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Ricorso concordato appello: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso contro una sentenza emessa a seguito di accordo sulla pena in appello. La Corte ha stabilito che un ricorso concordato appello è possibile solo per motivi tassativi, come vizi del consenso o difformità della sentenza rispetto all’accordo. Le censure sulla motivazione della pena sono considerate rinunciate e quindi non possono essere fatte valere in Cassazione.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Concordato in Appello: La Cassazione Traccia i Confini dell’Impugnazione

Il concordato in appello, introdotto dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento per definire il processo nel secondo grado di giudizio attraverso un accordo sulla pena tra le parti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un’importante precisazione sui limiti di impugnabilità di una sentenza emessa a seguito di tale accordo. Comprendere quando e perché un ricorso concordato appello possa essere presentato è fondamentale per gli operatori del diritto. Questo articolo analizza la decisione della Suprema Corte, chiarendo i confini di questo istituto.

I Fatti del Caso: La Riforma della Pena in Appello

Nel caso di specie, la Corte di appello di Genova, in parziale riforma della decisione di primo grado, aveva accolto la richiesta di concordato formulata dalle parti. Di conseguenza, la pena inflitta a un imputato per il reato di rapina era stata rideterminata in quattro anni e quattro mesi di reclusione, oltre a una multa di 950 euro. Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato, tramite il suo difensore, ha deciso di proporre ricorso per cassazione, lamentando una presunta mancanza o manifesta illogicità della motivazione in merito alla conferma della pena stabilita.

La Decisione della Corte di Cassazione sul ricorso concordato appello

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La Corte ha stabilito che l’impugnazione era stata proposta per un motivo non consentito dalla legge. Questa decisione si allinea a un orientamento giurisprudenziale consolidato, che limita drasticamente le possibilità di contestare in sede di legittimità una sentenza frutto di un accordo tra le parti. A seguito della dichiarazione di inammissibilità, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché il ricorso concordato appello è stato respinto

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione restrittiva dei motivi di ricorso avverso le sentenze ex art. 599-bis c.p.p. La Corte ha ribadito un principio già sancito dalle Sezioni Unite: il ricorso concordato appello è ammissibile solo in circostanze ben definite. Queste includono:

1. Vizi nella formazione della volontà: Qualora il consenso di una delle parti all’accordo sia stato viziato.
2. Mancanza del consenso del pubblico ministero: Se l’accordo è stato raggiunto senza il necessario consenso dell’accusa.
3. Contenuto difforme della pronuncia: Quando la sentenza del giudice si discosta da quanto concordato tra le parti.
4. Omessa dichiarazione di estinzione del reato: Se il giudice non ha dichiarato l’estinzione del reato per prescrizione maturata prima della sentenza.

Al di fuori di questi casi, ogni altra doglianza è considerata inammissibile. Nello specifico, le critiche relative alla determinazione della pena, alla sua congruità o alla motivazione sul punto, si considerano rinunciate nel momento in cui le parti accedono al concordato. L’accordo stesso implica un’accettazione della pena pattuita, precludendo una successiva contestazione, a meno che la sanzione non sia palesemente illegale, ad esempio perché fuori dai limiti edittali previsti dalla legge per quel reato.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

L’ordinanza in esame consolida un orientamento fondamentale per la prassi processuale. La scelta di accedere al concordato in appello è una decisione strategica che comporta la rinuncia a far valere determinate censure nel successivo grado di giudizio. Gli avvocati e i loro assistiti devono essere pienamente consapevoli che l’accordo sulla pena cristallizza la sanzione, rendendola quasi inattaccabile in Cassazione. La possibilità di un ricorso concordato appello è un’eccezione, non la regola, limitata a vizi procedurali gravi e specifici. Questa pronuncia serve quindi come un monito: il concordato è un patto che, una volta siglato e ratificato dal giudice, chiude la discussione sulla quantificazione della pena.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza emessa dopo un “concordato in appello”?
No, non è sempre possibile. Il ricorso è ammesso solo per motivi specifici e tassativi, come vizi nella formazione della volontà delle parti di accedere all’accordo, dissenso del pubblico ministero, una pronuncia del giudice non conforme a quanto pattuito, o l’omessa dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione.

Se si accetta un concordato in appello, si può poi contestare la congruità della pena in Cassazione?
No. Secondo l’ordinanza, le contestazioni relative alla determinazione della pena o alla sua motivazione sono considerate motivi a cui si è rinunciato con l’accordo stesso. L’impugnazione su questi punti è inammissibile, a meno che la sanzione inflitta non sia illegale (ad esempio, al di fuori dei limiti previsti dalla legge).

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di concordato in appello viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e, se si ravvisa una sua colpa nella proposizione del ricorso, anche al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come avvenuto nel caso di specie.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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