Ricorso Cassazione Personale: Quando l’Autodifesa Costa Cara
Presentare un ricorso alla Suprema Corte di Cassazione è un passo delicato che richiede competenza e il rispetto di rigide regole procedurali. Una recente ordinanza ci ricorda una di queste regole fondamentali: il ricorso Cassazione personale, ovvero presentato direttamente dall’imputato, non è ammesso. Vediamo perché questa scelta, apparentemente un esercizio di autodifesa, si è tradotta in una dichiarazione di inammissibilità e in costi aggiuntivi per il ricorrente.
I Fatti del Caso: Dalla Condanna per Evasione al Ricorso
La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per il reato di evasione. L’imputato, dopo la conferma della pena di cinque mesi e dieci giorni di reclusione da parte della Corte d’Appello di Napoli, decideva di tentare l’ultima via possibile: il ricorso alla Corte di Cassazione. L’obiettivo era ottenere un annullamento della condanna, lamentando vizi nella motivazione della sentenza di secondo grado. Tuttavia, nel compiere questo passo, l’imputato commetteva un errore procedurale decisivo.
L’Errore Fatale: Il Ricorso Presentato Senza Avvocato
L’imputato, invece di affidarsi a un legale abilitato, decideva di redigere e sottoscrivere personalmente l’atto di ricorso. Questa scelta si è rivelata fatale per l’esito del suo tentativo di impugnazione. La Suprema Corte, infatti, non è nemmeno entrata nel merito delle questioni sollevate, fermandosi a un controllo preliminare di ammissibilità che ha avuto esito negativo.
Le Motivazioni della Cassazione: Perché il Ricorso Cassazione Personale è Vietato
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile con una procedura semplificata (de plano), basando la sua decisione su una norma chiara e inderogabile del codice di procedura penale. L’articolo 613 c.p.p., soprattutto a seguito delle modifiche introdotte con la legge n. 103 del 2017, stabilisce in modo inequivocabile che l’atto di ricorso in Cassazione, così come le memorie e i motivi aggiuntivi, devono essere sottoscritti, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione.
Questa regola non è un mero formalismo. Essa garantisce che il giudizio di legittimità, incentrato su complesse questioni di diritto e non sui fatti, sia condotto da professionisti con una specifica preparazione tecnica. La sottoscrizione personale da parte dell’imputato, pertanto, costituisce un vizio insanabile che impedisce al giudice di esaminare le ragioni dell’impugnazione.
Le Conclusioni: Inammissibilità, Spese e Sanzione
Le conseguenze dell’errore procedurale sono state severe. L’ordinanza non solo ha chiuso definitivamente la porta a ogni possibilità di revisione della condanna, ma ha anche posto a carico del ricorrente oneri economici significativi. A seguito della dichiarazione di inammissibilità, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa vicenda sottolinea un principio cruciale: nel processo penale, e in particolare nei gradi più alti di giudizio, l’assistenza di un difensore specializzato non è un’opzione, ma un requisito essenziale imposto dalla legge per la validità stessa dell’azione legale.
È possibile per un imputato presentare personalmente un ricorso alla Corte di Cassazione?
No, la legge richiede tassativamente, a pena di inammissibilità, che l’atto di ricorso sia sottoscritto da un avvocato iscritto nell’apposito albo speciale della Corte di Cassazione.
Qual è la conseguenza principale se un ricorso in Cassazione è presentato senza un avvocato abilitato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta non solo l’impossibilità di far esaminare il caso nel merito, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.
Quale norma regola la necessità dell’avvocato per il ricorso in Cassazione?
L’articolo 613 del codice di procedura penale, come riformulato dalla legge n. 103 del 2017, stabilisce che l’atto di ricorso deve essere sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale, altrimenti è inammissibile.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 15174 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 15174 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 05/02/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME NOME a AVERSA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 05/05/2023 della CORTE APPELLO di NAPOLI
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udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
FATTO E DIRITTO
COGNOME NOME NOME NOME avverso la sentenza emessa dalla Corte di appello di Napoli che ha confermato la decisione del Tribunale di Napoli Nord con cui era stat condanNOME alla pena di mesi cinque e giorni dieci di reclusione in ordine al delitto di evasi
Il ricorso, con cui si censurano vizi di motivazione della decisione impugnata quanto a mancata assoluzione ex art. 129 cod. proc. pen., deve essere dichiarato inammissibile, con procedura de plano, perché proposto NOME dall’imputato.
Ai sensi che, ai sensi dell’art. 613 cod. proc. pen., come riformulato dalla legge n. del 2017, entrata in vigore il 3 agosto 2017, l’atto di ricorso, le memorie e i motiv devono essere sottoscritti, a pena di inammissibilità, da difensori iscritti nell’albo specia Corte di Cassazione; il ricorso proposto, sottoscritto NOME dall’imputato, è perta inammissibile ex art. 610, comma 5 -bis, primo periodo, cod. proc. pen..
All’inammissibilità del ricorso consegue la condanna del NOMEnte al pagamento dell spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che si stima equo determinare in euro tremila.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il NOMEnte al pagamento delle spes processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 05/02/2024