LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso concordato in appello: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 24161/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso concordato in appello. Il ricorso era basato sulla presunta mancanza di motivazione riguardo l’entità della pena. La Corte ha ribadito che, in caso di concordato, i motivi di ricorso sono strettamente limitati a vizi sulla formazione della volontà, sul consenso del PM o su una pronuncia difforme dall’accordo, escludendo doglianze sulla determinazione della pena se questa rientra nei limiti di legge.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 28 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Concordato in Appello: i Limiti all’Impugnazione secondo la Cassazione

Il ricorso concordato in appello, noto anche come ‘patteggiamento in appello’, rappresenta uno strumento processuale finalizzato a definire il giudizio di secondo grado in modo più rapido. Tuttavia, l’accesso a questo rito comporta una significativa limitazione dei motivi per cui è possibile ricorrere in Cassazione. Con la recente ordinanza n. 24161 del 2024, la Suprema Corte ha ribadito i confini invalicabili di tale impugnazione, chiarendo perché una doglianza sulla motivazione della pena non possa trovare accoglimento.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso per cassazione presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Trieste, emessa a seguito di un accordo tra le parti ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. L’imputato, pur avendo acconsentito alla pena concordata, ha successivamente impugnato la decisione dinanzi alla Suprema Corte, lamentando un vizio specifico: la mancata motivazione da parte del giudice d’appello sul quantum della pena inflitta.

La Decisione della Corte: Inammissibilità del Ricorso Concordato in Appello

La Corte di Cassazione, decidendo con procedura semplificata de plano, ha dichiarato il ricorso totalmente inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato in giurisprudenza, che circoscrive in modo netto le ragioni per cui una sentenza di ‘concordato in appello’ può essere contestata.

Le Motivazioni della Cassazione

I giudici di legittimità hanno articolato la loro motivazione richiamando precedenti giurisprudenziali conformi e delineando con precisione il perimetro dell’istituto.

I Limiti all’Impugnazione della Sentenza di Patteggiamento in Appello

La Corte ha ricordato che il ricorso in Cassazione avverso una sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. è ammissibile solo ed esclusivamente per motivi che attengono a:

1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere al concordato.
2. Mancanza del consenso del pubblico ministero sulla richiesta.
3. Contenuto difforme della pronuncia del giudice rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.

Al di fuori di queste ipotesi, ogni altra doglianza è preclusa. In particolare, sono considerate inammissibili le censure relative a motivi ai quali la parte ha implicitamente rinunciato con l’accordo, alla mancata valutazione delle condizioni di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.) e, soprattutto, ai vizi relativi alla determinazione della pena.

Il Principio di Diritto sulla Determinazione della Pena

Il punto centrale della decisione riguarda proprio la questione della pena. La Cassazione ha specificato che le critiche sulla sua determinazione non possono costituire un valido motivo di ricorso, a meno che non si traduca in una vera e propria illegalità della sanzione. Ciò si verifica solo quando la pena inflitta è al di fuori dei limiti edittali previsti dalla legge per quel reato, oppure è di una specie diversa da quella prescritta.

Nel caso di specie, il ricorrente non lamentava un’illegalità della pena, ma semplicemente una carenza di motivazione sulla sua quantificazione. Tale motivo, secondo la Corte, rientra tra quelli a cui la parte rinuncia aderendo all’accordo, il cui fulcro è proprio la definizione consensuale della sanzione.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame conferma la natura ‘tombale’ del concordato in appello rispetto alla maggior parte delle questioni processuali e di merito. La scelta di accedere a questo rito premiale implica una rinuncia consapevole alla possibilità di contestare la valutazione del giudice sulla congruità della pena. Per la difesa, è fondamentale comprendere che, una volta raggiunto l’accordo, l’unica via per un’eventuale impugnazione in Cassazione è dimostrare un vizio genetico dell’accordo stesso o un’evidente illegalità della pena applicata. Qualsiasi critica sulla sufficienza della motivazione relativa alla quantificazione della sanzione è destinata a essere dichiarata inammissibile, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È sempre possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’?
No. Il ricorso è ammissibile solo per motivi specifici: vizi nella formazione della volontà di aderire all’accordo, mancanza del consenso del Pubblico Ministero o una decisione del giudice non conforme all’accordo stesso.

Posso contestare la quantità della pena (il quantum) decisa in un concordato in appello per mancanza di motivazione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la doglianza relativa alla mancata motivazione sul quantum della pena è inammissibile, poiché l’accordo tra le parti copre anche questo aspetto. La pena può essere contestata solo se è ‘illegale’, cioè se è al di fuori dei limiti previsti dalla legge o di tipo diverso da quello prescritto.

Cosa succede se il ricorso contro una sentenza di concordato viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come stabilito nel dispositivo della sentenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati