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Ricorso 599-bis: quando è inammissibile in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto da due imputati avverso una sentenza di “concordato in appello” (art. 599-bis c.p.p.). La Suprema Corte ha ribadito che il ricorso 599-bis è limitato a vizi specifici come difetti di volontà nell’accordo, e non può essere utilizzato per contestare la responsabilità o la congruità della pena concordata, a meno che questa non sia illegale. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Concordato in Appello: i limiti invalicabili del ricorso 599-bis

Il ricorso 599-bis c.p.p., noto come “concordato in appello”, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, permettendo alle parti di accordarsi sulla pena da scontare nel secondo grado di giudizio. Tuttavia, la sua natura consensuale impone limiti stringenti alla possibilità di impugnare la sentenza che ne deriva. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce sui motivi che rendono un simile ricorso inammissibile, tracciando un confine netto tra le doglianze ammesse e quelle destinate al rigetto.

I Fatti del Caso

Nel caso in esame, due fratelli, condannati in primo grado, decidevano di accedere al rito del concordato in appello. La Corte d’Appello, preso atto dell’accordo tra gli imputati e la pubblica accusa, emetteva una sentenza ai sensi dell’art. 599-bis del codice di procedura penale. Nonostante l’accordo raggiunto, i due fratelli proponevano ricorso per Cassazione, sollevando questioni attinenti sia alla loro responsabilità penale sia alla definizione del trattamento sanzionatorio concordato.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili. I giudici di legittimità hanno condannato entrambi i ricorrenti al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro ciascuno in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda su un principio consolidato nella giurisprudenza, che circoscrive in modo rigoroso l’ambito di applicabilità del ricorso avverso le sentenze di concordato in appello.

Le Motivazioni: i limiti del ricorso 599-bis

La Corte ha chiarito che l’accesso al concordato in appello implica una rinuncia implicita a far valere determinate censure. Il ricorso per Cassazione contro una sentenza ex art. 599-bis c.p.p. è ammissibile solo in casi eccezionali e specifici. In particolare, è possibile contestare:

1. Vizi della volontà: quando il consenso dell’imputato all’accordo è stato viziato (ad esempio, per errore, violenza o dolo).
2. Mancato consenso del PM: qualora manchi il consenso del Pubblico Ministero all’accordo proposto.
3. Difformità della sentenza: se la pronuncia del giudice si discosta da quanto concordato tra le parti.

Al di fuori di queste ipotesi, il ricorso è inammissibile. Non è possibile, quindi, utilizzare l’impugnazione per rimettere in discussione la propria responsabilità penale o per contestare la mancata applicazione di cause di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.), poiché tali aspetti si considerano superati dall’accordo stesso. Allo stesso modo, non si possono lamentare vizi nella determinazione della pena, a meno che la sanzione inflitta non risulti illegale, cioè al di fuori dei limiti previsti dalla legge o di un genere diverso da quello stabilito. Nel caso di specie, le doglianze dei ricorrenti non rientravano in nessuna delle categorie ammesse, configurandosi come un tentativo di rinegoziare in sede di legittimità un patto già siglato.

Conclusioni

L’ordinanza in commento rafforza un orientamento giurisprudenziale chiaro: il concordato in appello è un accordo che, una volta raggiunto e ratificato dal giudice, cristallizza la posizione processuale delle parti. L’impugnazione successiva non può diventare un’occasione per un ripensamento tardivo sul merito della vicenda o sulla convenienza dell’accordo. Questa pronuncia serve da monito sull’importanza di una valutazione ponderata prima di accedere a riti alternativi, le cui conseguenze processuali sono precise e, come visto, difficilmente reversibili. La scelta del ricorso 599-bis implica una consapevole accettazione del trattamento sanzionatorio e una rinuncia ai motivi di appello che non attengono ai vizi genetici dell’accordo stesso.

È sempre possibile fare ricorso in Cassazione contro una sentenza di “concordato in appello” (art. 599-bis c.p.p.)?
No, non è sempre possibile. Il ricorso è ammesso solo per motivi specifici, come vizi nella formazione della volontà di accedere all’accordo, mancanza del consenso del pubblico ministero o una pronuncia del giudice difforme rispetto all’accordo raggiunto.

Quali motivi rendono inammissibile un ricorso 599-bis in Cassazione?
Sono inammissibili i motivi relativi a questioni a cui si è rinunciato con l’accordo, come la discussione sulla responsabilità penale, la mancata valutazione di cause di proscioglimento (ex art. 129 c.p.p.), e vizi nella determinazione della pena che non si traducano in una sanzione illegale (cioè fuori dai limiti di legge o di tipo diverso da quello previsto).

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza di concordato in appello viene dichiarato inammissibile?
In caso di inammissibilità del ricorso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e, come nel caso di specie, al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende a titolo di sanzione per aver adito la Corte con un ricorso infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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