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Ricorso 599-bis: quando è inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso proposto contro una sentenza emessa ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p. (concordato in appello). La sentenza chiarisce che, una volta raggiunto l’accordo sulla pena, non è possibile contestare la motivazione della sua determinazione, ma solo la sua eventuale illegalità. Il ricorso 599-bis, pertanto, non può essere utilizzato per rimettere in discussione valutazioni discrezionali del giudice coperte dall’accordo tra le parti.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso 599-bis: I Limiti dell’Impugnazione in Cassazione

L’istituto del “concordato in appello”, disciplinato dall’articolo 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo che consente alle parti di accordarsi sulla pena da applicare, rinunciando ai motivi di appello. Ma cosa succede se, dopo aver raggiunto tale accordo, si intende comunque impugnare la decisione davanti alla Corte di Cassazione? Una recente sentenza chiarisce i ristretti limiti di un simile ricorso 599-bis, specificando quando esso risulta inammissibile.

La pronuncia in esame offre un’importante lezione sulla natura e le conseguenze della scelta di accedere a questa particolare procedura, sottolineando il carattere vincolante dell’accordo raggiunto tra accusa e difesa.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di Appello che, in accoglimento della richiesta delle parti ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., aveva rideterminato la pena inflitta a un imputato per diversi delitti contro il patrimonio. La pena era stata fissata in tre anni e dieci mesi di reclusione, oltre a una multa. Nonostante l’accordo, la difesa dell’imputato decideva di presentare ricorso per cassazione, affidandolo a due specifici motivi.

I Motivi del Ricorso e il ricorso 599-bis

La difesa lamentava principalmente due aspetti della sentenza d’appello:

1. Vizio di motivazione: Si contestava la congruità della pena determinata, sostenendo che la Corte di Appello non avesse adeguatamente motivato la sua quantificazione.
2. Illegalità della pena accessoria: Si denunciava l’erronea applicazione della pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici per la durata di cinque anni, ritenendo che dovesse essere ridotta in linea con la pena principale inflitta.

Questi motivi mettevano in discussione aspetti centrali della sentenza emessa a seguito del ricorso 599-bis, ponendo alla Corte di Cassazione la questione dei limiti di sindacabilità di tali decisioni.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una chiara interpretazione della portata dell’art. 599-bis c.p.p. e delle conseguenze che derivano dalla scelta di avvalersene.

Le Motivazioni

La Corte ha distinto nettamente i due motivi di ricorso, ritenendoli entrambi non meritevoli di accoglimento.

Sul primo punto, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: quando si accede al concordato in appello, le parti rinunciano a contestare la determinazione della pena. È ammissibile un ricorso solo se si lamenta l’applicazione di una pena illegale, ovvero una sanzione diversa da quella prevista dalla legge o applicata al di fuori dei limiti edittali. Non è invece possibile contestare il vizio di motivazione, poiché l’accordo tra le parti copre e sana qualsiasi valutazione discrezionale del giudice sulla congruità della pena. Accettando il concordato, l’imputato implicitamente rinuncia a sollevare tali doglianze.

Sul secondo motivo, relativo alla pena accessoria, la Corte lo ha giudicato manifestamente infondato. L’imputato era stato condannato in primo grado all’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, e la sentenza d’appello, nel rideterminare la pena principale, aveva confermato le altre statuizioni. La Corte non ha ravvisato alcuna illegalità in questa statuizione, rendendo il motivo di ricorso privo di fondamento.

Le Conclusioni

La sentenza in commento rafforza la natura pattizia del concordato in appello. La scelta di percorrere la via del ricorso 599-bis è una decisione strategica che produce effetti processuali definitivi. Una volta che l’accordo sulla pena è stato raggiunto e ratificato dal giudice, lo spazio per un’ulteriore impugnazione si restringe drasticamente. È possibile contestare solo la formazione della volontà delle parti (ad esempio, un consenso viziato), la difformità della pronuncia del giudice rispetto all’accordo, o l’applicazione di una sanzione palesemente illegale. Ogni altra censura, in particolare quelle relative alla motivazione e alla congruità della pena, è preclusa. Questo principio garantisce la stabilità delle decisioni prese su accordo delle parti e l’efficienza del sistema processuale.

È possibile impugnare in Cassazione una sentenza emessa a seguito di “concordato in appello” (art. 599-bis c.p.p.) per vizi di motivazione sulla pena?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che tali doglianze sono inammissibili. Accettando il concordato, la parte rinuncia a contestare la motivazione, potendo denunciare solo l’eventuale illegalità della pena, cioè una pena non prevista dalla legge o fuori dai limiti edittali.

Cosa si intende per “illegalità della pena” in questo contesto?
Si intende una sanzione che non rientra nei limiti edittali previsti dalla legge per quel reato, o una sanzione di tipo diverso da quella che la legge prescrive. Non riguarda la valutazione del giudice sulla misura della pena all’interno della cornice legale.

Qual è l’effetto del “concordato in appello” sui motivi di ricorso?
Con l’accordo sulla pena, le parti rinunciano ai relativi motivi di appello. Il ricorso per cassazione avverso la sentenza che ne consegue è quindi limitato a specifici vizi, come quelli relativi alla formazione della volontà di accedere al concordato, al contenuto difforme della pronuncia del giudice rispetto all’accordo, o all’illegalità della pena applicata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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