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Ricorso 599-bis: i limiti dell’impugnazione

Con ordinanza 18667/2025, la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso proposto contro una sentenza di patteggiamento in appello. La Corte ha ribadito che il ricorso 599-bis è ammesso solo per specifici vizi procedurali e non per contestare la determinazione della pena, come la mancata concessione di attenuanti, poiché tali motivi si intendono rinunciati con l’accordo stesso.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ricorso 599-bis: quando è possibile impugnare un accordo in appello?

L’istituto del concordato in appello, disciplinato dall’art. 599-bis del codice di procedura penale, rappresenta uno strumento deflattivo del contenzioso, permettendo alle parti di accordarsi sulla pena da applicare. Ma cosa accade se una delle parti, dopo l’accordo, non è soddisfatta della sentenza? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti invalicabili del ricorso 599-bis, delineando con precisione i motivi per cui una tale sentenza può essere impugnata.

I fatti di causa

Il caso in esame ha origine da un ricorso presentato da un imputato, condannato per rapina aggravata. In sede di appello, le parti avevano raggiunto un accordo ai sensi dell’art. 599-bis c.p.p., che portava a una rideterminazione della pena. Nonostante l’accordo, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge. In particolare, contestava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche con un giudizio di prevalenza e l’insufficienza della motivazione della sentenza d’appello.

I limiti del ricorso 599-bis

L’imputato sosteneva che la Corte di appello avesse errato nel non concedergli un trattamento sanzionatorio più favorevole. Tuttavia, la Suprema Corte ha immediatamente dichiarato il ricorso inammissibile. La decisione si fonda su un principio consolidato, rafforzato anche da una pronuncia delle Sezioni Unite: la sentenza emessa a seguito di un ricorso 599-bis è impugnabile solo per un novero ristrettissimo di motivi.

La decisione della Corte di Cassazione

La Corte ha specificato che il ricorso per cassazione avverso una sentenza di ‘patteggiamento in appello’ è ammissibile esclusivamente quando si deducano:

1. Motivi relativi alla formazione della volontà della parte di accedere all’accordo.
2. Vizi relativi al consenso del pubblico ministero sulla richiesta.
3. Un contenuto della pronuncia del giudice difforme da quanto concordato.
4. L’omessa dichiarazione di estinzione del reato per prescrizione maturata prima della sentenza.

Qualsiasi altro motivo, specialmente se attinente alla determinazione della pena o alla valutazione delle circostanze, è considerato inammissibile. Accedendo all’accordo, infatti, l’imputato rinuncia implicitamente a far valere tali doglianze.

Le motivazioni

La motivazione della Cassazione è netta: le lamentele dell’imputato relative alle attenuanti generiche e alla motivazione della pena non rientrano in nessuna delle categorie di vizi ammessi. Si tratta di ‘motivi rinunciati’ nel momento stesso in cui si è scelto di aderire al concordato. La Corte sottolinea che non si può trasformare l’impugnazione in una terza istanza di merito per rinegoziare aspetti della pena già definiti dall’accordo. La sanzione inflitta, inoltre, non era illegale né per tipo né per misura, rientrando nei limiti previsti dalla legge.

Conclusioni

Questa ordinanza conferma la natura quasi ‘tombale’ della sentenza emessa ex art. 599-bis c.p.p. Chi sceglie questa strada processuale deve essere consapevole che sta rinunciando a quasi tutte le possibili contestazioni sulla pena. La possibilità di un successivo ricorso è limitata a gravi vizi procedurali che inficiano la validità dell’accordo stesso, non il suo contenuto. Di conseguenza, l’assistenza legale in questa fase diventa cruciale per valutare appieno i pro e i contro dell’accordo, poiché le porte per un ripensamento successivo sono, per legge e per giurisprudenza, quasi del tutto sbarrate. L’inammissibilità del ricorso ha comportato, per il ricorrente, la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

È sempre possibile impugnare una sentenza emessa dopo un accordo in appello (ex art. 599-bis c.p.p.)?
No, l’impugnazione è possibile solo per motivi tassativamente indicati dalla legge, come vizi nella formazione della volontà delle parti, dissenso del PM, una decisione del giudice non conforme all’accordo, o la mancata declaratoria di prescrizione del reato.

La mancata concessione di attenuanti generiche è un motivo valido per impugnare una sentenza frutto di un ricorso 599-bis?
No. Secondo l’ordinanza, le questioni relative alla determinazione della pena, come la concessione o il bilanciamento delle attenuanti, sono considerate motivi a cui si è rinunciato con l’accettazione dell’accordo e, pertanto, non possono fondare un valido motivo di ricorso.

Cosa succede se un ricorso contro una sentenza ex art. 599-bis viene dichiarato inammissibile?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle ammende, come sanzione per aver proposto un’impugnazione basata su motivi non consentiti dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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