Richiesta di Rimessione: Quando Viene Dichiarata Inammissibile?
La richiesta di rimessione è uno strumento eccezionale previsto dal nostro ordinamento per garantire che un processo si svolga in un clima sereno e imparziale. Tuttavia, la sua presentazione è soggetta a requisiti formali e sostanziali molto stringenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come il mancato rispetto di tali requisiti porti inevitabilmente a una dichiarazione di inammissibilità, con conseguenze economiche per il richiedente. Analizziamo insieme il caso.
I Fatti del Caso
Una cittadina, coinvolta in un procedimento penale presso un Tribunale di primo grado, presentava alla Corte di Cassazione un’istanza per ottenere la rimessione del processo. Con questo atto, chiedeva che il giudizio venisse trasferito ad un’altra sede giudiziaria, presumibilmente sostenendo l’esistenza di circostanze ambientali tali da compromettere il regolare svolgimento del dibattimento. La Corte, tuttavia, ha esaminato l’istanza e l’ha rigettata senza neppure entrare nel merito delle ragioni addotte.
I Vizi della Richiesta di Rimessione
La decisione della Cassazione si è fondata su due vizi procedurali e di merito che hanno reso la richiesta di rimessione irricevibile. In primo luogo, è emerso un vizio di natura formale: la richiedente non aveva notificato l’istanza alle altre parti del processo entro il termine perentorio di sette giorni dal suo deposito in cancelleria, come invece prescritto dall’articolo 46 del codice di procedura penale. Questo adempimento è fondamentale per garantire il contraddittorio, permettendo a tutte le parti di essere a conoscenza della richiesta e di presentare le proprie osservazioni.
In secondo luogo, la Corte ha rilevato un vizio sostanziale. Le motivazioni a sostegno della richiesta sono state giudicate ‘vaghe e interminate’, ovvero generiche e non supportate da elementi concreti. Secondo i giudici, le circostanze descritte non erano idonee a dimostrare l’esistenza di una ‘situazione locale’ capace di turbare effettivamente lo svolgimento del processo.
Le Motivazioni della Cassazione
La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha ribadito due principi fondamentali in materia. Primo, il rispetto delle regole procedurali, come la notifica alle controparti, non è un mero formalismo ma una garanzia essenziale del giusto processo. La sua omissione rende l’atto di per sé inammissibile. Secondo, chi richiede la rimessione ha l’onere di allegare e provare l’esistenza di fatti specifici e concreti che dimostrino un reale pericolo per la serenità e l’imparzialità del giudizio. Non sono sufficienti mere supposizioni, lamentele generiche o circostanze vaghe per giustificare lo spostamento di un processo.
Sulla base di queste considerazioni, la Corte ha dichiarato l’inammissibilità della richiesta. Di conseguenza, ha condannato la richiedente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, sanzionando così l’uso improprio di questo strumento processuale.
Le Conclusioni
Questa pronuncia sottolinea l’importanza di affidarsi a una difesa tecnica competente nella redazione di atti processuali complessi come la richiesta di rimessione. L’ordinanza serve da monito: non solo è necessario avere valide ragioni di merito, ma è altrettanto cruciale rispettare scrupolosamente ogni singolo passaggio procedurale previsto dalla legge. In caso contrario, l’istanza è destinata a fallire, con l’ulteriore aggravio di una condanna economica per il proponente.
Entro quale termine va notificata la richiesta di rimessione alle altre parti?
La richiesta di rimessione, come specificato dall’art. 46 del codice di procedura penale, deve essere notificata alle altre parti entro il termine di sette giorni dal suo deposito presso la cancelleria del giudice.
Quali sono le conseguenze se una richiesta di rimessione è basata su motivi vaghi e indeterminati?
Se la richiesta si fonda su circostanze vaghe e indeterminate, non idonee a configurare una reale situazione locale di turbamento del processo, viene dichiarata inammissibile perché priva dei requisiti sostanziali richiesti dalla legge.
Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di una richiesta di rimessione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del richiedente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver attivato inutilmente la giurisdizione di legittimità.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 35981 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 35981 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 20/09/2024
ORDINANZA
vista la richiesta di rimessione proposta da: COGNOME NOME nato a UDINE il DATA_NASCITA
avverso il provvedimento del 08/05/2024 del TRIBUNALE di TRIESTE
dato avviso alle parti; udita la relazione svolta dal Presidente NOME COGNOME;
Ritenuto che la richiesta di rimessione non è stata notificata, a cura del richiedente, alle altre parti nel termine di sette giorni dal suo deposito presso la Cancelleria del Giudice, come richiesto dall’art. 46 cod. proc. pen.;
ritenuto per altro verso che la richiesta di rimessione rappresenta circostanze vaghe e interminate che non risultano idonee a configurare l’esistenza di una situazione locale atta a turbare lo svolgimento del processo ritenuto che, pertanto, la richiesta va dichiarata inammissibile con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende (Sez. 5, n. 33226 del 16/04/2019, Rv. 276929).
P.Q.M.
Dichiara inammissibile la richiesta e condanna la richiedente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
Così deciso il 20 settembre 2024
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