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Retrodatazione: i limiti del giudizio di rinvio

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante la retrodatazione della custodia cautelare. La sentenza ribadisce che il giudice del rinvio è vincolato a decidere solo sui punti specifici annullati dalla Cassazione. Poiché il tribunale del rinvio aveva correttamente applicato il principio di retrodatazione come indicato, accogliendo le richieste dell’imputato su quei punti, il successivo ricorso è stato ritenuto privo di interesse e manifestamente infondato.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Retrodatazione e Giudizio di Rinvio: la Cassazione Fissa i Paletti

L’istituto della retrodatazione della custodia cautelare rappresenta un fondamentale strumento di garanzia nel processo penale. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione è intervenuta per chiarire i confini del giudizio di rinvio, specificando l’ambito decisionale del giudice a cui viene restituito il caso dopo un annullamento. La decisione sottolinea come il giudice del rinvio sia strettamente vincolato ai principi di diritto e ai punti specifici indicati dalla Suprema Corte, senza possibilità di estendere la propria indagine a questioni non devolute.

I Fatti di Causa

La vicenda processuale trae origine da due distinte ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse nei confronti dello stesso indagato. La prima, del Tribunale di Napoli, riguardava reati in materia di stupefacenti. Successivamente, a seguito di una declaratoria di incompetenza territoriale, il Tribunale di Reggio Calabria emetteva una seconda ordinanza per reati dello stesso tipo, basati su un compendio indiziario sostanzialmente identico a quello del primo procedimento.

La difesa dell’indagato presentava un’istanza per ottenere la retrodatazione ai sensi dell’art. 297, comma 3, c.p.p., chiedendo che la decorrenza dei termini della seconda misura cautelare fosse fissata alla data di esecuzione della prima. L’istanza veniva parzialmente accolta, portando a un primo ricorso in Cassazione. La Suprema Corte annullava con rinvio la decisione, incaricando il Tribunale di Reggio Calabria di rivalutare la sussistenza dei presupposti per la retrodatazione con riferimento a specifici capi d’imputazione.

Il Tribunale, in sede di rinvio, accoglieva le indicazioni della Cassazione, dichiarando l’inefficacia della misura cautelare per i capi d’imputazione indicati (e per altri già oggetto di riconoscimento), avendo accertato la connessione qualificata tra i reati e la loro desumibilità dagli atti del primo procedimento. Nonostante l’esito favorevole, l’imputato proponeva un nuovo ricorso in Cassazione, lamentando una presunta errata individuazione dell’oggetto del giudizio di rinvio.

Il Principio della Retrodatazione e i Limiti del Giudizio di Rinvio

Il cuore della questione giuridica risiede nell’interazione tra due principi cardine della procedura penale:

La Retrodatazione della Custodia Cautelare

L’articolo 297, comma 3, del codice di procedura penale stabilisce che, in caso di emissione di una nuova ordinanza cautelare per fatti diversi, i termini di durata della nuova misura decorrono dal giorno in cui è stata eseguita la precedente, se si tratta di fatti connessi relativi a reati commessi prima dell’emissione della prima ordinanza e se gli elementi a base della seconda erano già desumibili dagli atti della prima indagine. Questo istituto mira a evitare un’ingiusta duplicazione dei termini di custodia per vicende investigative collegate.

L’Ambito del Giudizio di Rinvio

L’articolo 627 del codice di procedura penale disciplina il giudizio di rinvio, stabilendo che il giudice a cui la Cassazione rimette il procedimento deve uniformarsi alla sentenza della Suprema Corte per ciò che concerne ogni questione di diritto. L’indagine di merito è limitata esclusivamente ai “punti” della decisione che sono stati oggetto dell’annullamento. Il giudice del rinvio non può quindi estendere il proprio esame a vizi o questioni non rilevati dalla Cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per due ragioni principali: manifesta infondatezza e carenza di specificità. La Suprema Corte ha chiarito che il Tribunale del riesame, in sede di rinvio, si era scrupolosamente attenuto alle indicazioni ricevute. La sentenza di annullamento aveva delimitato con precisione l’oggetto del nuovo giudizio, circoscrivendolo alla valutazione della retrodatazione per specifici capi d’imputazione (B13, B14 e B15).

Il Tribunale ha correttamente eseguito tale compito, riconoscendo l’operatività della retrodatazione e dichiarando la conseguente perdita di efficacia della misura cautelare per decorrenza dei termini, estendendo la declaratoria anche ad altri capi per cui il principio era già stato riconosciuto. I giudici di legittimità hanno inoltre evidenziato una carenza di interesse nel ricorrente. Avendo ottenuto un accoglimento totale sui punti oggetto del rinvio, l’imputato non aveva più un interesse giuridicamente rilevante a sollevare ulteriori doglianze sulla vicenda cautelare in esame. Il ricorso è stato quindi considerato un tentativo di ridiscutere questioni già definite e al di fuori dell’ambito del giudizio di rinvio.

Le Conclusioni

Questa pronuncia rafforza un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: il giudizio di rinvio non è una nuova fase di merito a tutto campo, ma un momento processuale vincolato e finalizzato a correggere specifici errori indicati dalla Corte di Cassazione. La decisione evidenzia l’importanza per i difensori di formulare ricorsi specifici e pertinenti, poiché l’ambito del devolutum limita rigidamente le questioni che possono essere riesaminate. Per l’indagato, questa sentenza significa che, una volta ottenuto un risultato favorevole sui punti annullati, non è possibile utilizzare lo stesso procedimento per ampliare l’oggetto della discussione a questioni non coperte dalla decisione di annullamento.

Qual è l’ambito di decisione del giudice nel giudizio di rinvio?
Il giudice del rinvio è strettamente vincolato a riesaminare solo i ‘punti’ specifici della decisione che sono stati oggetto di annullamento da parte della Corte di Cassazione, attenendosi ai principi di diritto da essa stabiliti.

Quando si applica il principio di retrodatazione della custodia cautelare?
La retrodatazione si applica quando viene emessa una nuova ordinanza cautelare per fatti connessi a quelli di una precedente misura (ad esempio, perché parte dello stesso disegno criminoso) e quando gli elementi a base del secondo provvedimento erano già desumibili dagli atti del primo procedimento.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il Tribunale del rinvio aveva già accolto le sue richieste sui punti specifici indicati dalla Cassazione, facendo venir meno il suo interesse a impugnare. Inoltre, il ricorso è stato ritenuto generico e manifestamente infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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