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Ricorso Cassazione personale: inammissibile dopo 2017

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso Cassazione personale contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza. La decisione si basa sulla legge n. 103/2017, che impone la firma di un avvocato specializzato per tali ricorsi, pena l’inammissibilità e la condanna alle spese e a una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Cassazione Personale: La Firma dell’Avvocato è Indispensabile

Con l’ordinanza in esame, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale, introdotto dalla cosiddetta Riforma Orlando (legge n. 103/2017): l’obbligo per l’imputato o il condannato di farsi assistere da un difensore specializzato per presentare un’impugnazione davanti alla Suprema Corte. Un ricorso Cassazione personale, ovvero presentato direttamente dall’interessato, è destinato a una declaratoria di inammissibilità, con conseguente condanna a spese e sanzioni.

I Fatti del Caso

Un soggetto condannato, dopo aver visto respinta la sua richiesta di esecuzione della pena presso il proprio domicilio sia dal Magistrato che dal Tribunale di Sorveglianza di Roma, decideva di agire in autonomia. Proponeva personalmente ricorso alla Corte di Cassazione, contestando la decisione del Tribunale che gli negava la detenzione domiciliare.

Il suo tentativo di far valere le proprie ragioni direttamente davanti alla massima istanza giurisdizionale si è però scontrato con una barriera procedurale invalicabile, introdotta per garantire la tecnicità e la specificità dei motivi di ricorso in Cassazione.

La Riforma del 2017 e il Divieto di Ricorso Cassazione Personale

Il punto centrale della decisione è l’applicazione della legge n. 103 del 2017. Questa normativa ha modificato in modo significativo le regole per l’accesso alla Corte di Cassazione, escludendo la facoltà per l’imputato o il condannato di presentare un ricorso Cassazione personale.

La legge ha modificato gli articoli 571 e 613 del codice di procedura penale, stabilendo che ogni ricorso per cassazione deve essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un difensore iscritto nell’apposito albo speciale. Questa modifica mira a elevare la qualità dei ricorsi, assicurando che siano fondati su questioni di diritto e redatti con la competenza tecnica necessaria, evitando di sovraccaricare la Corte con impugnazioni generiche o non pertinenti.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione, nel dichiarare l’inammissibilità, ha svolto un ragionamento lineare e ineccepibile. I giudici hanno constatato che sia il provvedimento impugnato sia il ricorso erano successivi al 3 agosto 2017, data di entrata in vigore della riforma. Di conseguenza, la nuova disciplina era pienamente applicabile al caso di specie.

Poiché il ricorso era stato proposto personalmente dal condannato e non da un avvocato cassazionista, mancava un requisito di ammissibilità essenziale. La Corte ha richiamato anche un precedente fondamentale delle Sezioni Unite (sentenza n. 8914 del 2017), che aveva già consolidato questa interpretazione, confermando che la norma si applica a tutti i ricorsi, inclusi quelli provenienti dal procedimento di sorveglianza.

Le Conclusioni: Conseguenze dell’Inammissibilità

La declaratoria di inammissibilità non è una mera formalità. Essa comporta conseguenze economiche rilevanti per il ricorrente. In base all’art. 610, comma 5-bis, cod. proc. pen., la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali.

Inoltre, non potendo escludere profili di colpa nella proposizione di un ricorso palesemente inammissibile, lo ha condannato anche al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa pronuncia serve da monito: tentare di adire la Cassazione senza l’assistenza tecnica obbligatoria non solo è inutile per ottenere una revisione del merito, ma è anche economicamente svantaggioso.

È possibile per un condannato presentare personalmente un ricorso alla Corte di Cassazione?
No, a seguito della legge n. 103 del 2017, il ricorso deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione, altrimenti sarà dichiarato inammissibile.

Quali sono le conseguenze se un ricorso viene dichiarato inammissibile perché presentato personalmente?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, qualora non si possano escludere profili di colpa, anche al versamento di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000 euro.

Questa regola si applica anche ai ricorsi contro le decisioni del Tribunale di Sorveglianza?
Sì, la Corte ha specificato che l’obbligo di firma da parte di un avvocato cassazionista si applica a tutti i ricorsi per cassazione in materia penale, inclusi quelli proposti dal condannato avverso le ordinanze del Tribunale di Sorveglianza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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