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Ricorso archiviazione: inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso archiviazione presentato da un cittadino contro un decreto del Tribunale. Il caso riguardava la denuncia di abusi edilizi. La Corte chiarisce che il rimedio corretto non è l’appello diretto in Cassazione per vizi di motivazione, ma il reclamo dinanzi al tribunale, stabilendo le corrette procedure processuali.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso Archiviazione: La Cassazione Chiarisce la Procedura Corretta

Quando un cittadino presenta una denuncia e il procedimento viene archiviato, quali sono gli strumenti a sua disposizione per opporsi? La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, offre un’importante delucidazione sulla corretta procedura da seguire, sottolineando la differenza fondamentale tra reclamo e ricorso archiviazione diretto alla Suprema Corte. Questo caso evidenzia come un errore procedurale possa portare all’inammissibilità dell’impugnazione, con conseguente condanna alle spese.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dalla denuncia di un cittadino riguardo a presunti abusi edilizi. A seguito delle indagini preliminari, il Tribunale di Bologna emetteva un decreto di archiviazione, chiudendo di fatto il procedimento. Ritenendo ingiusta e immotivata tale decisione, la persona offesa decideva di agire, proponendo direttamente ricorso per cassazione e lamentando un vizio di motivazione nel provvedimento del Tribunale.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione non entra nel merito della denuncia per abusi edilizi, ma si concentra esclusivamente sulla correttezza della procedura seguita dal ricorrente. Secondo i giudici, il cittadino ha utilizzato uno strumento di impugnazione errato, rendendo la sua richiesta irricevibile.

Le Motivazioni della Corte e la Procedura Corretta

Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione dell’articolo 410-bis del codice di procedura penale, introdotto dalla riforma legislativa del 2017. La Corte spiega che contro un decreto di archiviazione non è ammesso un ricorso archiviazione diretto in Cassazione per contestare la motivazione del giudice.

La legge prevede uno strumento specifico: il reclamo. L’interessato, entro quindici giorni dalla conoscenza del provvedimento, deve presentare reclamo al tribunale in composizione monocratica (cioè a un giudice diverso da quello che ha emesso il decreto). Sarà questo giudice a valutare l’ammissibilità dell’opposizione e a decidere, con ordinanza non impugnabile, sull’archiviazione.

Il ricorso per cassazione, invece, è un rimedio eccezionale, ammesso contro i decreti di archiviazione solo per specifici vizi di nullità, come ad esempio la mancata notifica dell’avviso alla persona offesa che ne aveva fatto richiesta. Non è, quindi, la sede adatta per discutere la logicità o la completezza delle ragioni che hanno portato il giudice a chiudere il caso. La Corte ha ribadito un principio già affermato in precedenza (sentenza n. 32508/2018), secondo cui le valutazioni di merito del provvedimento di archiviazione sono escluse dal sindacato di legittimità.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza serve da monito: la scelta dello strumento processuale corretto è cruciale. Chi intende opporsi a un’archiviazione deve essere consapevole che la via maestra è il reclamo dinanzi allo stesso Tribunale, come previsto dall’art. 410-bis c.p.p. Tentare la strada del ricorso diretto in Cassazione per vizi di motivazione si traduce in una declaratoria di inammissibilità e nella condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione rafforza la finalità della riforma del 2017, volta a deflazionare il carico della Corte di Cassazione, riservandole solo le questioni di stretta legittimità e indirizzando le contestazioni nel merito verso gli organi giudiziari territoriali competenti.

È possibile impugnare direttamente in Cassazione un decreto di archiviazione per contestarne la motivazione?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il ricorso diretto per vizi di motivazione contro un decreto di archiviazione è inammissibile. Questo tipo di contestazione non rientra tra i casi di nullità per cui è previsto il ricorso.

Qual è lo strumento corretto per opporsi a un decreto di archiviazione?
Lo strumento corretto, come previsto dall’articolo 410-bis del codice di procedura penale, è il reclamo da presentare entro quindici giorni al tribunale in composizione monocratica. Questo permette una revisione del provvedimento da parte dello stesso ufficio giudiziario.

Cosa succede se si presenta un ricorso inammissibile alla Corte di Cassazione?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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