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Ricorso ex art. 625-bis: errore di fatto vs. giudizio

Un imputato presenta un ricorso ex art. 625-bis sostenendo un errore di fatto della Corte di Cassazione nel giudicare tardiva una sua istanza. La Suprema Corte dichiara l’appello inammissibile, specificando che l’interpretazione sulla tempestività di un atto costituisce un errore di giudizio, non di fatto. Inoltre, la Corte sottolinea che la precedente decisione era fondata anche su una autonoma ragione di merito (mancanza di motivazione dell’istanza), rendendo irrilevante l’eventuale errore procedurale.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso ex art. 625-bis: Quando un Errore della Cassazione è ‘di Fatto’ e Quando è ‘di Giudizio’?

La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza in commento, offre un importante chiarimento sui confini applicativi del ricorso ex art. 625-bis del codice di procedura penale. Questo strumento, noto come ricorso straordinario per la correzione dell’errore materiale o di fatto, non può essere utilizzato per contestare valutazioni giuridiche della Corte, ma solo per emendare veri e propri errori percettivi. La pronuncia analizza un caso in cui un ricorrente lamentava un’errata valutazione sulla tempestività di un’istanza, ma la Corte ha ribadito la natura eccezionale del rimedio, dichiarando il ricorso inammissibile.

I Fatti del Caso Processuale

La vicenda trae origine dalla condanna di un soggetto per reati legati agli stupefacenti. La Corte di Appello, in parziale riforma della sentenza di primo grado, aveva rideterminato la pena in nove mesi e dieci giorni di reclusione, oltre a una multa. L’imputato aveva quindi proposto ricorso per Cassazione. Durante tale procedimento, la difesa aveva presentato una memoria contenente la richiesta di applicazione delle pene sostitutive, introdotte dal nuovo art. 20-bis del codice penale.

La Corte di Cassazione, in quella prima fase, aveva dichiarato il ricorso inammissibile. La richiesta di pene sostitutive era stata giudicata tardiva, in quanto contenuta in una memoria e non nell’atto di ricorso originario. Inoltre, la Corte aveva rilevato che la richiesta era comunque inammissibile nel merito perché del tutto priva di argomentazioni a sostegno.

Il Ricorso ex art. 625-bis e le Doglianze del Ricorrente

Contro questa decisione, il condannato ha proposto un ricorso ex art. 625-bis, sostenendo che la Corte di Cassazione fosse incorsa in un palese errore di fatto. Secondo la difesa, la valutazione sulla tardività della memoria era errata, poiché basata su una svista interpretativa delle norme transitorie che regolavano l’applicazione della nuova disciplina sulle pene sostitutive. L’errore, a dire del ricorrente, consisteva nell’aver male interpretato la facoltà della parte di presentare tale richiesta, portando a una decisione ingiusta.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso straordinario, ritenendolo inammissibile. Le motivazioni della decisione sono fondamentali per comprendere la portata e i limiti di questo strumento processuale.

La Distinzione tra Errore di Fatto ed Errore di Giudizio

Il punto centrale della sentenza è la netta distinzione tra “errore di fatto” ed “errore di giudizio”. Richiamando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, la Corte ha ribadito che l’errore di fatto, l’unico che può essere corretto tramite il ricorso ex art. 625-bis, è un errore puramente percettivo. Si tratta di una svista o di un equivoco nella lettura degli atti processuali che ha viziato la formazione della volontà del giudice (ad esempio, leggere una data sbagliata o non vedere un documento presente nel fascicolo).

Al contrario, un “errore di giudizio” attiene all’interpretazione di norme giuridiche, sostanziali o processuali. Nel caso di specie, stabilire se la memoria fosse tardiva o meno implicava un’attività interpretativa delle norme applicabili, incluse quelle transitorie. Poiché su tale punto potevano esistere diversi orientamenti giurisprudenziali, la scelta della Corte rientrava pienamente nell’ambito della valutazione giuridica, non della percezione fattuale. Un’interpretazione giuridica, anche se ritenuta errata dalla parte, non costituisce mai un errore di fatto censurabile con il ricorso straordinario.

La Decisività dell’Errore e la Doppia Ratio Decidendi

La Corte ha aggiunto un secondo e decisivo argomento. Anche qualora, in via puramente ipotetica, l’errore sulla tardività fosse stato considerato “di fatto”, il ricorso sarebbe stato comunque inammissibile. Questo perché la precedente decisione della Cassazione si fondava su una doppia ratio decidendi. La richiesta di pene sostitutive era stata rigettata non solo perché tardiva, ma anche perché “del tutto carente di argomentazioni a sostegno”.

Questa seconda motivazione, di carattere prettamente valutativo e di merito, era di per sé sufficiente a sorreggere la decisione di inammissibilità. L’errore di fatto, per essere rilevante ai fini dell’art. 625-bis, deve essere stato determinante per la decisione. Se la decisione si basa anche su altre ragioni autonome e non affette da errore, l’eventuale svista percettiva diventa irrilevante. La Corte, avendo comunque esaminato nel merito la richiesta e avendola trovata infondata per mancanza di motivazione, aveva emesso un provvedimento che sarebbe rimasto invariato anche senza l’asserito errore sulla tardività.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza conferma la natura eccezionale e rigorosa del ricorso ex art. 625-bis. Questo rimedio non è una terza istanza di giudizio né uno strumento per contestare le interpretazioni giuridiche fornite dalla Suprema Corte. La sua funzione è limitata alla correzione di specifici e palesi errori percettivi che abbiano avuto un’influenza decisiva sulla pronuncia. La decisione rafforza il principio secondo cui le valutazioni di merito e di diritto, una volta compiute dalla Corte di Cassazione, non sono ulteriormente sindacabili attraverso questo canale, garantendo così la stabilità delle decisioni di legittimità.

Che cos’è un ‘errore di fatto’ secondo la Cassazione?
Un ‘errore di fatto’ è un errore puramente percettivo, causato da una svista o un equivoco nella lettura degli atti processuali (es. leggere una data sbagliata). Si distingue dall’errore di giudizio, che riguarda l’interpretazione di norme giuridiche e che non può essere corretto con il ricorso ex art. 625-bis cod. proc. pen.

Perché il ricorso ex art. 625-bis è stato dichiarato inammissibile in questo caso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due motivi principali: primo, l’errore lamentato (sulla tardività di un’istanza) era un errore di interpretazione giuridica e non di fatto; secondo, la precedente decisione della Cassazione si basava anche su un’altra autonoma motivazione di merito (la richiesta era priva di argomentazioni), rendendo l’eventuale errore non decisivo.

È possibile usare il ricorso ex art. 625-bis per contestare un’interpretazione di legge della Cassazione ritenuta sbagliata?
No. La sentenza chiarisce che gli errori nell’interpretazione di norme giuridiche, sostanziali o processuali, rientrano nell’ambito dell’errore di giudizio e sono estranei all’ambito di applicazione del ricorso straordinario previsto dall’art. 625-bis cod. proc. pen.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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