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Retrodatazione iscrizione: quando è tardiva la richiesta?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per la retrodatazione iscrizione nel registro degli indagati. La richiesta è stata ritenuta tardiva perché gli indagati avevano avuto la possibilità di conoscere la data di iscrizione durante un precedente procedimento di riesame di un sequestro, momento in cui l’intero fascicolo processuale era stato messo a loro disposizione. La Corte ha stabilito che il termine per contestare la data decorre da quando si ha la ‘facoltà’ di accedere agli atti, non dal momento della loro effettiva consultazione.

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Pubblicato il 11 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Retrodatazione Iscrizione: Quando la Facoltà di Conoscenza Fa Scattare i Termini

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 35663 del 2025, offre un importante chiarimento sui termini per presentare la richiesta di retrodatazione iscrizione nel registro delle notizie di reato (ex art. 335 c.p.p.). La pronuncia sottolinea un principio fondamentale: la decorrenza del termine per agire non dipende dal momento in cui si acquisisce effettiva conoscenza di un ritardo, ma da quando si ha la concreta possibilità di venirne a conoscenza. Analizziamo insieme il caso e le sue implicazioni.

I Fatti di Causa

Due soggetti, indagati in un procedimento penale, presentavano al Tribunale di Verona una richiesta di retrodatazione dell’iscrizione del loro nominativo nel registro degli indagati. Tale richiesta veniva rigettata dal Tribunale per tardività. Secondo gli indagati, essi non avrebbero potuto contestare tempestivamente la data di iscrizione, in quanto, anche durante un precedente procedimento di riesame avverso un sequestro probatorio, non erano emersi dagli atti elementi sufficienti a determinare con certezza tale data. Sostenevano di aver appreso la data esatta (28 maggio 2024) solo a seguito di un accesso al registro generale nel marzo del 2025, nonostante le indagini fossero di fatto iniziate nel novembre 2023. Di conseguenza, ritenevano che solo da quel momento potesse decorrere il termine per la loro istanza.

La Decisione della Corte di Cassazione e la retrodatazione iscrizione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso degli indagati inammissibile, confermando la decisione del Tribunale. Secondo i giudici di legittimità, la richiesta di retrodatazione iscrizione era stata correttamente ritenuta tardiva. Il punto cruciale della decisione non risiede nel momento in cui la difesa ha affermato di aver effettivamente preso visione della data, ma nel momento in cui ha avuto la possibilità di farlo.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato il proprio ragionamento su un’interpretazione rigorosa dell’art. 335 quater c.p.p. La motivazione chiarisce che, ai fini della tempestività della richiesta, rileva il momento in cui l’interessato ha avuto la “facoltà di prendere conoscenza degli atti che dimostrano il ritardo dell’iscrizione”.

Nel caso specifico, questa facoltà si era concretizzata in occasione dei procedimenti di riesame, sia per un sequestro probatorio che per un successivo sequestro preventivo. In quelle sedi, l’intero fascicolo processuale, comprensivo della data di iscrizione della notizia di reato, era stato messo a completa disposizione della difesa. Di fronte a questa disponibilità, la mera affermazione di aver avuto conoscenza della data solo in un momento successivo, senza contestare specificamente la precedente accessibilità degli atti, è stata ritenuta irrilevante.

In sostanza, la Corte afferma che la difesa, avendo avuto accesso a tutti gli atti, avrebbe dovuto e potuto esercitare fin da subito la facoltà di verificare la correttezza della data di iscrizione e, riscontrato il ritardo, agire di conseguenza. Non averlo fatto ha comportato la decadenza dal diritto di presentare l’istanza, rendendola tardiva e quindi inammissibile.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa sentenza ribadisce un principio di auto-responsabilità e diligenza per la difesa tecnica. L’insegnamento pratico è chiaro: ogni qualvolta si ha accesso al fascicolo processuale, specialmente in fasi cruciali come il riesame di una misura cautelare, è imperativo compiere un’analisi completa e immediata di tutti gli atti. Non è possibile rimandare tale verifica o giustificare un ritardo basandosi su una successiva e più comoda presa di conoscenza. La “facoltà di conoscere” equivale, ai fini processuali, alla conoscenza stessa. Pertanto, per tutelare efficacemente i diritti dell’indagato, è essenziale agire con la massima tempestività non appena gli strumenti per farlo vengono resi disponibili dall’autorità giudiziaria.

Da quale momento decorre il termine per richiedere la retrodatazione dell’iscrizione nel registro degli indagati?
Il termine decorre dal momento in cui l’indagato o il suo difensore hanno la ‘facoltà di prendere conoscenza’ degli atti che dimostrano il ritardo nell’iscrizione, non dal momento della loro effettiva lettura o scoperta.

L’accesso agli atti durante un procedimento di riesame è sufficiente per far decorrere tale termine?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, quando il fascicolo processuale viene messo a disposizione della difesa in occasione di un riesame (ad esempio, per un sequestro), si concretizza la possibilità di verificare la data di iscrizione. Da quel momento inizia a decorrere il termine per presentare un’eventuale istanza di retrodatazione.

Cosa succede se la richiesta di retrodatazione viene presentata oltre i termini?
Se la richiesta è ritenuta tardiva, viene dichiarata inammissibile. Ciò significa che il giudice non esaminerà la richiesta nel merito, e la data di iscrizione originaria rimarrà invariata, con tutte le conseguenze che ne derivano per i termini delle indagini preliminari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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