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Riconoscimento sentenza straniera e irreperibilità

La Corte di Cassazione ha annullato una decisione della Corte d’Appello che negava il riconoscimento di una sentenza penale austriaca per la presunta irreperibilità del condannato. La Suprema Corte ha chiarito che l’assenza dal territorio italiano, dovuta all’esecuzione della stessa pena in Austria, non costituisce irreperibilità e non può bloccare la procedura di riconoscimento della sentenza straniera, ordinando un nuovo esame del caso.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riconoscimento Sentenza Straniera: Quando l’Irreperibilità è Solo Apparente

Il riconoscimento di una sentenza straniera è un pilastro della cooperazione giudiziaria internazionale. Tuttavia, la procedura può arenarsi di fronte a ostacoli procedurali, come la presunta irreperibilità del condannato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 36081/2025) chiarisce un punto fondamentale: un’assenza giustificata dal territorio nazionale non equivale a irreperibilità. Il caso riguarda un cittadino austriaco, condannato nel suo paese, la cui assenza dall’Italia era dovuta proprio all’esecuzione di quella stessa pena.

I Fatti del Caso

Il Ministero della Giustizia italiano aveva richiesto alla Corte di Appello di Trieste il riconoscimento di una sentenza penale emessa in Austria contro un cittadino austriaco per reati di frode commerciale e lavoro nero. La Corte di Appello, tuttavia, dichiarava il ‘non luogo a provvedere’.

La ragione di tale decisione risiedeva nel fatto che il condannato era risultato irreperibile. Di conseguenza, secondo i giudici di merito, non era possibile dimostrare la sua presenza o dimora abituale nel distretto della Corte, un presupposto necessario per procedere con il riconoscimento. L’uomo, pur avendo i suoi interessi personali e lavorativi in Italia (specificamente a Udine), non si trovava sul territorio nazionale al momento delle ricerche.

La Decisione della Cassazione e il corretto approccio al riconoscimento della sentenza straniera

La difesa del condannato ha presentato ricorso in Cassazione, basandosi su due motivi principali:
1. L’errata valutazione della sua irreperibilità: la sua assenza era temporanea e dovuta all’esecuzione della pena in Austria.
2. La non conformità di alcuni reati austriaci con l’ordinamento italiano.

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo, considerandolo assorbente e sufficiente per annullare la sentenza. I giudici di legittimità hanno evidenziato come la Corte di Appello avesse basato la sua decisione su una documentazione incompleta, senza tenere conto di comunicazioni cruciali tra i Ministeri della Giustizia italiano e austriaco. Questi documenti avrebbero chiarito che l’assenza del ricorrente era nota e giustificata.

Di conseguenza, la Corte ha decretato l’annullamento della sentenza impugnata, rinviando il caso a un’altra sezione della Corte di Appello di Trieste per un nuovo giudizio che tenga conto di tutti gli elementi emersi.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si concentra sul ‘vizio di motivazione’ della sentenza di secondo grado. La Corte di Appello ha condotto una ‘incompleta disamina delle emergenze in atti’. In pratica, ha dichiarato l’irreperibilità senza considerare prove decisive che avrebbero imposto approfondimenti sia sulla rituale instaurazione del contraddittorio sia sulla sostanza della questione.

L’errore fondamentale è stato equiparare un’assenza motivata – l’esecuzione di una pena – a una condizione di irreperibilità legale. La Suprema Corte sottolinea che la documentazione disponibile, se correttamente valutata, avrebbe dimostrato che la ‘dimora abituale’ del soggetto era in Italia e che la sua assenza era solo temporanea e coatta. Decretare l’irreperibilità in tali circostanze ha significato non solo violare le norme procedurali, ma anche negare al ricorrente un giusto processo, basando una decisione su un presupposto fattuale errato.

Le Conclusioni

La sentenza offre importanti implicazioni pratiche per i casi di cooperazione giudiziaria. In primo luogo, ribadisce che i presupposti procedurali, come la dimora abituale, devono essere accertati con la massima diligenza, esaminando tutta la documentazione disponibile. In secondo luogo, chiarisce che l’assenza di una persona dal territorio nazionale, se giustificata da ragioni note all’autorità giudiziaria (come l’esecuzione di una pena all’estero), non può essere automaticamente considerata come ‘irreperibilità’.

Questa pronuncia rafforza il principio secondo cui le formalità procedurali non devono tradursi in un ostacolo insormontabile alla giustizia, specialmente in un contesto transnazionale. È dovere del giudice approfondire ogni elemento per garantire che la decisione sia fondata su una ricostruzione completa e corretta della realtà fattuale e giuridica.

Il riconoscimento di una sentenza straniera può essere negato se il condannato risulta assente dal territorio italiano?
Sì, può essere negato se non si dimostra la sua dimora abituale nel distretto della Corte. Tuttavia, come chiarisce questa sentenza, un’assenza temporanea e giustificata (come quella per scontare la pena all’estero) non può essere equiparata a una vera e propria irreperibilità legale.

Cosa ha sbagliato la Corte d’Appello in questo caso specifico?
La Corte d’Appello ha commesso un errore di valutazione basando la sua decisione di irreperibilità su una documentazione incompleta. Ha omesso di considerare atti che spiegavano le ragioni dell’assenza del condannato, giungendo a una conclusione errata e viziata nella motivazione.

Qual è la conseguenza della decisione della Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza della Corte di Appello e ha ordinato un nuovo processo (‘rinvio’) davanti a una diversa sezione della stessa Corte. Il nuovo giudice dovrà riesaminare il caso tenendo conto di tutta la documentazione per valutare correttamente se sussistono i presupposti per il riconoscimento della sentenza austriaca.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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