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Riciclaggio denaro: quando scatta il reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9915/2024, ha confermato la condanna per tentato riciclaggio denaro nei confronti di un soggetto trovato in aeroporto con oltre 2 milioni di euro in contanti, nascosti in valigia e destinati alla Cina. La Corte ha stabilito che, per configurare il reato, non è necessario un accertamento giudiziale del delitto presupposto, essendo sufficiente che la sua esistenza sia dimostrata tramite prove logiche, come l’ingente somma, le modalità di occultamento e l’assenza di una giustificazione plausibile.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Riciclaggio denaro: la prova del reato presupposto non richiede un processo a parte

Una recente sentenza della Corte di Cassazione getta luce su un aspetto cruciale del reato di riciclaggio denaro: la necessità di dimostrare l’esistenza del cosiddetto ‘delitto presupposto’. La pronuncia chiarisce che il possesso di un’enorme somma di contanti, occultata e senza una spiegazione plausibile, è sufficiente per affermare la responsabilità penale, anche se il reato da cui quel denaro proviene non è stato accertato con una sentenza definitiva. Analizziamo insieme questo importante caso.

I Fatti del Caso: Oltre Due Milioni di Euro in Valigia

La vicenda ha inizio presso un importante aeroporto italiano. Un uomo, in procinto di imbarcarsi su un volo per la Cina, viene fermato per un controllo. All’interno delle sue due valigie da stiva, le autorità scoprono una somma sbalorditiva: 2.067.900,00 euro in contanti. Il denaro non era semplicemente riposto nei bagagli, ma meticolosamente occultato all’interno di diverse buste di plastica sigillate. Le valigie, inoltre, erano prive di qualsiasi effetto personale.

Sia in primo grado che in appello, l’uomo viene condannato per il reato di tentato riciclaggio. La difesa, tuttavia, presenta ricorso in Cassazione, basando la sua argomentazione su un punto fondamentale: non essendo stato individuato e provato con certezza il reato specifico da cui proveniva quell’ingente somma (il ‘delitto presupposto’), non si poteva affermare la sua responsabilità per riciclaggio.

La Questione Giuridica sul riciclaggio denaro

Il cuore del problema legale ruotava attorno a questa domanda: per condannare una persona per riciclaggio, è indispensabile che un altro giudice, in un altro processo, abbia già emesso una sentenza di condanna per il reato (es. evasione fiscale, traffico di stupefacenti, ecc.) che ha generato quel denaro ‘sporco’?

La difesa sosteneva di sì, evidenziando come la Corte d’Appello avesse erroneamente affermato che la condotta integrasse il riciclaggio ‘nonostante non sia stato identificato con precisione il reato presupposto’. Secondo il ricorrente, questa affermazione violava i principi fondamentali del diritto, poiché la provenienza illecita del denaro è un elemento costitutivo del reato di riciclaggio e deve essere dimostrata.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e confermando la condanna. I giudici hanno chiarito un principio consolidato in giurisprudenza, correggendo solo parzialmente l’impostazione verbale della sentenza d’appello.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che, sebbene sia vero che il delitto presupposto sia un elemento essenziale del riciclaggio denaro, non è richiesto il suo ‘accertamento giudiziale’. In altre parole, non è necessaria una sentenza passata in giudicato che attesti la commissione del reato originario, né l’individuazione dei suoi autori.

Il giudice che si occupa del riciclaggio può e deve affermare l’esistenza del delitto presupposto attraverso prove logiche e sulla base di elementi fattuali concreti. Nel caso specifico, il giudice di primo grado aveva correttamente individuato la fonte del denaro in un reato di natura fiscale, finalizzato a sfuggire al tracciamento dei trasferimenti di valuta.

Gli elementi che, nel loro insieme, hanno costituito prova logica della provenienza illecita erano inequivocabili:
1. L’enorme quantità di denaro: Oltre due milioni di euro in contanti sono una somma anomala e ingiustificabile per un normale cittadino.
2. Le modalità di occultamento: Il denaro era sigillato in buste di plastica, un metodo tipico per nascondere e trasportare proventi illeciti.
3. L’assenza di effetti personali: Le valigie contenevano solo denaro, indicando che il loro unico scopo era il trasporto clandestino di valuta.
4. La mancanza di una giustificazione plausibile: L’imputato non è stato in grado di fornire alcuna spiegazione credibile sulla provenienza di tale somma.

Questi fattori, combinati, creano un quadro indiziario così forte da rendere certa, sul piano logico, la provenienza delittuosa del denaro, integrando così tutti gli elementi del reato di riciclaggio.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio di fondamentale importanza pratica nella lotta al crimine economico. Se fosse necessario attendere la conclusione di un processo per il reato presupposto, le maglie della giustizia si allargherebbero a dismisura, rendendo di fatto quasi impossibile punire i riciclatori. La decisione conferma che la responsabilità per riciclaggio può essere affermata autonomamente, basandosi su un solido impianto di prove logiche e indiziarie che non lasciano dubbi sulla natura ‘sporca’ del denaro. Chi viene trovato in possesso di ingenti somme di contante, nascoste e senza una valida giustificazione, rischia una condanna per riciclaggio, poiché tali circostanze sono di per sé sufficienti a dimostrare l’origine illecita dei fondi.

È necessario che il reato presupposto sia stato accertato con una sentenza per poter condannare per riciclaggio?
No. Secondo la sentenza, non è richiesto l’accertamento giudiziale (cioè una condanna definitiva) del delitto presupposto. Il giudice può affermarne l’esistenza attraverso prove logiche basate sui fatti e sulle circostanze del caso.

Quali elementi possono dimostrare la provenienza illecita del denaro nel reato di riciclaggio?
La provenienza illecita può essere dimostrata da un insieme di elementi, tra cui: l’ingente quantità di denaro contante, le particolari modalità di occultamento (es. buste sigillate), l’assenza di una giustificazione plausibile sulla sua origine e le circostanze anomale del trasporto (es. in valigie senza effetti personali).

Il solo possesso di una grande quantità di denaro contante è sufficiente per una condanna per riciclaggio?
La sentenza chiarisce che il solo dato quantitativo, sebbene rilevante, non è di per sé sufficiente per fondare un’imputazione. Tuttavia, se a questo si aggiungono altre circostanze dimostrative della provenienza illecita (come l’occultamento e l’assenza di giustificazioni), si può configurare la responsabilità penale per ricettazione o riciclaggio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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