LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Riconoscimento sentenza straniera: limiti e procedure

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso del Procuratore Generale per il mancato riconoscimento di una sentenza penale svizzera. La decisione sottolinea che, in base agli accordi bilaterali, il riconoscimento di una sentenza straniera per effetti interni richiede una domanda espressa, non presentata nel caso di specie.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riconoscimento Sentenza Straniera: La Cassazione e gli Accordi Bilaterali

La cooperazione giudiziaria internazionale è un pilastro fondamentale per garantire l’efficacia della giustizia in un mondo globalizzato. Un aspetto cruciale di questa cooperazione è il riconoscimento sentenza straniera, ovvero la procedura che permette a una decisione giudiziaria emessa in un Paese di produrre effetti giuridici in un altro. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 18755/2025) chiarisce i presupposti procedurali specifici che regolano tale riconoscimento tra Italia e Svizzera, sottolineando l’importanza delle previsioni contenute negli accordi bilaterali.

Il Caso in Esame

I fatti riguardano la richiesta avanzata dal Procuratore generale presso la Corte di appello di Roma per il riconoscimento di una sentenza di condanna emessa dalle autorità giudiziarie svizzere nei confronti di una cittadina italiana. La richiesta aveva un duplice obiettivo:
1. Ottenere l’esecuzione della pena in Italia, secondo quanto previsto dalla Convenzione sul trasferimento delle persone condannate.
2. Ottenere il riconoscimento della sentenza anche per gli altri effetti penali previsti dalla legge italiana, ai sensi dell’art. 12 del codice penale.

La Decisione della Corte di Appello

La Corte di appello di Roma, tuttavia, non si è pronunciata nel merito della richiesta, dichiarando il “non luogo a provvedere”. Questa decisione è scaturita dal fatto che, nel corso della procedura, l’autorità svizzera aveva ritirato il certificato necessario per il trasferimento della persona condannata. Venendo meno il presupposto per l’esecuzione della pena in Italia, la Corte ha ritenuto che l’intera procedura fosse divenuta priva di oggetto.

Il Ricorso in Cassazione sul riconoscimento sentenza straniera

Il Procuratore generale ha impugnato tale ordinanza dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando una violazione di legge. Secondo il ricorrente, la Corte di appello avrebbe errato nel non considerare la seconda parte della richiesta, quella relativa al riconoscimento sentenza straniera ai fini dell’art. 12 c.p. Anche se l’esecuzione della pena in Italia non era più possibile, rimaneva l’interesse a far riconoscere la condanna per gli altri effetti giuridici che ne derivano nell’ordinamento italiano (come la recidiva, ad esempio).

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione fondata sull’interpretazione degli accordi internazionali specifici che legano Italia e Svizzera. I giudici hanno chiarito che la procedura per il riconoscimento di una sentenza svizzera ai fini interni italiani è disciplinata non solo dalle convenzioni generali, ma soprattutto dall’Accordo bilaterale tra i due Paesi del 10 settembre 1998.

L’articolo XXVII di tale Accordo stabilisce che la trasmissione di copie dei provvedimenti penali per consentire all’altro Stato di valutare “misure sul piano interno” avviene solo “su espressa domanda e per singoli casi”.

Nel caso specifico, la richiesta originaria era finalizzata al trasferimento della persona per l’esecuzione della pena. Non risultava agli atti, né era stato dedotto dal Procuratore ricorrente, che fosse mai stata formulata una distinta e “espressa domanda” alle autorità svizzere per ottenere la trasmissione della sentenza anche per le finalità di cui all’art. 12 c.p. Di conseguenza, in assenza del presupposto procedurale richiesto dall’accordo bilaterale (l’espressa domanda), la Corte di appello non poteva procedere al riconoscimento per fini diversi da quelli legati all’esecuzione della pena, la cui procedura si era ormai arenata. Il ricorso è stato quindi giudicato inammissibile.

Le Conclusioni: L’Importanza della Domanda Espressa

La sentenza ribadisce un principio fondamentale nella cooperazione giudiziaria: le procedure devono seguire pedissequamente quanto stabilito dai trattati e dagli accordi specifici. La decisione evidenzia che il riconoscimento sentenza straniera può avere finalità diverse, e per ciascuna di esse possono essere previsti iter procedurali distinti. Tra Italia e Svizzera, per il riconoscimento ai fini degli effetti penali interni, non è sufficiente una richiesta generica, ma è indispensabile una “espressa domanda” che specifichi tale finalità. Questa pronuncia serve da monito per gli operatori del diritto sull’importanza di formulare richieste complete e conformi alle norme convenzionali per evitare che le istanze vengano respinte per motivi procedurali.

Perché il ricorso del Procuratore generale è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la richiesta di riconoscimento della sentenza svizzera per gli effetti interni (ex art. 12 c.p.) non era supportata da una ‘espressa domanda’ inviata alle autorità svizzere, come specificamente richiesto dall’accordo bilaterale tra Italia e Svizzera.

Qual è il presupposto procedurale per il riconoscimento di una sentenza penale svizzera in Italia per fini interni?
Secondo la Corte di Cassazione e l’accordo bilaterale del 1998, è necessaria una ‘espressa domanda’ da parte dell’autorità giudiziaria italiana a quella svizzera, finalizzata ad ottenere la trasmissione della sentenza proprio per valutare l’adozione di misure sul piano interno.

Cosa aveva deciso la Corte di appello inizialmente?
La Corte di appello aveva dichiarato ‘non luogo a provvedere’ sulla richiesta di riconoscimento, poiché l’autorità svizzera aveva ritirato il certificato necessario per il trasferimento della persona condannata, facendo così venire meno l’oggetto principale della procedura (l’esecuzione della pena in Italia).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati