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Ricorso concordato appello: quando è inammissibile

Un soggetto, condannato a seguito di un patteggiamento in appello (noto come ricorso concordato appello) per un reato minore, ha presentato ricorso in Cassazione contestando la valutazione delle prove. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo che i motivi di impugnazione contro questo tipo di accordo sono limitati a specifici vizi procedurali, escludendo qualsiasi riesame del merito della colpevolezza, e ha condannato il ricorrente al pagamento di spese e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso concordato appello: i limiti dell’impugnazione in Cassazione

Il ricorso concordato appello, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo con cui imputato e pubblico ministero possono accordarsi sulla pena da applicare in secondo grado. Tuttavia, una volta raggiunto tale accordo e ottenuta la sentenza, le possibilità di impugnarla ulteriormente sono estremamente limitate. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione chiarisce in modo netto i confini di questa impugnazione, dichiarando inammissibile un ricorso basato su motivi di merito.

I Fatti del Caso

Nel caso in esame, un individuo era stato condannato per un reato previsto dall’art. 73, comma 5, del d.P.R. 309/1990 (reati in materia di stupefacenti di lieve entità) a otto mesi di reclusione e 1333,00 euro di multa. Questa condanna era il risultato di un ‘patteggiamento in appello’.
Nonostante l’accordo raggiunto, l’imputato ha presentato ricorso per cassazione, sollevando due questioni:
1. La manifesta illogicità della motivazione della sentenza riguardo alla certezza della prova, che a suo dire avrebbe dovuto portare a un’assoluzione.
2. La mancata applicazione dell’assoluzione per particolare tenuità del fatto, ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale.

La Decisione della Corte di Cassazione sul Ricorso concordato appello

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neanche entrare nel merito delle questioni sollevate. Di conseguenza, ha condannato il ricorrente non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda su una regola procedurale molto precisa che governa l’impugnazione delle sentenze emesse a seguito di un ricorso concordato appello.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso è Stato Respinto

La Corte ha spiegato che le uniche doglianze ammissibili contro una sentenza frutto di un concordato in appello sono tassativamente elencate e non includono critiche sulla valutazione delle prove o sul merito della colpevolezza. I soli motivi validi per impugnare sono:

* Vizi della volontà: Se il consenso dell’imputato all’accordo non è stato espresso liberamente e consapevolmente.
* Mancato consenso del pubblico ministero: Se l’accordo è stato ratificato senza il necessario assenso della pubblica accusa.
* Contenuto difforme: Se la sentenza finale si discosta da quanto pattuito nell’accordo.
* Applicazione di una pena illegale: Se la pena concordata e applicata è contraria alla legge.

I motivi presentati dal ricorrente – illogicità della motivazione e mancata assoluzione – sono critiche di merito che mettono in discussione la colpevolezza stessa. Tali questioni, tuttavia, vengono superate proprio dall’accordo tra le parti. Accettando il concordato, l’imputato di fatto rinuncia a contestare il merito dell’accusa in cambio di una pena certa e ridotta. Pertanto, il suo ricorso è stato ritenuto privo dei requisiti di legge per essere esaminato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza rafforza un principio fondamentale: il patteggiamento in appello è un accordo che cristallizza la situazione processuale sul merito. Chi sceglie questa strada deve essere consapevole che le possibilità di un’ulteriore impugnazione sono quasi nulle, salvo la presenza di gravi vizi procedurali. Presentare un ricorso basato su motivi non consentiti si traduce non solo in un’inevitabile dichiarazione di inammissibilità, ma anche in una condanna economica significativa. La decisione serve da monito: prima di accettare un concordato, è essenziale una valutazione approfondita con il proprio difensore dei pro e dei contro, poiché la strada per rimettere in discussione la colpevolezza sarà, di fatto, preclusa.

È possibile impugnare una sentenza di ‘patteggiamento in appello’ per motivi che riguardano la valutazione delle prove o la colpevolezza?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il ricorso è inammissibile se si basa su tali motivi, poiché l’accordo sul rito preclude il riesame del merito.

Quali sono gli unici motivi validi per ricorrere in Cassazione contro una sentenza emessa a seguito di concordato in appello?
I soli motivi ammessi riguardano eventuali vizi della volontà della parte nell’accedere all’accordo, il mancato consenso del pubblico ministero, un contenuto della sentenza difforme rispetto all’accordo o l’applicazione di una pena illegale.

Cosa comporta la presentazione di un ricorso inammissibile contro una sentenza di concordato in appello?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro, equitativamente fissata dal giudice, in favore della Cassa delle ammende (nel caso specifico, 3.000,00 euro).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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