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Rettifica errore pena: appello inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Procuratore Generale volto a correggere un errore materiale in una sentenza di patteggiamento. Un giudice aveva omesso di applicare la pena pecuniaria (multa) concordata tra le parti, limitandosi alla pena detentiva. La Suprema Corte ha chiarito che lo strumento corretto per questo tipo di correzione non è l’impugnazione, ma la procedura di rettifica errore materiale pena prevista dall’art. 130 c.p.p., da attivare presso lo stesso giudice che ha emesso la sentenza.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore nella Pena Concordata? La Cassazione Chiarisce: Non si fa Appello

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 15151 del 2024, affronta un’importante questione procedurale: cosa fare quando un giudice, in una sentenza di patteggiamento, commette un errore omettendo una parte della pena concordata? La risposta della Suprema Corte è netta e fornisce una guida chiara agli operatori del diritto, sottolineando la differenza tra l’impugnazione e la rettifica errore materiale pena. Questo principio è fondamentale per garantire l’efficienza e la correttezza del processo penale.

I fatti del caso

Il caso nasce da una sentenza emessa dal Giudice dell’udienza preliminare (GUP) del Tribunale di Verona. A seguito di un accordo di patteggiamento tra l’imputato e la Procura, il giudice aveva applicato una pena di due anni di reclusione per il reato di rapina aggravata. Tuttavia, l’accordo tra le parti prevedeva non solo la pena detentiva, ma anche una pena pecuniaria (una multa). Nel redigere la sentenza, il giudice ha omesso di includere nel dispositivo la sanzione della multa, nonostante questa fosse presente sia nella richiesta di patteggiamento che nella motivazione della stessa sentenza.

Il ricorso del Procuratore Generale

Ritenendo la sentenza errata, il Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Venezia ha proposto ricorso per cassazione. L’unico motivo del ricorso era proprio la mancata applicazione della pena pecuniaria, con la richiesta di correggere la sentenza per renderla conforme all’accordo originario. In sostanza, si chiedeva alla Corte di Cassazione di aggiungere la multa omessa dal primo giudice.

La rettifica errore materiale pena secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno spiegato che l’impugnazione non è lo strumento corretto per risolvere un’incongruenza di questo tipo. Il potere della Corte di Cassazione di rettificare gli errori materiali, previsto dall’articolo 619 del codice di procedura penale, può essere esercitato solo se il ricorso è, prima di tutto, ammissibile per altri motivi validi (elencati nell’art. 606 c.p.p.).

Un ricorso proposto al solo ed esclusivo fine di ottenere la correzione di un errore nella specie o nella quantità della pena non rientra tra i motivi di impugnazione ammessi. Di conseguenza, essendo questo l’unico fondamento del ricorso del Procuratore, esso è stato dichiarato inammissibile.

Le motivazioni

La Corte ha ribadito un principio consolidato: quando vi è una discrasia tra la motivazione (dove la volontà del giudice emerge chiaramente) e il dispositivo (la decisione finale), dovuta a un palese errore materiale, lo strumento processuale adeguato è la procedura di correzione dell’errore materiale prevista dall’articolo 130 del codice di procedura penale. Questa procedura permette allo stesso giudice che ha emesso il provvedimento di correggerlo, d’ufficio o su richiesta di parte, senza bisogno di un’impugnazione a un grado superiore di giudizio.

L’appello o il ricorso per cassazione sono rimedi pensati per contestare vizi sostanziali della decisione (es. errata applicazione della legge, vizi di motivazione), non per sanare semplici sviste o omissioni. Permettere un’impugnazione per la sola rettifica errore materiale pena significherebbe abusare di uno strumento processuale, appesantendo inutilmente il sistema giudiziario per un problema risolvibile in modo più semplice e rapido.

Conclusioni

La sentenza in esame offre una lezione pratica di grande importanza. In caso di errori materiali evidenti in una sentenza, come l’omissione di una pena pecuniaria concordata in un patteggiamento, la via da seguire non è quella dell’impugnazione. La parte interessata deve invece attivare la procedura di correzione dell’errore materiale presso il medesimo giudice che ha pronunciato la sentenza. Questa decisione rafforza i principi di economia processuale e corretto utilizzo degli strumenti giuridici, evitando che le corti superiori vengano investite di questioni che possono e devono essere risolte a un livello inferiore.

Cosa succede se un giudice omette di applicare una parte della pena concordata in un patteggiamento?
La sentenza deve essere corretta. Tuttavia, secondo la Cassazione, lo strumento corretto non è l’impugnazione, ma la procedura di correzione dell’errore materiale (ex art. 130 c.p.p.), da richiedere allo stesso giudice che ha emesso la sentenza.

È possibile fare ricorso in Cassazione solo per chiedere la correzione di un errore nella pena?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che un ricorso proposto con l’unico scopo di ottenere la rettifica di un errore materiale nella specie o nella quantità della pena è inammissibile, poiché tale motivo non rientra tra quelli previsti dalla legge per l’impugnazione.

Quando può la Corte di Cassazione correggere un errore materiale di una sentenza?
La Corte di Cassazione può procedere alla rettifica di un errore materiale ai sensi dell’art. 619 c.p.p. solo come conseguenza di un ricorso che sia stato dichiarato ammissibile per altri validi motivi di impugnazione. Il potere di correzione è quindi accessorio e non può essere l’unico fondamento del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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