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Ricorso cassazione personale: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per cassazione personale avverso una condanna per ricettazione. La decisione si fonda sul principio, sancito dal codice di procedura penale, secondo cui l’impugnazione deve essere sottoscritta, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto all’albo speciale. La semplice autenticazione della firma dell’imputato da parte del legale non è sufficiente a sanare il vizio procedurale, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese e di un’ammenda.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Personale: La Firma dell’Avvocato è Indispensabile

Nel complesso mondo della procedura penale, le regole formali non sono semplici tecnicismi, ma garanzie fondamentali per il corretto svolgimento del processo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: il ricorso per cassazione personale, ovvero presentato direttamente dall’imputato, è inammissibile. La legge richiede, senza eccezioni, la sottoscrizione di un difensore abilitato, e la semplice autenticazione della firma non è sufficiente. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso

Una persona era stata condannata per due reati di ricettazione. In appello, le parti avevano raggiunto un accordo sulla pena (il cosiddetto ‘patteggiamento in appello’ previsto dall’art. 599-bis c.p.p.), che era stata rideterminata in un anno e otto mesi di reclusione e 800 euro di multa. Nonostante l’accordo, l’imputata decideva di presentare ricorso alla Corte di Cassazione, chiedendo l’annullamento della sentenza per violazione di legge e vizi di motivazione.

Il Vizio Procedurale: Un Ricorso per Cassazione Personale

Il punto centrale della questione non riguarda il merito delle accuse, ma una precisa regola procedurale. Il ricorso, infatti, era stato firmato personalmente dall’imputata. In calce al documento, il suo difensore si era limitato ad attestare l’autenticità della firma della sua assistita. Mancava, però, un elemento fondamentale: una dichiarazione con cui il legale facesse propri i motivi del ricorso, assumendosene la paternità giuridica. Questo dettaglio si è rivelato fatale per le sorti dell’impugnazione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile con una motivazione netta e basata su norme inderogabili. La decisione si fonda sull’articolo 613 del codice di procedura penale, come modificato dalla ‘Riforma Orlando’ (legge n. 103/2017). Tale norma ha escluso categoricamente la facoltà della parte di presentare personalmente ricorso per cassazione.

Il legislatore ha stabilito che l’atto debba essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione. Questo requisito non è un mero formalismo, ma mira a garantire un’elevata qualità tecnica delle impugnazioni presentate al giudice di legittimità, che ha il compito di assicurare l’uniforme interpretazione della legge.

Le Sezioni Unite della Cassazione (sentenza n. 8914/2017) hanno confermato in modo inequivocabile questo principio, specificando che ‘il ricorso per cassazione avverso qualsiasi tipo di provvedimento non può essere personalmente proposto dalla parte’.

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che la semplice autenticazione della firma da parte del difensore non equivale a una sottoscrizione dell’atto. Affinché il ricorso potesse essere considerato ammissibile, il difensore avrebbe dovuto inserire una clausola specifica per manifestare la volontà di fare propri i motivi di impugnazione redatti dalla sua assistita. In assenza di tale ‘appropriazione’ dei motivi, l’atto rimane giuridicamente un ricorso per cassazione personale, e come tale, inammissibile.

Le Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Questa pronuncia comporta due conseguenze dirette per la ricorrente: in primo luogo, la sentenza di condanna della Corte d’Appello diventa definitiva. In secondo luogo, ai sensi dell’articolo 616 del codice di procedura penale, la ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro in favore della cassa delle ammende, a causa della colpa ravvisata nella determinazione della causa di inammissibilità.

Questa ordinanza è un monito importante sull’importanza del rispetto delle norme procedurali. Il ricorso in Cassazione è un rimedio straordinario che richiede il patrocinio obbligatorio di un avvocato specializzato, il quale non si limita a un ruolo di ‘notaio’ della volontà del cliente, ma deve assumersi la piena responsabilità tecnica e giuridica dell’impugnazione.

Un imputato può firmare e presentare personalmente un ricorso alla Corte di Cassazione?
No. L’articolo 613 del codice di procedura penale, come interpretato dalle Sezioni Unite, esclude la facoltà per la parte di presentare personalmente il ricorso. Esso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto all’albo speciale della Corte di Cassazione, pena l’inammissibilità.

L’autenticazione della firma dell’imputato da parte del difensore rende valido il ricorso?
No. La semplice attestazione dell’autenticità della firma del ricorrente non è sufficiente. Per rendere ammissibile il ricorso, il difensore deve esplicitamente fare propri i motivi di impugnazione, assumendosene la paternità giuridica, ad esempio tramite una clausola specifica nell’atto.

Quali sono le conseguenze se un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
In base all’articolo 616 del codice di procedura penale, la parte che ha proposto il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese del procedimento e, se si ravvisano profili di colpa, anche al versamento di una somma in favore della cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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