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Riconoscimento sentenza straniera: no senza consenso

La Corte di Cassazione annulla una decisione che riconosceva una sentenza penale rumena per l’esecuzione in Italia. La sentenza sottolinea che il riconoscimento sentenza straniera all’interno dell’UE non può essere unilaterale ma richiede il consenso esplicito dello Stato di emissione, come stabilito da una recente pronuncia della Corte di Giustizia Europea. La mancanza di tale consenso rende illegittimo il procedimento di esecuzione della pena in Italia.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riconoscimento Sentenza Straniera: La Cassazione Ferma l’Esecuzione Unilaterale

Una recente e fondamentale sentenza della Corte di Cassazione ha ridefinito i contorni della cooperazione giudiziaria in Europa, stabilendo un principio cardine: il riconoscimento sentenza straniera ai fini dell’esecuzione della pena non può avvenire unilateralmente da parte di uno Stato membro, ma necessita del consenso esplicito dello Stato che ha emesso la condanna. Questa decisione, allineandosi a un recente intervento della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, pone fine a un orientamento giurisprudenziale precedente e rafforza il principio di leale cooperazione e rispetto della sovranità tra gli Stati.

I Fatti del Caso

Il caso riguardava un cittadino rumeno condannato in via definitiva nel suo paese d’origine per una serie di furti in abitazione. Successivamente, la Corte di Appello di Catania, su richiesta del Procuratore generale, riconosceva la sentenza rumena ai fini della sua esecuzione in Italia. Il difensore del condannato ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando diverse violazioni procedurali, la più importante delle quali era la totale assenza di una richiesta o del consenso da parte delle autorità rumene per l’esecuzione della pena in Italia. Anzi, le stesse autorità rumene avevano attivato un mandato di arresto europeo, dimostrando la loro volontà di eseguire direttamente la pena, come poi avvenuto con l’arresto del soggetto in Slovenia e la sua consegna alla Romania.

La Decisione della Corte e il Riconoscimento Sentenza Straniera

La Sesta Sezione Penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio la sentenza della Corte di Appello. I giudici supremi hanno stabilito che mancava il presupposto fondamentale per poter procedere al riconoscimento: il consenso dello Stato di emissione della sentenza. La Corte ha evidenziato come l’intero sistema di cooperazione giudiziaria, basato sulla Decisione Quadro 2008/909/GAI, si fondi sul principio del mutuo riconoscimento, che non è sinonimo di automatismo, ma di un dialogo coordinato tra autorità giudiziarie.

Le Motivazioni

La motivazione della sentenza si articola su un punto cruciale: il superamento di un precedente orientamento giurisprudenziale nazionale alla luce di una pronuncia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (causa C-305/22). In passato, la giurisprudenza italiana riteneva che una Corte d’Appello, nel rifiutare la consegna di una persona richiesta tramite mandato di arresto europeo, potesse disporre l’esecuzione della pena in Italia.

La Corte di Giustizia ha invece chiarito che il rifiuto di consegna non conferisce allo Stato di esecuzione il diritto di ‘appropriarsi’ del titolo esecutivo straniero. La procedura di riconoscimento ed esecuzione della pena è autonoma e richiede il rispetto delle condizioni e delle procedure previste dalla Decisione Quadro 2008/909, tra cui spicca il consenso dello Stato di emissione. L’autorità giudiziaria rumena non solo non aveva dato il suo consenso, ma aveva attivamente perseguito l’esecuzione della pena nel proprio territorio, come dimostrato dall’arresto del condannato in un altro Stato membro. Pertanto, l’iniziativa della Corte d’Appello italiana è stata ritenuta illegittima perché unilaterale e contraria ai principi del diritto europeo.

Le Conclusioni

La decisione in commento ha importanti implicazioni pratiche. Essa riafferma che la sovranità dello Stato che emette una condanna non può essere scavalcata. Uno Stato membro non può decidere di sua iniziativa di farsi carico dell’esecuzione di una pena inflitta da un altro Stato, anche se la persona condannata si trova sul suo territorio. Il meccanismo del reciproco riconoscimento è uno strumento di cooperazione, non di sostituzione. Per poter procedere al riconoscimento sentenza straniera e alla sua esecuzione, è indispensabile che vi sia una richiesta formale o, quantomeno, un consenso inequivocabile da parte dello Stato di emissione, garantendo così un’applicazione ordinata e rispettosa delle competenze giurisdizionali all’interno dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia europeo.

Uno Stato UE può decidere autonomamente di eseguire una sentenza penale di un altro Stato membro?
No. La Corte di Cassazione, sulla base di una recente sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ha stabilito che per il riconoscimento di una sentenza straniera è necessario il consenso dello Stato che ha emesso la condanna. Non è possibile un’esecuzione unilaterale.

Cosa succede se un tribunale italiano rifiuta di consegnare una persona sulla base di un mandato di arresto europeo?
Il rifiuto di consegnare una persona non autorizza automaticamente il tribunale italiano a eseguire la pena in Italia. La procedura per il riconoscimento della sentenza deve essere comunque attivata e richiede il consenso dello Stato di emissione, nel rispetto delle procedure previste dalla Decisione Quadro 2008/909/GAI.

Qual è il principio fondamentale che regola l’esecuzione delle pene tra Stati membri dell’UE?
Il principio fondamentale è quello del reciproco riconoscimento, che però si fonda sul consenso e sulla cooperazione. Come chiarito dalla sentenza, lo Stato di esecuzione non può “appropriarsi” del titolo esecutivo straniero, ma deve agire in accordo con lo Stato di emissione per tutelarne la sovranità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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