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Ricorso generico: inammissibilità e conseguenze

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso contro una sentenza della Corte d’Appello a causa della sua natura generica. Il ricorrente aveva contestato la quantificazione della pena senza formulare critiche specifiche e concrete alla decisione impugnata. La Suprema Corte ribadisce che un ricorso generico, che non si confronta puntualmente con le motivazioni della sentenza precedente, è destinato al rigetto, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Generico in Cassazione: Analisi di una Pronuncia di Inammissibilità

Presentare un ricorso in Cassazione richiede non solo una profonda conoscenza del diritto, ma anche una meticolosa attenzione alla tecnica redazionale. Un’impugnazione formulata in modo approssimativo può essere dichiarata inammissibile prima ancora che la Corte ne esamini il merito. Un esempio emblematico è il ricorso generico, una problematica che la Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha nuovamente sanzionato, ribadendo principi procedurali fondamentali e le severe conseguenze per chi non li rispetta.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Genova. L’appellante lamentava vizi di motivazione in merito a due aspetti cruciali: la quantificazione della pena inflittagli e la mancata verifica, da parte dei giudici di merito, dell’esistenza di eventuali cause di non punibilità previste dall’articolo 129 del codice di procedura penale. L’obiettivo del ricorso era, evidentemente, ottenere una revisione della condanna o una pena più mite.

La Decisione della Corte e il problema del ricorso generico

La Suprema Corte di Cassazione, tuttavia, non è entrata nel merito delle doglianze. Con una decisione netta, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione di tale pronuncia risiede interamente nella modalità con cui l’atto di impugnazione è stato redatto. I giudici hanno qualificato il motivo di ricorso come ricorso generico, in quanto totalmente privo di una critica concreta e specifica rivolta alla sentenza impugnata.

In altre parole, il ricorrente si è limitato a enunciare un dissenso, senza però spiegare perché la motivazione della Corte d’Appello fosse errata, illogica o carente. Questo approccio viola uno dei cardini del processo di impugnazione: la necessità di un confronto diretto e puntuale con la decisione che si contesta.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha fondato la propria decisione su un principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità. Viene chiarito che un ricorso è inammissibile per genericità quando manca qualsiasi indicazione della correlazione tra le ragioni esposte nella decisione impugnata e quelle poste a fondamento dell’impugnazione stessa. L’atto di appello non può semplicemente ignorare le argomentazioni del giudice precedente, altrimenti cade inevitabilmente nel vizio di aspecificità.

A sostegno di questa tesi, l’ordinanza richiama un precedente significativo (Cass. Pen., Sez. 4, n. 34270/2007), a dimostrazione della coerenza dell’orientamento della Corte su questo punto. La critica mossa alla sentenza di secondo grado deve essere mirata, pertinente e capace di evidenziare le specifiche falle logico-giuridiche del provvedimento. Non è sufficiente manifestare un generico malcontento o riproporre le stesse argomentazioni già respinte nel grado precedente senza un’analisi critica della motivazione che le ha disattese.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La declaratoria di inammissibilità non è una mera formalità, ma comporta conseguenze pratiche e onerose per il ricorrente. Come stabilito dalla Corte, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e, in aggiunta, al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa sanzione pecuniaria serve a scoraggiare la presentazione di ricorsi palesemente infondati o redatti in violazione delle regole procedurali, che congestionano inutilmente il lavoro della Suprema Corte. La lezione che si trae da questa ordinanza è chiara: la redazione di un ricorso per Cassazione è un’attività che non ammette superficialità. Ogni motivo di impugnazione deve essere il frutto di un’attenta analisi della sentenza contestata e deve articolarsi in una critica precisa, specifica e logicamente argomentata. In assenza di tali requisiti, il rischio non è solo il rigetto nel merito, ma un’immediata e costosa declaratoria di inammissibilità.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto un ricorso generico, ovvero privo di critiche specifiche e concrete contro le motivazioni della sentenza impugnata. Il ricorrente non ha adeguatamente correlato le sue lamentele con le argomentazioni esposte dai giudici d’appello.

Cosa si intende per ‘vizio di aspecificità’ di un ricorso?
Per ‘vizio di aspecificità’ si intende il difetto di un ricorso che non affronta direttamente le affermazioni e le motivazioni del provvedimento che contesta, limitandosi a formulare doglianze vaghe o a ripetere argomenti già noti, senza un confronto puntuale con la decisione impugnata.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
In seguito alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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