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Ricorso Cassazione Sequestro Preventivo: i Limiti

Un soggetto ricorre in Cassazione contro un’ordinanza di sequestro preventivo, lamentando un vizio di motivazione. La Suprema Corte dichiara il ricorso inammissibile, chiarendo che in materia di misure cautelari reali, il ricorso cassazione sequestro preventivo è ammesso solo per violazione di legge, che include la motivazione inesistente o meramente apparente, ma non la sua insufficienza o erroneità. La Corte ha ritenuto che il Tribunale del riesame avesse fornito una motivazione, seppur contestata dal ricorrente, rendendo l’impugnazione inammissibile.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Cassazione Sequestro Preventivo: Quando la Motivazione è Apparente?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 38889 del 2024, torna a pronunciarsi sui limiti del ricorso cassazione sequestro preventivo, ribadendo un principio fondamentale: l’impugnazione davanti alla Suprema Corte per le misure cautelari reali è consentita solo per ‘violazione di legge’, un concetto che include la motivazione inesistente o meramente apparente, ma non la sua semplice insufficienza o erroneità. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Il Sequestro e il Riesame

Il caso nasce dal ricorso di un soggetto avverso un’ordinanza del Tribunale del riesame che confermava un provvedimento di sequestro preventivo disposto dal GIP. Il sequestro riguardava somme di denaro presenti su un conto corrente.

Il ricorrente, attraverso il suo difensore, lamentava principalmente due vizi:
1. Mancanza di motivazione sul fumus commissi delicti: Sosteneva che il Tribunale non avesse adeguatamente considerato la documentazione difensiva, che avrebbe dimostrato l’uso lecito ed esclusivo del conto corrente per stipendio, emolumenti previdenziali e un finanziamento. Contestava inoltre la valutazione di alcune operazioni commerciali e finanziarie ritenute sospette.
2. Mancanza di motivazione sul periculum in mora: Il ricorrente deduceva l’assenza di una valida argomentazione sul pericolo concreto che le somme potessero essere disperse.

L’Analisi della Corte: I Limiti del Ricorso Cassazione Sequestro Preventivo

La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, cogliendo l’occasione per delineare con precisione i confini del proprio sindacato in materia di misure cautelari reali, come previsto dall’art. 325 del codice di procedura penale.

Il principio cardine è che il ricorso è ammesso solo per violazione di legge. Questo vizio si configura non solo quando il giudice applica o interpreta erroneamente una norma, ma anche quando la motivazione del provvedimento è del tutto assente o meramente apparente. Una motivazione ‘apparente’ è quella che, pur esistendo formalmente, è talmente illogica, contraddittoria o priva di un reale contenuto argomentativo da non consentire di comprendere l’iter logico seguito dal giudice per arrivare alla sua decisione.

Al contrario, non rientra nella nozione di ‘violazione di legge’ una motivazione che sia semplicemente insufficiente, non condivisibile o che si basi su una valutazione dei fatti e delle prove diversa da quella auspicata dalla parte. Tentare di far valere tali censure in Cassazione equivale a chiedere un inammissibile riesame del merito, trasformando la Corte in un terzo grado di giudizio.

La Motivazione sul Fumus Commissi Delicti

Nel caso specifico, la Suprema Corte ha osservato che il Tribunale del riesame aveva, di fatto, fornito una motivazione. Sebbene il ricorrente la definisse ‘erronea’, essa esisteva ed era tutt’altro che apparente. Il Tribunale aveva infatti indicato una serie di elementi a sostegno del fumus, tra cui:
* La delega a operare sul conto concessa a un’altra persona coinvolta nelle indagini.
* La partecipazione societaria del titolare del conto in una delle aziende implicate.
* Le conversazioni intercettate e i movimenti bancari che collegavano il conto a un presunto sistema illecito.
* Una specifica rimessa di denaro per finanziare operazioni incompatibili con l’oggetto sociale di una società.

La Corte di Cassazione, quindi, non entra nel merito della correttezza di tali valutazioni, ma si limita a constatare che una motivazione esiste e non è meramente apparente. Di conseguenza, il motivo di ricorso che la ‘attacca’ è inammissibile.

La Motivazione sul Periculum in Mora

Analoghe considerazioni vengono svolte per il secondo motivo di ricorso. Il Tribunale del riesame aveva motivato il pericolo di dispersione richiamando i principi espressi dalle Sezioni Unite della Cassazione (sent. ‘Ellade’ del 2021). Aveva sottolineato come il pericolo fosse concreto sia per la natura stessa del denaro, bene fungibile e facilmente occultabile, sia perché non era stata ancora sequestrata l’intera somma corrispondente al profitto del reato. Anche in questo caso, la motivazione, pur potendo essere non condivisa, è ritenuta sussistente e non meramente apparente, rendendo il motivo di ricorso inammissibile.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Suprema Corte si fonda sulla rigida interpretazione dei poteri ad essa conferiti dalla legge in sede di controllo sulle misure cautelari reali. La Corte ribadisce che il suo ruolo non è quello di rivalutare le prove o sostituire la propria analisi a quella del giudice del riesame, ma unicamente di verificare che quest’ultimo abbia rispettato la legge e abbia fornito una motivazione che espliciti il percorso logico-giuridico della sua decisione. Nel caso di specie, il ricorrente non ha denunciato un’assenza di motivazione, ma ha contestato il contenuto e la valutazione delle prove, avanzando censure che, in realtà, miravano a una riconsiderazione del merito della vicenda. Poiché il Tribunale aveva fornito argomentazioni logiche sia sul fumus commissi delicti sia sul periculum in mora, il ricorso è stato correttamente dichiarato inammissibile.

Conclusioni

Questa sentenza offre un’importante lezione pratica: chi intende presentare un ricorso cassazione sequestro preventivo deve concentrarsi non sulla presunta ‘ingiustizia’ o ‘erroneità’ della valutazione del giudice del riesame, ma sulla dimostrazione di una vera e propria ‘violazione di legge’. Ciò significa individuare un’errata applicazione di norme giuridiche o, più frequentemente, evidenziare come la motivazione sia totalmente assente o talmente viziata da essere considerata solo un guscio vuoto. Qualsiasi tentativo di discutere nuovamente i fatti o le prove si scontrerà, come in questo caso, con una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna alle spese e al pagamento di una sanzione pecuniaria.

È possibile impugnare in Cassazione un’ordinanza di sequestro preventivo lamentando che la motivazione del giudice è insufficiente?
No. Secondo la costante giurisprudenza richiamata nella sentenza, il ricorso per cassazione in materia di misure cautelari reali è ammesso solo per violazione di legge. Una motivazione insufficiente o erronea non costituisce violazione di legge, a differenza di una motivazione totalmente assente o meramente apparente.

Cosa intende la Cassazione per ‘violazione di legge’ in materia di misure cautelari reali?
Per ‘violazione di legge’ si intende non solo l’errata applicazione o interpretazione di una norma di diritto, ma anche la presenza di una motivazione che sia inesistente o solo ‘apparente’. Una motivazione è apparente quando è talmente generica, illogica o contraddittoria da non rendere comprensibile il ragionamento seguito dal giudice.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso specifico?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure del ricorrente non denunciavano una reale violazione di legge, ma criticavano nel merito la valutazione delle prove fatta dal Tribunale del riesame. La Corte di Cassazione ha riscontrato che il Tribunale aveva fornito una motivazione logica e concreta sia per il ‘fumus commissi delicti’ sia per il ‘periculum in mora’, rendendo le doglianze del ricorrente un tentativo inammissibile di ottenere un nuovo giudizio sui fatti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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