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Ricorso cassazione avvocato: l’obbligo di firma

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato personalmente da un condannato avverso il diniego di un permesso. La decisione si fonda sull’obbligo, introdotto dalla legge n. 103/2017, che il ricorso in cassazione avvocato sia sempre sottoscritto da un difensore iscritto all’albo speciale, pena l’inammissibilità e la condanna a spese e sanzioni pecuniarie.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso in Cassazione Avvocato: La Firma del Difensore è Obbligatoria

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: l’obbligo di avvalersi di un professionista qualificato per adire alla Suprema Corte. La presentazione di un ricorso in cassazione avvocato non è una mera formalità, ma un requisito di ammissibilità la cui assenza comporta conseguenze severe. Analizziamo la decisione per comprendere le ragioni e le implicazioni pratiche di questa regola inderogabile.

Il Fatto: Ricorso Personale Contro il Diniego di un Permesso

Il caso ha origine dal ricorso presentato personalmente da un soggetto condannato. Questi si era rivolto alla Corte di Cassazione per contestare un’ordinanza della Corte d’Appello che aveva respinto il suo reclamo contro il diniego di un permesso premio, previsto dalla legge sull’ordinamento penitenziario. Sia l’ordinanza impugnata sia il ricorso erano successivi al 3 agosto 2017, una data spartiacque per la disciplina delle impugnazioni penali.

La Decisione della Cassazione e l’obbligo del ricorso in cassazione avvocato

La Corte Suprema, senza entrare nel merito della questione relativa al permesso, ha dichiarato il ricorso inammissibile. La ragione è puramente procedurale ma di importanza cruciale: il ricorso non era stato sottoscritto da un difensore iscritto nell’albo speciale della Corte di Cassazione, come invece richiesto dalla legge.

L’impatto della Riforma Orlando

La chiave di volta della decisione risiede nella legge n. 103 del 2017 (nota come “Riforma Orlando”), che ha modificato in modo significativo le regole per l’accesso alla Corte di Cassazione. Questa riforma ha eliminato la facoltà, precedentemente concessa all’imputato (e quindi anche al condannato), di presentare personalmente ricorso. La nuova normativa stabilisce che ogni ricorso per cassazione debba essere firmato, a pena di inammissibilità, da un avvocato cassazionista.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha motivato la sua decisione richiamando il chiaro dettato normativo degli articoli 571 e 613 del codice di procedura penale, come modificati dalla citata riforma. Questi articoli ora prevedono espressamente la necessità del patrocinio di un difensore specializzato. La ratio di questa modifica legislativa è quella di garantire un “filtro” di tecnicità e professionalità, elevando la qualità dei ricorsi presentati alla Corte di legittimità e scoraggiando impugnazioni dilatorie o palesemente infondate.
La decisione si allinea a un consolidato orientamento giurisprudenziale, sancito anche dalle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza n. 8914 del 2018), che ha confermato l’inderogabilità di questo requisito. Di conseguenza, l’inosservanza di tale prescrizione formale conduce inevitabilmente alla declaratoria di inammissibilità.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza in esame è un monito importante: il “fai da te” nel processo penale, specialmente nella fase di legittimità, non è consentito. Chi intende contestare un provvedimento davanti alla Corte di Cassazione deve necessariamente affidarsi a un avvocato iscritto all’albo speciale. In caso contrario, il ricorso non supererà il vaglio preliminare di ammissibilità. Oltre a vedere la propria istanza respinta senza esame nel merito, il ricorrente sarà condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (nel caso di specie, 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende, poiché la presentazione di un ricorso inammissibile per un vizio così evidente viene considerata una condotta colposa.

È possibile per un condannato presentare personalmente un ricorso alla Corte di Cassazione?
No. A seguito della riforma introdotta con la legge n. 103 del 2017, il ricorso per cassazione deve essere obbligatoriamente sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un avvocato iscritto nell’apposito albo speciale.

Quali sono le conseguenze se si presenta un ricorso in Cassazione senza la firma di un avvocato specializzato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso di 3.000 euro) a favore della Cassa delle ammende.

La regola dell’obbligo di firma dell’avvocato si applica a tutti i ricorsi presentati dopo quale data?
Questa regola si applica a tutti i ricorsi proposti dopo il 3 agosto 2017, data di entrata in vigore della legge n. 103 del 2017 che ha modificato le norme in materia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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