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Ricorso concordato appello: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato contro una sentenza di patteggiamento in appello. La decisione si basa sul principio che, accettando il ‘ricorso concordato appello’ ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., l’imputato rinuncia a tutti i motivi di appello non relativi alla misura della pena, precludendo un successivo ricorso per Cassazione su questioni come la qualificazione giuridica del fatto. L’impugnazione è stata quindi respinta con condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso concordato appello: i limiti all’impugnazione in Cassazione

L’istituto del ricorso concordato appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, ma la sua adozione comporta conseguenze significative sulla possibilità di impugnare ulteriormente la decisione. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce i confini di tale impugnazione, stabilendo quando il ricorso diventa inammissibile.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di Appello che, accogliendo una richiesta concorde delle parti, ha applicato a un imputato una pena di due anni e dieci mesi di reclusione e 3.500,00 euro di multa. Questa pena era il risultato di un accordo, il cosiddetto “concordato in appello”, che aveva anche comportato una riqualificazione del reato originariamente contestato in una fattispecie di minore gravità (ex art. 73, comma 5, d.P.R. 309/1990).

Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato ha deciso di presentare ricorso per Cassazione. La doglianza principale riguardava un vizio procedurale: a suo dire, la Corte di Appello avrebbe irrogato la pena concordata senza fornire alcuna motivazione sulla diversa qualificazione giuridica del fatto, violando così gli articoli 599-bis e 602 del codice di procedura penale.

Le Motivazioni: L’Inammissibilità del Ricorso concordato appello

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su un principio consolidato in giurisprudenza. I giudici hanno sottolineato che l’adesione al ricorso concordato appello implica una rinuncia a tutti i motivi di impugnazione, ad eccezione di quelli che riguardano specificamente la misura della pena. Questo atto di rinuncia è consustanziale all’accordo stesso.

Di conseguenza, un successivo ricorso per Cassazione è ammissibile solo per vizi specifici e tassativi. Questi includono:
1. Vizi della volontà: se il consenso dell’imputato all’accordo non è stato espresso liberamente.
2. Mancato consenso del PM: se l’accordo non ha ricevuto il consenso del pubblico ministero.
3. Contenuto difforme: se la sentenza del giudice si discosta da quanto concordato tra le parti.
4. Pena illegale: se la pena applicata è contraria alla legge (ad esempio, perché inferiore ai minimi edittali o di specie diversa da quella prevista).

Il motivo sollevato dall’imputato – la presunta assenza di motivazione sulla riqualificazione del reato – non rientra in nessuna di queste categorie. La scelta di accedere al concordato preclude la possibilità di contestare aspetti che, implicitamente, sono stati superati dall’accordo stesso, come la qualificazione giuridica del fatto che è presupposto per la determinazione della pena concordata. La Suprema Corte ha pertanto applicato una procedura semplificata per dichiarare l’inammissibilità del ricorso, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa pronuncia ribadisce la natura strategica e definitiva dell’accordo sulla pena in appello. Le parti che scelgono questa via devono essere consapevoli che stanno, di fatto, chiudendo la porta a quasi ogni ulteriore possibilità di impugnazione. La convenienza di ottenere una pena certa e potenzialmente più mite si paga con la rinuncia a far valere altre doglianze, anche se astrattamente fondate. La decisione della Cassazione serve come monito: il ricorso concordato appello è un atto tombale sul merito della vicenda processuale, e le uniche crepe che possono incrinarlo riguardano la legalità formale e sostanziale dell’accordo stesso, non le valutazioni di merito che lo precedono.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di ‘concordato in appello’?
Sì, ma solo per motivi molto specifici. L’impugnazione è ammissibile solo se riguarda vizi della volontà della parte nell’accedere all’accordo, il consenso del pubblico ministero, un contenuto della sentenza difforme dall’accordo o l’applicazione di una pena illegale.

Perché il motivo relativo alla mancata motivazione sulla riqualificazione del reato è stato dichiarato inammissibile?
Perché l’adesione al concordato in appello comporta la rinuncia a tutti i motivi di impugnazione che non riguardano la misura della pena. La contestazione sulla qualificazione giuridica del fatto è considerata un motivo rinunciato, in quanto l’accordo sulla pena si fonda proprio su quella qualificazione.

Quali sono le conseguenze della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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