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Richiesta di interrogatorio: quando è valida?

La Corte di Cassazione ha stabilito che una generica richiesta di ‘essere ascoltato’ da parte dell’indagato non equivale a una valida richiesta di interrogatorio ai sensi dell’art. 415 bis c.p.p. Di conseguenza, il mancato svolgimento dell’atto non comporta la nullità del successivo decreto di citazione a giudizio. La Corte ha annullato la decisione della Corte d’Appello che, interpretando estensivamente la volontà dell’imputato, aveva dichiarato la nullità degli atti processuali.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Richiesta di interrogatorio: la chiarezza è un requisito essenziale

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 10747/2025) offre un importante chiarimento sui requisiti formali e sostanziali della richiesta di interrogatorio da parte dell’indagato. All’esito della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari ex art. 415 bis c.p.p., l’indagato ha la facoltà di chiedere di essere interrogato dal Pubblico Ministero. Ma cosa succede se tale richiesta è formulata in modo generico? La Corte ha stabilito che una semplice manifestazione di disponibilità ad ‘essere ascoltato’ non è sufficiente a far sorgere l’obbligo per il P.M. di procedere, e il suo mancato espletamento non determina la nullità degli atti successivi. Analizziamo insieme la vicenda processuale e le motivazioni della Corte.

I fatti di causa

Il caso trae origine da un procedimento per il reato di diffamazione (art. 595 c.p.). In primo grado, l’imputato era stato condannato dal Tribunale. Successivamente, la Corte d’Appello, accogliendo il ricorso della difesa, aveva dichiarato la nullità del decreto di citazione a giudizio e di tutti gli atti conseguenti. La ragione di tale annullamento risiedeva nel fatto che il Pubblico Ministero non aveva proceduto all’interrogatorio dell’allora indagato, nonostante quest’ultimo, dopo aver ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini, avesse presentato un’istanza in cui chiedeva di ‘essere ascoltato per i fatti contestati’.

Contro questa decisione, la parte civile, un’importante società del settore automobilistico, ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che la richiesta dell’indagato fosse troppo generica e non potesse essere considerata una formale e inequivocabile richiesta di interrogatorio.

La decisione della Corte e i requisiti della richiesta di interrogatorio

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della parte civile, annullando la sentenza della Corte d’Appello. Il punto centrale della decisione riguarda l’interpretazione della volontà espressa dall’indagato. Secondo i Giudici di legittimità, la facoltà concessa dall’art. 415 bis c.p.p. costituisce un diritto potestativo, il cui esercizio deve però manifestarsi in modo chiaro e specifico.

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: sebbene non siano richieste formule sacramentali, l’istanza deve esprimere in maniera ‘esplicita ed inequivocabile’ la volontà di essere sottoposti a interrogatorio. Una generica disponibilità ad ‘essere ascoltato’, come nel caso di specie, non è sufficiente. Tale espressione, infatti, non consente di distinguere se l’indagato intenda rendere spontanee dichiarazioni, essere confrontato, o esercitare il proprio specifico diritto all’interrogatorio formale.

Le motivazioni della Sentenza

La motivazione della Corte si fonda sul dovere di lealtà processuale e sulla necessità di evitare abusi del processo. Consentire che una richiesta ambigua possa causare la nullità di un intero procedimento comporterebbe un’indebita regressione e un appesantimento del sistema giudiziario. La richiesta di interrogatorio, per essere valida, deve essere ‘chiara e agevolmente riconoscibile’.

La Corte ha specificato che la manifestazione da parte dell’indagato di una ‘generica disponibilità ad essere ascoltato’ non può costituire l’esercizio del diritto potestativo di chiedere l’interrogatorio. Di conseguenza, il mancato svolgimento dello stesso da parte del pubblico ministero non dà luogo ad alcuna ipotesi di nullità. La decisione della Corte d’Appello, annullando il decreto di citazione, è stata quindi ritenuta illegittima.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza sottolinea l’importanza della precisione e della chiarezza nella redazione degli atti difensivi. Per i difensori, l’insegnamento è chiaro: la richiesta di interrogatorio deve essere formulata in termini espliciti, utilizzando la terminologia corretta (‘si chiede di essere sottoposto a interrogatorio’) per non lasciare adito a dubbi interpretativi. Una formulazione vaga non solo non raggiungerà lo scopo desiderato, ma non potrà nemmeno essere utilizzata, in seguito, come motivo di nullità degli atti processuali. La lealtà e la chiarezza processuale sono valori che la giurisprudenza intende tutelare per garantire l’efficienza e la correttezza del procedimento penale.

Una richiesta generica di ‘essere ascoltato’ è sufficiente per obbligare il Pubblico Ministero a svolgere l’interrogatorio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la manifestazione di una generica disponibilità ad essere ascoltato non costituisce l’esercizio del diritto di chiedere l’interrogatorio e, pertanto, non obbliga il P.M. a procedere.

Cosa succede se il Pubblico Ministero omette l’interrogatorio a seguito di una richiesta non chiara?
Se la richiesta non è chiara, esplicita e inequivocabile, l’omissione dell’interrogatorio da parte del P.M. non determina la nullità del successivo decreto di citazione a giudizio o degli altri atti del procedimento.

Quali sono i requisiti di una valida richiesta di interrogatorio ai sensi dell’art. 415 bis c.p.p.?
La richiesta, pur non necessitando di formule sacramentali, deve essere espressa in maniera ‘chiara e agevolmente riconoscibile’. Deve manifestare in modo esplicito e inequivocabile la volontà dell’indagato di essere sottoposto a un formale interrogatorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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