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Ricorso concordato in appello: quando è inammissibile

Un imputato ha presentato ricorso contro una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’, lamentando che il giudice non avesse motivato la mancata applicazione dell’art. 129 c.p.p. per il proscioglimento immediato. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, specificando che il ricorso concordato in appello non può basarsi su motivi rinunciati con l’accordo, come la valutazione delle cause di non punibilità, ma solo su vizi specifici legati alla formazione della volontà, al consenso del PM o all’illegalità della pena.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Concordato in Appello: I Limiti Fissati dalla Cassazione

L’istituto del concordato in appello, previsto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento per definire il processo in secondo grado attraverso un accordo sulla pena. Tuttavia, le vie per impugnare la sentenza che ne deriva sono molto strette. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce i confini invalicabili del ricorso concordato in appello, chiarendo quali motivi di doglianza sono inammissibili.

Il Caso: Appello Dopo il Patteggiamento

Il caso analizzato riguarda un imputato che, dopo aver raggiunto un accordo sulla pena con la Procura Generale presso la Corte di Appello, ha visto applicarsi la sanzione concordata. Nonostante l’accordo, l’imputato, tramite il suo difensore, ha deciso di presentare ricorso in Cassazione. La sua contestazione non riguardava l’accordo in sé, ma una presunta omissione da parte della Corte territoriale.

La Doglianza dell’Imputato

L’unico motivo di ricorso sollevato era la violazione di legge e il vizio di motivazione. Secondo la difesa, la Corte d’Appello avrebbe omesso di spiegare le ragioni per cui non aveva applicato l’art. 129 del codice di procedura penale. Tale articolo impone al giudice di dichiarare d’ufficio, in ogni stato e grado del processo, l’immediato proscioglimento dell’imputato qualora ricorrano determinate cause di non punibilità. In sostanza, l’imputato sosteneva che, nonostante l’accordo sulla pena, il giudice avrebbe dovuto prima verificare e motivare l’assenza di palesi motivi per un’assoluzione.

La Decisione della Cassazione: Quando il ricorso concordato in appello è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso totalmente inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato: l’accordo sulla pena implica una rinuncia a far valere determinate censure. Chi sceglie la via del concordato accetta la definizione del processo sulla base di un patto processuale, limitando di conseguenza le future possibilità di impugnazione.

Le Motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha chiarito che il ricorso avverso una sentenza di patteggiamento in appello è consentito solo per motivi specifici e tassativi. Citando un proprio precedente (Sez. 2, n. 22002 del 10/04/2019), ha elencato le uniche doglianze ammissibili:

1. Vizi della volontà: Motivi che attengono alla formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Mancanza del consenso del PM: Questioni relative al consenso del pubblico ministero sulla richiesta.
3. Difformità della sentenza: Quando la pronuncia del giudice è diversa, nel suo contenuto, dall’accordo raggiunto tra le parti.
4. Illegalità della pena: Vizi che rendono la sanzione inflitta illegale, ad esempio perché non rientra nei limiti edittali previsti dalla legge o è di una specie diversa da quella stabilita.

Sono invece inammissibili le doglianze relative a motivi a cui si è implicitamente rinunciato con l’accordo. Tra questi rientra proprio la mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento ex art. 129 c.p.p. La Corte ha sottolineato come il ricorso dell’imputato fosse, inoltre, formulato in modo generico e apodittico, limitandosi a lamentare un’omissione motivazionale su un punto non più contestabile.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia conferma che la scelta del concordato in appello è una decisione strategica con conseguenze definitive. L’imputato e il suo difensore devono essere consapevoli che l’accordo sulla pena preclude la possibilità di sollevare in Cassazione questioni relative all’accertamento della responsabilità o alla sussistenza di cause di proscioglimento. Il ricorso concordato in appello non può diventare uno strumento per rimettere in discussione il merito del processo. La sua funzione è limitata al controllo di legalità sull’accordo e sulla pena che ne consegue. Di conseguenza, il ricorso proposto per motivi non consentiti è destinato a una declaratoria di inammissibilità, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È possibile presentare ricorso in Cassazione contro una sentenza di ‘concordato in appello’ lamentando la mancata valutazione delle condizioni per il proscioglimento immediato (art. 129 c.p.p.)?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tale motivo è inammissibile. L’accordo tra le parti implica la rinuncia a far valere tali doglianze, che non rientrano nei motivi consentiti per impugnare una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p.

Quali sono i motivi ammissibili per un ricorso contro una sentenza di patteggiamento in appello?
Il ricorso è ammissibile solo se si deducono motivi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere al concordato, al consenso del pubblico ministero, a un contenuto della sentenza difforme dall’accordo, o a vizi che si traducono nell’illegalità della pena inflitta (ad esempio, perché fuori dai limiti di legge).

Cosa succede se si propone un ricorso per cassazione basato su un motivo non consentito?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Di conseguenza, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro a favore della Cassa delle Ammende, commisurata al grado di colpa nella determinazione della causa di inammissibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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