza l’ordinanza quando rileva un vizio procedurale che impedisce di esaminare il merito del ricorso (es. ricorso presentato fuori termine, motivi non consentiti dalla legge). È una forma decisoria più snella per definire i giudizi che non richiedono un’analisi approfondita delle questioni di diritto.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 29763 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 29763 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 03/03/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a GENOVA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 01/10/2024 della CORTE APPELLO di GENOVA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
visti gli atti e la sentenza impugnata;
esamiNOME il motivo di ricorso.
Rilevato che la graduazione della pena, anche in relazione agli aumenti
– ed alle diminuzioni previsti per le circostanze aggravanti ed attenuanti, rientra nella
discrezionalità del giudice di merito, che la esercita, così come per fissare la pena base, in aderenza ai principi enunciati negli artt. 132 e 133 cod. pen.; ne discende
che è inammissibile la censura che, nel giudizio di cassazione, miri ad una nuova valutazione della congruità della pena la cui determinazione non sia frutto di mero
arbitrio o di ragionamento illogico (Sez. 5, n. 5582 del 30/09/2013, dep. 2014,
Ferrario, Rv. 259142), ciò che – nel caso di specie – non ricorre in presenza di pena determinata in misura prossima al minimo edittale e di congrua motivazione sulla
gravità del fatto.
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di
euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 3/03/2025.