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Ricorso cassazione sequestro preventivo: i limiti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31819/2024, dichiara inammissibile un ricorso per cassazione sequestro preventivo presentato da un Pubblico Ministero. Il ricorso contestava la valutazione dei fatti (come la titolarità dei terreni) da parte del Tribunale del Riesame, che aveva annullato un sequestro per reati ambientali e paesaggistici. La Corte ribadisce che il ricorso in sede di legittimità è ammesso solo per violazione di legge e non per ottenere un nuovo esame del merito della vicenda.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione e Sequestro Preventivo: i Limiti del Giudizio di Legittimità

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 31819 del 10 luglio 2024, torna a pronunciarsi sui confini del giudizio di legittimità in materia di misure cautelari reali. Il caso in esame offre un chiaro esempio di quando un ricorso per cassazione sequestro preventivo non può essere accolto, ribadendo un principio fondamentale del nostro sistema processuale: la Cassazione è giudice della legge, non dei fatti. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un decreto di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Ivrea nei confronti di un privato cittadino, indagato per una serie di reati tra cui la distruzione o il deterioramento di bellezze naturali (art. 734 c.p.) e altre violazioni in materia di beni culturali e del paesaggio.

Successivamente, il Tribunale del riesame di Torino, accogliendo l’istanza della difesa, annullava il provvedimento di sequestro. Contro questa decisione, il Pubblico Ministero presso il Tribunale di Torino proponeva ricorso per cassazione, lamentando l’erronea applicazione della legge penale da parte del Tribunale del riesame.

I Motivi del Ricorso del Pubblico Ministero

Il Pubblico Ministero basava il proprio ricorso su due argomentazioni principali:

1. Errata indicazione dei mappali: Secondo la Procura, il Tribunale del riesame aveva sottovalutato l’errata indicazione dei mappali catastali nella comunicazione presentata dall’indagato per il taglio del bosco. Questa non sarebbe stata una mera formalità, ma un vizio sostanziale che inficiava la procedura amministrativa semplificata.
2. Mancanza di disponibilità dei terreni: La Procura evidenziava come l’indagato non avesse alcun titolo di proprietà o disponibilità sui terreni oggetto del taglio. Di conseguenza, non avrebbe mai potuto ottenere alcuna autorizzazione. Il Tribunale del riesame aveva invece considerato non decisiva tale circostanza, anche in virtù di un presunto rapporto di fratellanza con il soggetto che aveva in affitto i terreni (peraltro, senza facoltà di subaffitto).

La Decisione della Cassazione: Limiti al Ricorso per Cassazione Sequestro Preventivo

La Terza Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del Pubblico Ministero inammissibile. La Corte ha colto l’occasione per ribadire in modo netto i limiti entro cui è possibile impugnare in sede di legittimità le ordinanze emesse in materia di sequestro preventivo.

L’art. 325 del codice di procedura penale stabilisce che il ricorso è ammesso solo per violazione di legge. La giurisprudenza costante, richiamata nella sentenza, chiarisce che in questa nozione rientrano non solo gli errori nell’interpretazione e applicazione delle norme, ma anche i vizi di motivazione talmente gravi da renderla inesistente, illogica o contraddittoria.

Tuttavia, non è consentito utilizzare il ricorso per cassazione per contestare la ricostruzione dei fatti o la valutazione delle prove operata dal giudice del riesame. Questo tipo di contestazione appartiene al merito della vicenda, il cui esame è precluso alla Corte di Cassazione.

Le Motivazioni

Nel motivare la propria decisione, la Suprema Corte ha qualificato le censure del Pubblico Ministero come argomenti di puro merito. Le questioni relative alla correttezza della comunicazione amministrativa, alla completezza delle indicazioni e alla titolarità dei terreni da parte dell’indagato non costituiscono violazioni di legge, bensì contestazioni sull’apparato argomentativo e sulla valutazione fattuale del Tribunale del riesame.

In altre parole, il PM non ha lamentato un errore di diritto (ad esempio, l’applicazione di una norma sbagliata), ma ha criticato il modo in cui il Tribunale ha interpretato gli elementi di fatto a sua disposizione. Secondo la Cassazione, chiedere di rivalutare se la comunicazione fosse sufficiente o se l’indagato avesse titolo per disporre dei terreni significa chiedere alla Corte un nuovo giudizio sui fatti, compito che non le spetta.

Le Conclusioni

La sentenza in commento consolida un principio cardine della procedura penale: il ricorso per cassazione sequestro preventivo deve concentrarsi esclusivamente su questioni di diritto. È inammissibile un ricorso che, pur formalmente lamentando una violazione di legge, mira in realtà a ottenere una diversa e più favorevole valutazione del materiale probatorio. Questa pronuncia serve da monito per le parti processuali, che devono articolare i propri motivi di ricorso nel rispetto dei rigorosi limiti imposti dall’art. 325 c.p.p., evitando di trasformare il giudizio di legittimità in un terzo grado di merito.

È possibile impugnare in Cassazione un’ordinanza sul sequestro preventivo contestando la valutazione dei fatti del Tribunale del Riesame?
No, la sentenza chiarisce che il ricorso per cassazione avverso le ordinanze in materia di sequestro preventivo è ammesso solo per violazione di legge e non per contestare la ricostruzione dei fatti o la valutazione degli elementi di prova operata dal giudice del riesame.

Quali sono i motivi per cui un ricorso per cassazione contro un sequestro preventivo può essere ammesso?
Il ricorso è ammesso esclusivamente per “violazione di legge”, nozione che, secondo la Corte, include sia gli errori nell’applicazione delle norme giuridiche (“errores in iudicando” o “in procedendo”), sia i vizi della motivazione così radicali da renderla mancante, illogica o non idonea a far comprendere l’iter logico seguito dal giudice.

Nel caso specifico, perché il ricorso del Pubblico Ministero è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile perché le censure sollevate – relative alla scorrettezza di una comunicazione amministrativa e alla mancanza di titolarità dei terreni da parte dell’indagato – sono state considerate dalla Corte come contestazioni di merito. Il PM, di fatto, non ha denunciato un errore di diritto, ma ha criticato la valutazione dei fatti compiuta dal Tribunale del riesame, eccedendo i limiti del giudizio di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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