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Ricorso cassazione patteggiamento: limiti e motivi

Un imputato, condannato con patteggiamento per rapina e lesioni, propone appello lamentando un difetto di motivazione. La Corte di Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, ribadendo che il ricorso per cassazione patteggiamento è consentito solo per motivi tassativi, tra cui non rientra la generica doglianza sulla motivazione.

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Pubblicato il 26 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Cassazione Patteggiamento: Quando è Davvero Ammissibile?

Il patteggiamento, o applicazione della pena su richiesta delle parti, è un istituto fondamentale del nostro ordinamento processuale penale. Tuttavia, le vie per impugnare la sentenza che ne deriva sono strette e ben definite. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre l’occasione per chiarire i limiti del ricorso per cassazione patteggiamento, specificando perché una generica lamentela sulla motivazione non sia sufficiente per ottenere un riesame.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da una sentenza del Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Asti, che applicava, su richiesta delle parti, una pena di due anni e quattro mesi di reclusione e 500 euro di multa a un individuo imputato per i delitti di rapina e lesioni personali aggravate.

Contro questa decisione, l’imputato proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo che il giudice di primo grado avesse omesso una motivazione adeguata. Secondo la difesa, il GIP si era limitato a verificare la correttezza della qualificazione giuridica del fatto e la congruità della pena, senza argomentare a sufficienza sulle ragioni della sua decisione.

I Limiti del Ricorso per Cassazione Patteggiamento

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, richiamando un principio consolidato e rafforzato dalla normativa vigente. La chiave di volta è l’articolo 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce in modo tassativo i motivi per cui è possibile presentare ricorso contro una sentenza di patteggiamento. Essi includono:

* Vizi relativi all’espressione della volontà dell’imputato.
* Difetto di correlazione tra la richiesta e la sentenza.
* Erronea qualificazione giuridica del fatto.
* Illegalità della pena o della misura di sicurezza applicata.

Come si evince, una generica doglianza sulla “omessa motivazione” non rientra in questo elenco. Il controllo di legittimità può estendersi al vizio di motivazione solo se dal testo della sentenza impugnata emerge in modo evidente l’esistenza di una causa di non punibilità (prevista dall’art. 129 c.p.p.) che il giudice ha palesemente ignorato.

Le Motivazioni della Corte Suprema

Gli Ermellini hanno ribadito che la natura stessa del patteggiamento modella gli obblighi motivazionali del giudice. L’accordo tra accusa e difesa esonera la prima dall’onere della prova e comporta che la sentenza finale sia considerata sufficientemente motivata da pochi, ma essenziali, elementi.

Nello specifico, il giudice deve:

1. Fornire una succinta descrizione del fatto, desumibile dal capo d’imputazione.
2. Affermare la correttezza della qualificazione giuridica data al fatto.
3. Richiamare l’articolo 129 c.p.p., per attestare di aver verificato ed escluso la presenza di cause di proscioglimento immediato.
4. Controllare la congruità della pena patteggiata, nel rispetto dell’articolo 27 della Costituzione.

Il semplice richiamo all’art. 129 c.p.p. è ritenuto sufficiente a dimostrare che il giudice ha adempiuto al suo dovere di controllo, senza che siano necessarie ulteriori e più analitiche disamine. Nel caso di specie, la censura dell’imputato era generica e non indicava alcuna specifica causa di proscioglimento che il giudice avrebbe trascurato.

Conclusioni

Questa pronuncia conferma la linea rigorosa della giurisprudenza sui limiti dell’impugnazione delle sentenze di patteggiamento. Chi intende proporre un ricorso per cassazione patteggiamento deve basare le proprie argomentazioni esclusivamente sui motivi tassativamente elencati dall’art. 448, comma 2-bis, c.p.p. Tentare di contestare la sentenza per una presunta carenza di motivazione, senza evidenziare una palese violazione di legge o l’esistenza di una causa di non punibilità ignorata, è una strada destinata all’insuccesso e alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di patteggiamento?
No. L’art. 448, comma 2-bis, del codice di procedura penale elenca in modo tassativo i motivi per cui è possibile ricorrere, come l’erronea qualificazione giuridica del fatto o l’illegalità della pena. Non è un’impugnazione aperta a qualsiasi tipo di critica.

Una motivazione sintetica rende nulla la sentenza di patteggiamento?
No. La giurisprudenza ritiene che, data la natura di accordo del patteggiamento, una motivazione succinta sia sufficiente, purché il giudice attesti di aver verificato l’assenza di cause di proscioglimento (richiamando l’art. 129 c.p.p.), la correttezza della qualificazione giuridica e la congruità della pena.

Cosa significa che il ricorso è “inammissibile”?
Significa che il ricorso non può essere esaminato nel merito dalla Corte perché non rispetta i requisiti formali o sostanziali previsti dalla legge. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva e l’appellante viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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