Ricorso Cassazione: Analisi di un’Ordinanza contro un Provvedimento di Sorveglianza
Il ricorso in Cassazione rappresenta un momento cruciale nel sistema giudiziario italiano, specialmente quando riguarda le decisioni del Tribunale di Sorveglianza, l’organo che presiede alla delicata fase dell’esecuzione della pena. Un’ordinanza della Suprema Corte, pur nella sua sinteticità, ci offre l’occasione per analizzare l’iter e i principi che governano questa importante procedura.
Il Contesto: L’Impugnazione di un Provvedimento del Tribunale di Sorveglianza
Il Tribunale di Sorveglianza è competente a decidere su materie di fondamentale importanza per la vita di un condannato, come la concessione di misure alternative alla detenzione (affidamento in prova, detenzione domiciliare), la liberazione condizionale e i permessi. Le sue decisioni, formalizzate tramite ordinanze, incidono direttamente sui diritti fondamentali della persona. È naturale, quindi, che tali provvedimenti possano essere oggetto di contestazione attraverso un ricorso in Cassazione. L’obiettivo del ricorrente è far valere un presunto errore di diritto commesso dal giudice di sorveglianza.
L’Iter Formale del Ricorso in Cassazione
Il documento in esame, seppur conciso, evidenzia alcuni passaggi formali del procedimento davanti alla Suprema Corte:
La Proposizione del Ricorso
Il primo passo è la presentazione del ricorso da parte del soggetto interessato (o del suo difensore). In questo atto vengono esposti i motivi per cui si ritiene che l’ordinanza impugnata sia illegittima, ad esempio per violazione di legge o per vizi di motivazione.
L’Avviso alle Parti
Una volta ricevuto il ricorso, la Corte provvede a darne comunicazione a tutte le parti del procedimento. Questo passaggio garantisce il rispetto del principio del contraddittorio, consentendo a ciascuna parte di essere informata e, se del caso, di presentare le proprie memorie o osservazioni.
La Relazione del Consigliere
Il caso viene assegnato a un giudice, detto ‘Consigliere relatore’, che ha il compito di studiare approfonditamente gli atti e di preparare una relazione da esporre al collegio giudicante. La relazione riassume i fatti, i motivi del ricorso e le questioni giuridiche da risolvere, ponendo le basi per la decisione finale.
Le Motivazioni
Sebbene l’ordinanza non espliciti il contenuto della decisione finale, possiamo delineare quale sia il perimetro di valutazione della Corte di Cassazione in questi casi. La Suprema Corte non è un giudice di merito; non riesamina i fatti per stabilire se il condannato ‘meriti’ o meno un beneficio. Il suo compito è esclusivamente quello di giudice di legittimità.
Le motivazioni di un’eventuale decisione di accoglimento si concentrerebbero, quindi, su errori di diritto. Ad esempio, la Corte potrebbe annullare l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza se quest’ultimo avesse applicato una norma in modo errato, avesse omesso di valutare un elemento richiesto dalla legge, oppure avesse redatto una motivazione illogica, contraddittoria o meramente apparente, tale da non rendere comprensibile il ragionamento seguito per arrivare alla sua decisione.
Le Conclusioni
In conclusione, ogni ricorso in Cassazione contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza riafferma il principio di legalità nell’esecuzione penale. Anche se il documento analizzato non ci svela l’esito del caso specifico, ci ricorda che ogni decisione che limita la libertà personale deve essere fondata su una corretta applicazione della legge e sorretta da una motivazione congrua. La Corte di Cassazione, attraverso il suo controllo di legittimità, svolge un ruolo insostituibile di garanzia, assicurando l’uniforme interpretazione della legge e la tutela dei diritti in una fase particolarmente delicata del percorso giudiziario.
Qual è il ruolo della Corte di Cassazione in un caso come questo?
La Corte di Cassazione agisce come giudice di legittimità. Il suo compito non è rivalutare i fatti del caso, ma verificare che il giudice precedente (in questo caso, il Tribunale di Sorveglianza) abbia applicato correttamente le norme di legge e abbia fornito una motivazione logica e completa per la sua decisione.
Cos’è il Tribunale di Sorveglianza?
È un organo giudiziario specializzato che interviene dopo la condanna definitiva. Si occupa di supervisionare l’esecuzione della pena e di decidere su questioni come le misure alternative al carcere, i permessi premio e la liberazione anticipata, bilanciando le esigenze di sicurezza sociale con il percorso rieducativo del condannato.
Quali passaggi procedurali sono menzionati nell’ordinanza?
L’ordinanza evidenzia tre fasi chiave del processo in Cassazione: la proposizione del ricorso da parte dell’interessato, la notifica dell’avviso di udienza a tutte le parti per garantire il contraddittorio, e l’ascolto della relazione svolta dal Consigliere incaricato di esporre il caso al collegio giudicante.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 20114 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 20114 Anno 2025
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 17/04/2025
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato il 17/12/1979
avverso l’ordinanza del 14/01/2025 del TRIB. SORVEGLIANZA di TRENTO
‘ .. -datcTavviso aire -parti;’,
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Rilevato che con il provvedimento impugnato il Tribunale di Sorveglianza di Trento ha
parzialmente accolto la richiesta di concessione della liberazione anticipata e ha rigettato medesima istanza proposta da NOME quanto agli ulteriori periodi;
Rilevato che il ricorso è stato proposto personalmente dal condannato;
Rilevato che l’art 613 cod. proc. pen., così come modificato dalla
L.
23/6/2017 n. 103, prevede, a pena di inammissibilità, che l’atto di ricorso, le memorie ed i motivi nuovi debbano
essere sottoscritti da un difensore iscritto all’albo speciale della Corte di cassazione;
Ritenuto che il ricorso è pertanto inammissibile;
Considerato che alla inammissibilità del ricorso segue la condanna del ricorrente al
pagamento delle spese processuali, nonché – valutato il contenuto del ricorso e in mancanza di elementi atti a escludere la colpa nella determinazione della causa di inammissibilità – al
versamento della somma, ritenuta congrua, di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 17/4/2025