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Ricorso generico Cassazione: le conseguenze

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per manifesta genericità dei motivi. La decisione sottolinea come un ricorso generico in Cassazione, privo di critiche specifiche e dettagliate contro la sentenza impugnata, non possa essere accolto, comportando la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. Il caso riguardava una condanna per reati previsti dal D.Lgs. 231/2007.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Generico in Cassazione: Analisi di una Dichiarazione di Inammissibilità

Presentare un ricorso in Cassazione richiede un’elevata precisione tecnica e una rigorosa aderenza ai requisiti di legge. Una recente ordinanza della Suprema Corte ci offre un chiaro esempio delle conseguenze di un ricorso generico in Cassazione, sottolineando come la mancanza di specificità nei motivi porti inevitabilmente a una declaratoria di inammissibilità, con relative sanzioni economiche. Questo provvedimento ribadisce principi fondamentali della procedura penale, essenziali per chiunque operi nel settore legale.

Il Caso in Esame: Dalla Condanna al Ricorso

Il caso trae origine da una sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Roma. L’imputato, ritenuto responsabile per reati previsti, tra gli altri, dal D.Lgs. 231/2007, aveva proposto ricorso per Cassazione affidandosi a due motivi principali. Con il primo, denunciava una presunta violazione di legge; con il secondo, lamentava vizi di motivazione (mancanza, manifesta illogicità e contraddittorietà) in relazione sia all’affermazione di responsabilità sia al diniego delle circostanze attenuanti generiche. Tuttavia, l’approccio difensivo si è rivelato inefficace di fronte al vaglio di legittimità della Suprema Corte.

La Decisione della Corte: Quando un Ricorso Generico in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, evidenziando diverse criticità che lo rendevano non idoneo a superare il vaglio preliminare. La decisione si fonda su principi consolidati in materia di specificità dei motivi di impugnazione, come richiesto dal codice di procedura penale.

La Mancanza di Specificità dei Motivi

Il primo e fondamentale rilievo della Corte riguarda la genericità e indeterminatezza dei motivi. Secondo i giudici, il ricorso era privo dei requisiti prescritti dall’art. 581, comma 1, lett. c) del codice di procedura penale. In pratica, a fronte di una motivazione della sentenza d’appello ritenuta logicamente corretta, la difesa non ha indicato gli elementi specifici su cui si basava la censura. Questo ha impedito al giudice dell’impugnazione di individuare i rilievi mossi e di esercitare il proprio sindacato, trasformando il ricorso in una critica astratta e non in un confronto puntuale con la decisione impugnata.

La Reiterazione di Argomenti Già Valutati

Un secondo profilo di criticità è stato individuato nel carattere meramente reiterativo dei motivi. Il ricorso, infatti, si limitava a riproporre le stesse ragioni già discusse e ritenute infondate dal giudice d’appello, senza sviluppare nuove argomentazioni in grado di contestare efficacemente la logica della sentenza di secondo grado. La mancanza di correlazione tra le ragioni argomentate dalla decisione impugnata e quelle poste a fondamento dell’impugnazione è un vizio che, ai sensi dell’art. 591, comma 1, lett. c), conduce direttamente all’inammissibilità.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha chiarito che la mancanza di specificità del motivo si traduce nell’impossibilità per il giudice di comprendere il nucleo della critica mossa alla sentenza. Il ricorso deve instaurare un dialogo critico con la decisione impugnata, non limitarsi a una generica doglianza. Nel caso specifico, i giudici di merito avevano, secondo la Cassazione, adeguatamente motivato sia sulla responsabilità dell’imputato sia sul diniego delle circostanze attenuanti generiche. In particolare, per quest’ultimo punto, la sentenza d’appello aveva fatto esplicito riferimento alla gravità della condotta criminosa, ai precedenti penali e alla mancata resipiscenza (ossia il mancato pentimento) del ricorrente, elementi ritenuti sufficienti a giustificare la decisione.
Di fronte a una motivazione così strutturata, un ricorso efficace avrebbe dovuto contestare specificamente tali elementi, dimostrandone l’illogicità o l’errata valutazione, cosa che non è avvenuta. La conseguenza inevitabile è stata la declaratoria di inammissibilità.

Conclusioni

Questa ordinanza è un monito sull’importanza della tecnica redazionale nel ricorso per Cassazione. La genericità e la mera riproposizione di argomenti già respinti non solo rendono l’impugnazione inutile, ma espongono il ricorrente a conseguenze economiche negative, come la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (nel caso di specie, 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende. Per avere successo in sede di legittimità, è indispensabile formulare censure precise, specifiche e capaci di evidenziare le reali criticità, giuridiche o logiche, della decisione impugnata.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano generici, indeterminati e privi dei requisiti specifici richiesti dall’art. 581 c.p.p. Inoltre, si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente quando un ricorso viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Cosa ha osservato la Corte riguardo al diniego delle attenuanti generiche?
La Corte ha rilevato che il giudice di merito aveva adeguatamente motivato il diniego delle attenuanti generiche, facendo riferimento alla condotta criminosa, ai precedenti penali e alla mancata resipiscenza (mancanza di pentimento) del ricorrente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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