LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso cassazione difensore: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso presentato personalmente da un condannato. La decisione si basa sulla L. n. 103/2017 (Riforma Orlando), che ha reso obbligatorio il patrocinio di un avvocato iscritto all’albo speciale per la proposizione del ricorso per cassazione. La mancanza della firma del legale comporta l’inammissibilità dell’atto, con conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso cassazione difensore: perché la firma personale non è più valida

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale della procedura penale, consolidatosi dopo la cosiddetta ‘Riforma Orlando’. L’obbligo del ricorso cassazione difensore, ovvero la necessità che l’atto sia redatto e sottoscritto da un avvocato abilitato al patrocinio presso le giurisdizioni superiori, è un requisito di ammissibilità inderogabile. Vediamo nel dettaglio il caso e le motivazioni della Suprema Corte.

I fatti del caso

Un soggetto, condannato in via definitiva, proponeva personalmente ricorso per cassazione avverso un’ordinanza emessa dal Tribunale di Sorveglianza. Il ricorso era stato presentato dopo il 3 agosto 2017, data di entrata in vigore della Legge n. 103 del 2017, che ha modificato in modo significativo le regole per l’accesso al giudizio di legittimità.

Il ricorrente, agendo in prima persona senza l’assistenza tecnica di un legale iscritto all’apposito albo, ha depositato l’atto di impugnazione, confidando forse in una facoltà che la legge non riconosce più.

La necessità del ricorso cassazione difensore secondo la Corte

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile senza neppure entrare nel merito delle questioni sollevate. La decisione si fonda su una valutazione puramente procedurale, ma di importanza cruciale. I giudici hanno evidenziato come la riforma del 2017 abbia escluso categoricamente la possibilità per l’imputato o il condannato di presentare personalmente il ricorso.

L’articolo 613 del codice di procedura penale, come modificato, stabilisce che l’atto di ricorso debba essere sottoscritto, a pena di inammissibilità, da difensori iscritti nell’albo speciale della Corte di cassazione. Questo requisito non è un mero formalismo, ma risponde all’esigenza di assicurare un’adeguata qualità tecnica all’impugnazione davanti al giudice di legittimità, il cui compito non è rivalutare i fatti, ma verificare la corretta applicazione del diritto.

Le motivazioni della decisione

La Suprema Corte ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata, incluse le Sezioni Unite (sent. n. 8914/2018), per spiegare le ragioni della declaratoria di inammissibilità. Poiché sia il provvedimento impugnato (del 2023) sia il ricorso stesso sono successivi all’entrata in vigore della legge, la nuova normativa si applica pienamente. La facoltà di proporre personalmente l’impugnazione è stata soppressa.

È stato inoltre chiarito un punto rilevante: non è sufficiente che la firma del ricorrente sia autenticata da un avvocato, né che il legale sottoscriva l’atto ‘per accettazione’ del mandato. La legge richiede che il difensore sia il titolare dell’atto, ovvero colui che ne assume la paternità giuridica e professionale. Qualsiasi altra forma di partecipazione del legale, che non si traduca nella sottoscrizione del ricorso come autore, non sana il vizio di inammissibilità.

Le conclusioni: conseguenze pratiche

La pronuncia ribadisce una regola non eludibile: il ricorso per cassazione in materia penale deve essere un atto tecnico, redatto e firmato da un avvocato cassazionista. La violazione di questa norma comporta conseguenze gravi per il ricorrente. Oltre alla declaratoria di inammissibilità, che impedisce l’esame delle proprie ragioni, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali. Inoltre, non potendo escludersi profili di colpa nella proposizione di un ricorso palesemente inammissibile, è stata disposta anche la condanna al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. Questa decisione serve da monito sull’importanza di affidarsi sempre a un difensore specializzato per navigare le complesse regole del processo penale, specialmente nella sua fase più alta e tecnica.

Dopo la riforma del 2017, un imputato o condannato può presentare personalmente ricorso per cassazione?
No. La Legge n. 103 del 2017 ha escluso la facoltà dell’imputato o del condannato di proporre personalmente ricorso per cassazione. L’atto deve essere obbligatoriamente sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di cassazione.

Cosa succede se il ricorso è firmato personalmente dall’interessato ma un avvocato ne autentica la firma o lo deposita?
Il ricorso è comunque inammissibile. La Corte ha specificato che né l’autenticazione della sottoscrizione né la firma del difensore ‘per accettazione’ del mandato sono sufficienti. Il difensore deve essere il titolare dell’atto e sottoscriverlo come tale.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile per questo motivo?
Le conseguenze sono la declaratoria di inammissibilità del ricorso, la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una sanzione pecuniaria (nel caso di specie, 3.000 euro) in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati