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Ricorso generico: inammissibile se non specifico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di patteggiamento in appello. La Corte ha stabilito che un ricorso generico, che non specifica le cause di non punibilità applicabili e i fatti concreti a supporto, non può essere accolto. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di un’ammenda.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Generico: La Cassazione Conferma l’Inammissibilità

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, la precisione è tutto. Un’impugnazione vaga e non circostanziata rischia di essere respinta prima ancora di entrare nel merito della questione. L’ordinanza n. 10181/2024 della Corte di Cassazione è un chiaro esempio di come un ricorso generico sia destinato al fallimento, specialmente quando si contesta una sentenza emessa a seguito di un concordato in appello.

I Fatti del Caso: Dal Concordato in Appello al Ricorso

Il caso ha origine da una sentenza della Corte di Appello di Napoli, che aveva accolto una richiesta di ‘concordato’ (o patteggiamento in appello) per un imputato accusato di associazione per delinquere, falso e altri reati. Nonostante l’accordo sulla pena, l’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione.

L’unico motivo di ricorso sollevato dalla difesa era la presunta violazione dell’articolo 129 del codice di procedura penale. Questa norma impone al giudice di dichiarare immediatamente la non punibilità dell’imputato qualora ne sussistano le cause (ad esempio, se il fatto non costituisce reato), anche quando c’è un accordo sulla pena. Tuttavia, il ricorso si limitava a denunciare questa violazione in modo astratto.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile senza nemmeno procedere con le formalità di un’udienza pubblica, come previsto dall’art. 610, comma 5-bis, del codice di procedura penale. La decisione ha comportato anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di quattromila euro a favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché un ricorso generico è destinato a fallire

Il cuore della decisione risiede nella valutazione del motivo di ricorso come ‘intrinsecamente generico’. La Corte ha sottolineato che non è sufficiente lamentare la mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p. in modo astratto. Per essere ammissibile, il ricorso avrebbe dovuto:

1. Indicare specificamente quale, tra le diverse cause di non punibilità previste dalla norma, si sarebbe dovuta applicare al caso concreto.
2. Evidenziare gli elementi fattuali concreti, eventualmente trascurati dalla Corte di Appello, che avrebbero dovuto condurre il giudice a una pronuncia di proscioglimento d’ufficio.

In assenza di queste specificazioni, l’impugnazione si riduce a una mera enunciazione di principio, priva di un reale collegamento con la vicenda processuale. Un ricorso generico di questo tipo non permette alla Corte di Cassazione di esercitare il proprio ruolo di controllo sulla corretta applicazione della legge, determinandone l’inevitabile inammissibilità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Difesa

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: l’onere della specificità dei motivi di ricorso. Per la difesa, ciò significa che ogni impugnazione, in particolare davanti alla Corte di Cassazione, deve essere redatta con la massima cura e precisione. Non basta contestare una decisione; è necessario argomentare in dettaglio, ancorando le censure di diritto a precisi elementi di fatto che emergono dagli atti processuali. In caso contrario, il rischio è non solo di vedere il ricorso respinto, ma anche di subire una condanna al pagamento di spese e sanzioni pecuniarie.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto ‘intrinsecamente generico’. Non specificava né quale causa di non punibilità dovesse essere applicata, né quali elementi concreti avrebbero dovuto portare a una pronuncia di assoluzione.

Cosa contestava l’imputato con il suo ricorso?
L’imputato contestava la mancata applicazione dell’art. 129 del codice di procedura penale, sostenendo che sussistessero cause di non punibilità che il giudice avrebbe dovuto rilevare d’ufficio, nonostante l’accordo sulla pena raggiunto in appello.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di quattromila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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