LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ricorso cassazione archiviazione: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per cassazione contro un’ordinanza di archiviazione per diffamazione. La persona offesa aveva lamentato la violazione del contraddittorio, ma la Corte ha ribadito che, in questi casi, l’unico motivo di ricorso ammissibile è l’abnormità dell’atto, non i vizi procedurali generali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso per Cassazione Archiviazione: I Limiti Imposti dalla Legge

Quando un procedimento penale viene archiviato, la persona offesa può sentirsi privata della giustizia. L’ordinamento prevede degli strumenti per opporsi, ma il percorso è stretto e pieno di insidie procedurali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del ricorso per cassazione contro un’ordinanza di archiviazione, ribadendo un principio fondamentale: non tutte le doglianze sono ammissibili.

I Fatti del Caso: Dalla Denuncia all’Archiviazione

La vicenda ha origine da un procedimento per il reato di diffamazione (art. 595 c.p.). La persona offesa, ritenendosi lesa nella propria reputazione, aveva dato avvio all’azione penale. Tuttavia, al termine delle indagini preliminari, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Massa aveva disposto l’archiviazione del caso. Non rassegnata, la parte offesa aveva presentato un reclamo contro tale decisione, ma anche questo era stato rigettato. L’ultimo passo è stato quindi il ricorso alla Suprema Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso per Cassazione Archiviazione

Davanti alla Corte, il ricorrente ha lamentato la violazione di due principi cardine del giusto processo: il diritto al contraddittorio e la parità delle armi. In sostanza, sosteneva che la sua difesa non fosse stata adeguatamente considerata nel procedimento che ha portato alla conferma dell’archiviazione. Si trattava di motivi di natura prettamente procedurale, che miravano a contestare il modo in cui si era giunti alla decisione, piuttosto che il merito della stessa.

La Decisione della Corte di Cassazione: Inammissibilità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza neppure entrare nel merito delle questioni sollevate. La decisione si fonda su un consolidato orientamento giurisprudenziale che limita severamente le possibilità di impugnare un’ordinanza emessa a seguito di reclamo contro un decreto di archiviazione.

Le Motivazioni della Decisione

I giudici hanno richiamato una precedente sentenza (n. 12244 del 2019) per spiegare il loro ragionamento. La legge stabilisce che il ricorso per cassazione contro un’ordinanza di archiviazione è proponibile in casi eccezionali. Nello specifico, la parte che ricorre non può limitarsi a denunciare vizi generici, come quelli elencati nell’art. 606 del codice di procedura penale (ad esempio, l’errata applicazione della legge o la mancanza di motivazione).

L’unico motivo valido per adire la Suprema Corte in questa specifica situazione è l’abnormità dell’atto impugnato. Un atto è considerato ‘abnorme’ quando è talmente anomalo da risultare completamente estraneo al sistema processuale, creando una situazione di stallo non risolvibile altrimenti. Le lamentele del ricorrente, pur riguardando diritti importanti come il contraddittorio, non configuravano un’abnormità, ma rientravano tra i vizi procedurali comuni per i quali questo tipo di ricorso non è consentito. Di conseguenza, il ricorso è stato giudicato inammissibile.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

L’ordinanza conferma un principio cruciale: la strada per contestare un’archiviazione fino all’ultimo grado di giudizio è estremamente limitata. La persona offesa che intende presentare un ricorso per cassazione archiviazione deve dimostrare che il provvedimento del tribunale è strutturalmente viziato a un livello tale da essere considerato ‘abnorme’. Non è sufficiente sostenere che il giudice abbia commesso un errore procedurale o abbia valutato male le prove. Questa pronuncia serve da monito: un ricorso infondato non solo viene respinto, ma comporta anche la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria, come accaduto nel caso di specie con una condanna a versare tremila euro alla Cassa delle ammende.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro un’ordinanza che conferma un’archiviazione?
No. Secondo questa ordinanza, il ricorso è proponibile solo per lamentare l’abnormità dell’atto gravato, non per far valere i vizi procedurali generali elencati nell’art. 606 del codice di procedura penale.

Quali motivi aveva presentato il ricorrente e perché non sono stati accolti?
Il ricorrente aveva denunciato la violazione del diritto al contraddittorio e della parità delle armi. Questi motivi non sono stati accolti perché non rientrano nel concetto di ‘abnormità dell’atto’, che è l’unica ragione per cui si può impugnare questo tipo di ordinanza in Cassazione.

Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
La Corte di Cassazione, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati