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Riconoscimento sentenza straniera: basta il certificato

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un condannato che contestava il riconoscimento di una sentenza belga in Italia, lamentando la mancata traduzione integrale del provvedimento. La Corte ha stabilito che, in base alla normativa speciale del D.Lgs. 161/2010, per il riconoscimento di una sentenza straniera emessa in ambito UE è sufficiente la traduzione del solo certificato standardizzato che l’accompagna, prevalendo questa disciplina su quella generale del codice di rito.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Riconoscimento sentenza straniera: sufficiente il certificato tradotto

Il tema del riconoscimento sentenza straniera all’interno dell’Unione Europea è cruciale per una cooperazione giudiziaria efficace. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione, la n. 33544 del 2025, ha fornito un chiarimento fondamentale sulle formalità necessarie per dare esecuzione in Italia a una condanna emessa da un altro Stato membro, stabilendo un principio di semplificazione procedurale.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla decisione di una Corte di Appello italiana di riconoscere una sentenza di condanna emessa da un tribunale belga a carico di un cittadino per i reati di associazione a delinquere e traffico di sostanze stupefacenti. Il riconoscimento era finalizzato a dare esecuzione alla pena detentiva in Italia, come previsto dal D.Lgs. n. 161 del 2010, che attua la Decisione quadro europea 2008/909/GAI.

La difesa del condannato ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando due principali obiezioni: la presunta incertezza sugli effetti concreti del riconoscimento e, soprattutto, la mancata acquisizione della traduzione integrale in italiano della sentenza belga.

Le Obiezioni della Difesa

Secondo il ricorrente, la decisione della Corte di Appello era viziata per due motivi:
1. Mancata indicazione degli effetti: La difesa lamentava che il provvedimento non specificasse in modo puntuale le conseguenze giuridiche derivanti dal riconoscimento della condanna estera.
2. Assenza di traduzione integrale: L’argomento centrale del ricorso era che, senza una traduzione completa della sentenza straniera, il giudice italiano non avrebbe potuto verificare adeguatamente i presupposti del riconoscimento, in particolare la corretta qualificazione giuridica dei reati. La difesa invocava l’applicazione delle norme generali del codice di procedura penale (artt. 730 e ss.), che prevedono tale obbligo.

L’analisi della Cassazione sul riconoscimento sentenza straniera

La Suprema Corte ha respinto entrambe le censure, giudicandole infondate, seppur per ragioni diverse. In primo luogo, ha chiarito che l’effetto del riconoscimento era palese: consentire l’esecuzione della pena in Italia, come esplicitamente previsto dall’art. 10 del D.Lgs. n. 161/2010, norma richiamata dalla stessa Corte di Appello.

La Traduzione del Certificato vs. la Sentenza Integrale

Il punto nevralgico della decisione riguarda l’obbligo di traduzione. La Cassazione ha sottolineato che la procedura in esame non è regolata dalle norme generali del codice, bensì dalla normativa speciale del D.Lgs. n. 161/2010. Questa legge, attuando una Decisione quadro UE, è stata creata proprio per snellire e accelerare la cooperazione giudiziaria tra Stati membri.

Ai sensi di questa normativa speciale (in particolare l’art. 12), l’obbligo di traduzione riguarda unicamente il certificato standard che deve accompagnare la sentenza, e non l’intera decisione. Questo certificato riassume tutti gli elementi essenziali della condanna, consentendo un esame rapido e agevole da parte dell’autorità giudiziaria dello Stato di esecuzione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha motivato la sua decisione sulla base del principio di specialità. Il D.Lgs. n. 161/2010, in quanto legge speciale che disciplina il reciproco riconoscimento delle sentenze penali nell’UE, prevale sulle disposizioni generali del codice di procedura penale. Il legislatore europeo, e di conseguenza quello italiano, ha volutamente creato un meccanismo basato sulla fiducia reciproca e sulla standardizzazione delle informazioni tramite il certificato, per superare le lungaggini burocratiche.

La possibilità di richiedere una traduzione integrale della sentenza o di sue parti esiste, ma solo come eccezione: qualora il certificato si riveli incompleto, manifestamente difforme dalla sentenza o insufficiente a decidere. Nel caso di specie, la difesa aveva formulato una richiesta generica, senza evidenziare specifiche criticità o dubbi che solo la lettura dell’intera sentenza avrebbe potuto sciogliere. Di conseguenza, la Corte di Appello ha agito correttamente applicando la regola generale, che impone la traduzione del solo certificato.

Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio in materia di cooperazione giudiziaria europea. Il meccanismo del riconoscimento sentenza straniera basato sul certificato è uno strumento di efficienza e fiducia reciproca. Salvo casi eccezionali di palese insufficienza informativa, non è necessario gravare la procedura con la traduzione integrale dei provvedimenti, garantendo così una maggiore celerità nell’esecuzione delle decisioni penali all’interno dello spazio di libertà, sicurezza e giustizia europeo.

Per il riconoscimento di una sentenza penale di un altro Stato UE in Italia è sempre necessaria la traduzione integrale della sentenza?
No. Secondo la Corte di Cassazione, in base alla normativa speciale del D.Lgs. 161/2010, di regola è sufficiente la traduzione del solo certificato standardizzato che accompagna la sentenza. La traduzione integrale può essere richiesta solo in via eccezionale, se il certificato risulta incompleto o insufficiente.

Quale normativa si applica per il riconoscimento delle sentenze penali UE in Italia?
Si applica la normativa speciale contenuta nel D.Lgs. n. 161 del 2010, che attua la Decisione quadro europea 2008/909/GAI. Questa disciplina prevale sulle norme generali previste dal codice di procedura penale in materia.

Cosa può fare il giudice italiano se il certificato che accompagna la sentenza straniera è poco chiaro?
Se il certificato è incompleto, manifestamente difforme dalla sentenza o comunque insufficiente per decidere sull’esecuzione, la Corte di Appello può chiedere allo Stato di emissione la trasmissione di un nuovo certificato o della sentenza (o di sue parti) tradotta in lingua italiana.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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