LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Revoca confisca prevenzione: appello, non cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 3697/2024, ha stabilito che per le istanze di revoca confisca prevenzione relative a misure disposte prima del 2011, il rimedio corretto non è il ricorso per cassazione, ma l’appello. La Corte ha riqualificato l’impugnazione e ha trasmesso gli atti alla Corte d’Appello competente, basando la decisione sulla normativa applicabile ratione temporis (Legge n. 1423/1956) e non sul più recente Codice Antimafia.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca confisca prevenzione: la Cassazione chiarisce il rimedio corretto

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 3697/2024) ha affrontato un’importante questione procedurale riguardante la revoca confisca prevenzione. La decisione chiarisce quale sia il corretto mezzo di impugnazione contro un provvedimento che nega la revoca di una confisca disposta prima dell’entrata in vigore del Codice Antimafia del 2011. La Corte ha stabilito che, in questi casi, si deve proporre appello e non ricorso per cassazione.

I fatti del caso: la richiesta di revoca della confisca

La vicenda trae origine da un procedimento di prevenzione avviato prima del 2011 nei confronti dei nonni e dei genitori degli attuali ricorrenti. Tale procedimento si era concluso con un provvedimento di confisca di un bene immobile, divenuto definitivo nel 2013. La misura era stata motivata sulla base della presunta pericolosità sociale dei soggetti, ritenuti ‘abitualmente dediti a traffici delittuosi’ secondo la Legge n. 1423 del 1956.

Nel 2022, gli eredi hanno presentato un’istanza per ottenere la revoca della confisca. La loro richiesta si fondava su una successiva sentenza della Corte Costituzionale (n. 24/2019), che aveva dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma sulla base della quale era stata affermata la pericolosità sociale dei loro familiari.

Il Tribunale di Pescara, tuttavia, aveva respinto la richiesta, sostenendo che la misura di prevenzione si basava anche su altre categorie di pericolosità sociale non toccate dalla pronuncia della Consulta. Contro questa decisione, i ricorrenti hanno proposto direttamente ricorso per cassazione.

La questione procedurale sulla revoca confisca prevenzione

Il nodo centrale esaminato dalla Corte di Cassazione non è stato il merito della richiesta di revoca, ma un aspetto puramente procedurale: qual è il rimedio corretto contro la decisione del Tribunale? La risposta dipende dalla legge applicabile al momento in cui la misura di prevenzione è stata originariamente disposta.

La Corte ha osservato che il procedimento di prevenzione era iniziato in un’epoca antecedente al 13 ottobre 2011, data di entrata in vigore del D.Lgs. n. 159/2011 (il ‘Codice Antimafia’). Di conseguenza, in virtù del principio tempus regit actum e delle norme transitorie, la disciplina di riferimento non è quella attuale (art. 28 del Codice Antimafia), ma quella prevista dalla precedente Legge n. 1423 del 1956.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

Sulla base di una lettura logico-sistematica della vecchia normativa, e in particolare dell’art. 7 della Legge n. 1423/1956, la giurisprudenza consolidata ha da tempo stabilito che avverso il provvedimento che decide su un’istanza di revoca o modifica di una misura di prevenzione è esperibile l’appello, non il ricorso per cassazione. La Corte ha spiegato che questa soluzione garantisce un riesame completo della situazione, in linea con la natura dell’istituto della revoca, che opera rebus sic stantibus e consente una nuova valutazione delle condizioni che avevano originariamente giustificato la misura ablativa.

Il ricorso diretto per cassazione è previsto per le decisioni sulla revoca della confisca solo per i procedimenti regolati dal nuovo Codice Antimafia. Applicare tale rimedio a un caso disciplinato dalla legge precedente sarebbe stato un errore procedurale.

Conclusioni: la riqualificazione dell’impugnazione

In conclusione, la Corte di Cassazione ha agito in conformità con i principi procedurali. Non potendo esaminare nel merito il ricorso, lo ha ‘riqualificato’ come appello. Questo significa che l’impugnazione non è stata dichiarata inammissibile, ma è stata correttamente indirizzata all’organo giudiziario competente. Di conseguenza, gli atti del procedimento sono stati trasmessi alla Corte d’Appello de L’Aquila, che dovrà ora pronunciarsi sulla richiesta di revoca della confisca. Questa ordinanza ribadisce l’importanza cruciale di individuare la corretta normativa applicabile ratione temporis per non incorrere in errori procedurali che possono ritardare la decisione nel merito.

Qual è il rimedio corretto contro una decisione che nega la revoca di una confisca di prevenzione disposta prima del 13 ottobre 2011?
Il rimedio corretto è l’appello dinanzi alla Corte d’Appello competente, come previsto dalla Legge n. 1423 del 1956, e non il ricorso diretto per cassazione.

Perché in questo caso si applica la vecchia Legge del 1956 e non il più recente Codice Antimafia del 2011?
Si applica la legge del 1956 perché il procedimento di prevenzione che ha portato alla confisca è stato avviato prima del 13 ottobre 2011, data di entrata in vigore del Codice Antimafia. Le norme transitorie del nuovo codice prevedono che i procedimenti già in corso a quella data continuino a essere disciplinati dalla normativa precedente.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte di Cassazione non ha deciso sul merito della richiesta di revoca. Ha invece riqualificato l’impugnazione da ‘ricorso per cassazione’ in ‘appello’ e ha ordinato la trasmissione degli atti alla Corte d’Appello de L’Aquila, che sarà il giudice competente a decidere sulla questione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati