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Revoca sequestro preventivo: la procedura corretta

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di inammissibilità di un appello, chiarendo la procedura esatta per la richiesta di revoca sequestro preventivo. La sentenza stabilisce che l’istanza va presentata al Pubblico Ministero, che, in caso di parere contrario, la trasmette al Giudice per le indagini preliminari per la decisione. L’eventuale provvedimento di rigetto del giudice è legittimamente appellabile dall’indagato, e un errore del tribunale nel valutare tale procedura comporta l’annullamento della sua decisione.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca Sequestro Preventivo: La Procedura Corretta Spiegata dalla Cassazione

La richiesta di revoca sequestro preventivo è un momento cruciale nel procedimento penale, dove la precisione procedurale è fondamentale per la tutela dei diritti della difesa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha annullato una decisione di merito che aveva erroneamente dichiarato inammissibile un appello, fornendo un’importante lezione sull’iter corretto da seguire. Questo caso evidenzia come un’errata interpretazione delle norme procedurali da parte di un tribunale possa essere censurata in sede di legittimità, ripristinando il giusto corso della giustizia.

I Fatti di Causa

La vicenda ha origine da un provvedimento di sequestro preventivo emesso dal Giudice per le indagini preliminari (GIP) del Tribunale di Macerata ai danni di una ditta individuale. Il difensore dell’indagato, seguendo la procedura, presentava un’istanza di dissequestro di un conto corrente direttamente al Pubblico Ministero (PM).

Il PM, esprimendo parere negativo, trasmetteva l’istanza e gli atti al GIP, il quale, concordando con il PM, rigettava la richiesta. Contro questa decisione, la difesa proponeva appello. Sorprendentemente, il Tribunale di Macerata dichiarava l’appello inammissibile, sostenendo che la difesa avesse seguito una procedura errata, presentando l’istanza ‘erroneamente’ al GIP e non al PM. Il Tribunale considerava nullo il provvedimento del GIP in quanto emesso da un ‘giudice funzionalmente incompetente’.

L’Importanza della Corretta Procedura per la Revoca Sequestro Preventivo

La Corte di Cassazione, investita del ricorso, ha completamente ribaltato la decisione del Tribunale, accogliendo le doglianze della difesa. L’analisi della Suprema Corte si è concentrata sulla corretta interpretazione degli articoli 321 e 322-bis del codice di procedura penale, che disciplinano appunto la richiesta di revoca e il relativo mezzo di impugnazione.

Le motivazioni

La Corte ha chiarito, senza lasciare spazio a dubbi, che la procedura seguita dal difensore era stata impeccabile. L’articolo 321, comma 3, del codice di procedura penale stabilisce che la richiesta di revoca del sequestro preventivo deve essere presentata al Pubblico Ministero. Quest’ultimo, se non ritiene di accoglierla, la trasmette con il proprio parere al giudice competente per la decisione. Questo è esattamente ciò che era accaduto nel caso di specie. Di conseguenza, il GIP era pienamente competente a decidere sull’istanza dopo aver ricevuto gli atti dal PM.

Successivamente, una volta che il GIP ha rigettato l’istanza, si apre per la difesa la via dell’appello, come previsto dall’articolo 322-bis del codice di procedura penale. L’indagato ha quindi legittimamente proposto appello avverso il provvedimento del GIP. La declaratoria di inammissibilità del Tribunale si è dunque basata su un presupposto giuridico palesemente errato, ovvero l’idea che la difesa avesse sbagliato l’organo a cui indirizzare la richiesta iniziale, un errore di fatto e di diritto. La Cassazione ha sottolineato che l’esame degli atti confermava in modo inequivocabile la correttezza dell’operato della difesa.

Le conclusioni

La sentenza rappresenta un importante promemoria sull’importanza del rigore procedurale, non solo per le parti ma anche per gli stessi organi giudicanti. Un errore di valutazione su una norma procedurale può precludere ingiustamente l’accesso a un grado di giudizio, violando il diritto di difesa. Annullando con rinvio l’ordinanza, la Corte di Cassazione ha riaffermato il principio secondo cui il rispetto delle forme previste dalla legge è la prima garanzia di un processo giusto. La decisione impone al Tribunale di Macerata di riesaminare l’appello nel merito, garantendo all’indagato la possibilità di far valere le proprie ragioni, precedentemente negata a causa di un’interpretazione procedurale errata.

A chi va presentata l’istanza di revoca del sequestro preventivo?
L’istanza deve essere presentata al Pubblico Ministero, come previsto dall’articolo 321, comma terzo, del codice di procedura penale.

Cosa succede se il Pubblico Ministero esprime parere contrario alla revoca?
Se il Pubblico Ministero ritiene che l’istanza debba essere respinta, la trasmette, unitamente al suo parere negativo, al giudice per le indagini preliminari, che è l’organo competente per la decisione.

È legittimo appellare la decisione del giudice che rigetta la revoca del sequestro?
Sì, l’indagato può proporre appello avverso il provvedimento del giudice per le indagini preliminari che rigetta la richiesta di revoca, conformemente a quanto disposto dall’articolo 322-bis del codice di procedura penale. La declaratoria di inammissibilità di tale appello basata su un presunto errore procedurale, quando la procedura è stata invece rispettata, è illegittima.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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