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Ricorso cassazione concordato: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6351/2024, ha dichiarato inammissibile un ricorso avverso una sentenza di patteggiamento in appello. La Corte ha ribadito che il ricorso in cassazione concordato non può basarsi su contestazioni relative alla determinazione della pena, se questa è frutto di un accordo tra le parti e non risulta illegale. L’impugnazione è consentita solo per vizi relativi alla formazione della volontà, al consenso del PM o alla non conformità della sentenza all’accordo.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Cassazione Concordato: i Limiti all’Impugnazione della Pena

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sui confini del ricorso in cassazione concordato in appello, un istituto processuale che consente alle parti di accordarsi sulla rideterminazione della pena. La pronuncia chiarisce in modo netto quali motivi possono essere sollevati e quali, invece, conducono a una declaratoria di inammissibilità, specialmente quando l’oggetto della doglianza è la quantificazione della sanzione.

I Fatti di Causa

Nel caso di specie, la Corte di Appello di Roma, in accoglimento di un accordo tra le parti ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale, aveva rideterminato la pena inflitta a un’imputata per i reati di calunnia e rapina aggravata.

Nonostante l’accordo raggiunto, il difensore dell’imputata proponeva ricorso per cassazione, lamentando un vizio nella determinazione della pena. Il motivo di ricorso, in sostanza, metteva in discussione proprio uno degli elementi centrali del patto processuale siglato.

I Limiti del Ricorso in Cassazione Concordato

La Suprema Corte ha colto l’occasione per ribadire un principio consolidato in materia. L’impugnazione di una sentenza emessa a seguito di ricorso in cassazione concordato è soggetta a limiti ben precisi. Non è un’impugnazione a tutto campo, ma un rimedio circoscritto a specifiche violazioni.

La giurisprudenza ammette il ricorso solo quando si contestano:
1. Vizi nella formazione della volontà della parte di accedere all’accordo (ad esempio, se il consenso è stato estorto o viziato).
2. Vizi relativi al consenso del pubblico ministero.
3. Contenuto della sentenza difforme rispetto all’accordo raggiunto tra le parti.

Al di fuori di queste ipotesi, il ricorso è precluso. In particolare, non è possibile contestare aspetti a cui si è implicitamente rinunciato con l’accordo, come la valutazione di cause di proscioglimento evidenti (art. 129 c.p.p.) o, come nel caso di specie, la congruità della pena concordata.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile con una procedura semplificata (de plano), evidenziando che le censure mosse dalla difesa riguardavano la determinazione della pena, un aspetto che era stato oggetto di accordo tra le parti. Gli Ermellini hanno specificato che le doglianze sulla pena sono inammissibili, a meno che non si traducano in una vera e propria illegalità della sanzione.

Una sanzione è considerata illegale solo se:
– Non rientra nei limiti edittali previsti dalla legge per quel reato.
– È di un genere diverso da quello stabilito dalla norma incriminatrice.

Nel caso esaminato, il ricorrente non lamentava un’illegalità della pena, ma ne contestava la quantificazione, che però era stata il risultato della volontà negoziale delle parti. Pertanto, il motivo è stato ritenuto non consentito dalla legge.

Le Conclusioni

La decisione riafferma la natura pattizia del concordato in appello: una volta raggiunto l’accordo, le parti non possono rimetterlo in discussione attraverso il ricorso in Cassazione, se non per i vizi genetici dell’accordo stesso. La scelta di accedere a questo rito comporta una rinuncia implicita a far valere motivi di impugnazione diversi da quelli eccezionalmente ammessi. Di conseguenza, la Corte ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso e ha condannato la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende, a causa della colpa nell’aver promosso un’impugnazione priva dei presupposti di legge.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di concordato in appello per motivi legati alla determinazione della pena?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che sono inammissibili le doglianze relative a vizi attinenti alla determinazione della pena se questa non è illegale (cioè non rientrante nei limiti edittali o diversa da quella prevista dalla legge), poiché la pena è stata concordata tra le parti.

Quali sono i motivi ammissibili per un ricorso in Cassazione contro una sentenza di concordato in appello (art. 599-bis c.p.p.)?
Il ricorso è ammissibile solo se deduce motivi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere al concordato, al consenso del pubblico ministero sulla richiesta, o al contenuto difforme della pronuncia del giudice rispetto all’accordo raggiunto.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di concordato viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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