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Ricettazione assegno falso: assoluzione dopo abolitio

Un soggetto, condannato per ricettazione di un assegno falso, è stato definitivamente assolto dalla Corte di Cassazione. La decisione si fonda sul principio che la ricettazione assegno falso non è configurabile se il reato presupposto di falso in scrittura privata è stato depenalizzato prima che la ricettazione venisse commessa. La Corte ha quindi annullato la condanna perché il fatto non sussiste.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Ricettazione Assegno Falso: Quando il Reato Non Sussiste più

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale in materia di ricettazione assegno falso, stabilendo che non si può essere condannati per tale reato se la falsificazione dell’assegno, ovvero il reato presupposto, non è più considerata un crimine dalla legge al momento della ricezione. Questa decisione sottolinea l’importanza del principio di legalità e delle conseguenze derivanti dalla depenalizzazione di alcune fattispecie di reato.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dalla condanna di un uomo, emessa prima dal Tribunale e poi confermata dalla Corte d’Appello, per il reato di ricettazione di un assegno falsificato. L’imputato aveva ricevuto il titolo in un’epoca successiva al 24 ottobre 2017. Contro la sentenza di secondo grado, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, basando la sua argomentazione su un unico, ma decisivo, motivo di diritto.

Il Motivo del Ricorso: L’Impatto dell’Abolitio Criminis

L’avvocato dell’imputato ha sostenuto che la condanna fosse illegittima a causa dell’intervenuta abolitio criminis del reato di falso in scrittura privata, originariamente punito dall’art. 485 del codice penale. Tale reato è stato infatti abrogato dal Decreto Legislativo n. 7 del 15 gennaio 2016. La difesa ha evidenziato che, poiché la ricezione dell’assegno era avvenuta nel 2017, ovvero dopo la depenalizzazione del reato di falso, mancava il presupposto fondamentale per configurare il delitto di ricettazione: l’esistenza di un delitto a monte da cui provenisse il bene.

Le Motivazioni della Cassazione: La Ricettazione Assegno Falso e il Reato Presupposto

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente la tesi difensiva, ritenendo il ricorso fondato. I giudici hanno ribadito un orientamento già espresso in precedenza, secondo cui la ricezione di assegni falsificati (con clausola di non trasferibilità) non integra il reato di ricettazione se la condotta è posta in essere dopo l’entrata in vigore della legge di depenalizzazione.

Il punto centrale della decisione è che la rilevanza dell’abolitio criminis del reato presupposto deve essere valutata al momento in cui viene commessa la ricettazione. Nel caso di specie, il reato di ricettazione è stato contestato come consumato in un’epoca successiva alla depenalizzazione del falso in scrittura privata. Di conseguenza, nel momento in cui l’imputato ha ricevuto l’assegno, la condotta che aveva generato quel bene (la falsificazione) non costituiva più reato. Venendo meno il delitto presupposto, viene meno anche il delitto conseguente di ricettazione.

Le Conclusioni: Conseguenze Pratiche della Decisione

La Suprema Corte ha quindi annullato la sentenza di condanna senza rinvio, con la formula “perché il fatto non sussiste”. Questa pronuncia ha importanti implicazioni pratiche: chiarisce che per la sussistenza del reato di ricettazione non è sufficiente che il bene provenga da un fatto storicamente illecito, ma è necessario che tale fatto costituisca un delitto secondo la legge in vigore al momento della ricezione del bene stesso. La decisione rafforza il principio di stretta legalità e offre un’importante tutela per situazioni in cui le modifiche normative trasformano in lecito ciò che prima era reato, con effetti a catena su reati collegati come, appunto, la ricettazione.

È ancora reato ricevere un assegno falsificato?
Non sempre. Secondo questa sentenza, se la condotta di ricettazione è posta in essere dopo che il reato presupposto di falso in scrittura privata (art. 485 c.p.) è stato depenalizzato, allora la ricezione dell’assegno non costituisce il reato di ricettazione, perché manca il delitto a monte.

Cosa significa ‘abolitio criminis’ e che effetto ha sul reato di ricettazione?
‘Abolitio criminis’ indica che una legge ha eliminato una specifica figura di reato. Il suo effetto sulla ricettazione è diretto: se il reato da cui proviene un bene viene depenalizzato prima che il bene venga ricevuto, la ricettazione non può essere punita, poiché manca la sua condizione essenziale, cioè la provenienza da un delitto.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna senza rinvio, stabilendo che ‘il fatto non sussiste’. Questo significa che l’imputato è stato definitivamente assolto perché, a seguito delle modifiche legislative, la sua condotta non era più considerata un reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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