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Retrodatazione custodia cautelare: la Cassazione decide

Un indagato, sottoposto a misura cautelare per narcotraffico, ha richiesto la retrodatazione dei termini di custodia in virtù di un precedente provvedimento restrittivo. La Corte di Cassazione, con la sentenza 45438/2024, ha accolto il ricorso su questo punto specifico. La Corte ha ritenuto carente la motivazione del Tribunale del Riesame che aveva negato la retrodatazione custodia cautelare, non avendo spiegato adeguatamente perché gli elementi del secondo procedimento non fossero già desumibili dagli atti del primo. La sentenza è stata annullata con rinvio per un nuovo esame sulla questione.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Retrodatazione Custodia Cautelare: la Cassazione Annulla con Rinvio

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 45438/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: la retrodatazione custodia cautelare. Questo principio, disciplinato dall’art. 297, comma 3, del codice di procedura penale, permette di ‘unire’ i periodi di detenzione subiti in procedimenti diversi ma connessi. La pronuncia in esame offre importanti chiarimenti sui requisiti necessari per l’applicazione di tale istituto e sulla qualità della motivazione richiesta al giudice che ne nega l’operatività.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un soggetto indagato per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso. A suo carico veniva emessa un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. La difesa, tuttavia, rilevava che l’indagato era già stato destinatario di una precedente misura cautelare in un altro procedimento (denominato ‘Reset’), per fatti che riteneva strettamente collegati.

Di conseguenza, veniva presentata istanza di riesame al Tribunale competente, chiedendo, tra le altre cose, di applicare la retrodatazione della decorrenza dei termini di custodia cautelare. Il Tribunale del Riesame rigettava la richiesta, sostenendo che i fatti dei due procedimenti fossero diversi e non legati da connessione qualificata, e che il nuovo quadro indiziario fosse basato su recenti acquisizioni probatorie.

Contro questa decisione, la difesa proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una motivazione carente e illogica da parte del Tribunale.

L’Analisi della Cassazione sulla Retrodatazione della Custodia Cautelare

La Suprema Corte ha ritenuto fondato il motivo di ricorso relativo alla retrodatazione custodia cautelare, accogliendo le doglianze della difesa. Il cuore della decisione risiede nella critica alla motivazione dell’ordinanza impugnata. Secondo la Cassazione, il Tribunale del Riesame ha fornito una risposta generica e insufficiente, non adempiendo al proprio onere di spiegare in modo approfondito le ragioni del diniego.

In particolare, i giudici di legittimità hanno evidenziato diverse lacune:

1. Mancata analisi della connessione: Il Tribunale non ha argomentato in modo convincente sull’esclusione della connessione qualificata tra i fatti contestati nei due procedimenti.
2. Genericità sulle nuove prove: L’affermazione secondo cui la seconda ordinanza si basava su una ‘rielaborazione di un vasto compendio indiziario’ e su ‘nuove e recenti dichiarazioni’ è stata giudicata troppo generica. La motivazione non spiegava la reale ‘decisività’ di queste nuove acquisizioni né perché il quadro indiziario già disponibile non fosse sufficiente a rivelare la sua portata sin dall’inizio.
3. Desumibilità dagli atti: Il punto cruciale è la ‘desumibilità’. Per negare la retrodatazione, il giudice deve dimostrare che gli elementi alla base della seconda misura non erano conoscibili o desumibili dagli atti del primo procedimento al momento dell’emissione della prima misura. Su questo aspetto, la risposta del Tribunale è stata ritenuta vaga e insufficiente, soprattutto considerando che molto materiale probatorio del secondo procedimento era già confluito nel primo.

La Corte ha quindi stabilito che la questione dovesse essere riesaminata da un’altra sezione del Tribunale, che dovrà fornire una motivazione più rigorosa e puntuale.

Gli Altri Motivi di Ricorso

È interessante notare come la Cassazione abbia invece rigettato gli altri motivi di ricorso presentati dalla difesa. L’eccezione sulla mancanza di autonoma valutazione del primo giudice è stata ritenuta infondata perché proposta in modo troppo generico in sede di riesame. Anche il motivo sull’inutilizzabilità delle intercettazioni è stato respinto, in quanto la difesa non aveva formulato una specifica e tempestiva richiesta di acquisizione degli atti. Infine, le censure sui gravi indizi di colpevolezza sono state giudicate inammissibili, poiché tendevano a una rivalutazione del merito, preclusa in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Cassazione si fondano sul principio che il diniego della retrodatazione richiede un onere motivazionale rafforzato. Non è sufficiente affermare genericamente l’esistenza di ‘nuove prove’ o la ‘diversità’ dei fatti. Il giudice del riesame deve entrare nel merito della questione, spiegando perché gli elementi a carico dell’indagato nel secondo procedimento non fossero già desumibili, nella loro valenza probatoria, dagli atti del primo. Nel caso specifico, il Tribunale si è limitato a sostenere che il quadro investigativo si era ‘arricchito’, senza però chiarire in che modo questo arricchimento fosse stato decisivo e perché non fosse stato possibile procedere unitariamente sin dall’inizio. La Corte ha sottolineato come la separazione dei procedimenti, in presenza di elementi già disponibili, possa apparire come una scelta discrezionale del Pubblico Ministero, situazione che la norma sulla retrodatazione mira proprio a neutralizzare per tutelare la libertà dell’indagato.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per i giudici del riesame. La decisione di negare la retrodatazione custodia cautelare non può basarsi su formule di stile o affermazioni apodittiche. È necessario un vaglio critico e approfondito degli atti di entrambi i procedimenti per verificare la sussistenza dei requisiti della connessione e, soprattutto, della non desumibilità degli elementi. In assenza di una tale rigorosa motivazione, il provvedimento è viziato e, come in questo caso, destinato all’annullamento. La tutela della libertà personale impone che i termini massimi di custodia non vengano elusi attraverso una frammentazione ingiustificata dei procedimenti.

Quando si può chiedere la retrodatazione della custodia cautelare?
La retrodatazione si può chiedere quando una persona, già sottoposta a una misura cautelare, ne riceve un’altra in un procedimento diverso per un fatto anteriore o connesso a quello del primo procedimento. È necessario che gli elementi alla base della seconda misura fossero già desumibili dagli atti del primo procedimento al momento della prima ordinanza.

Perché la Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale?
La Cassazione ha annullato l’ordinanza perché ha ritenuto la motivazione del Tribunale carente e generica. Il Tribunale non ha spiegato in modo soddisfacente perché i fatti dei due procedimenti non fossero connessi e, soprattutto, perché gli elementi indiziari della seconda indagine non fossero già desumibili dagli atti della prima.

È sufficiente un’eccezione generica per denunciare la mancanza di autonoma valutazione del giudice?
No. Secondo la sentenza, la nullità dell’ordinanza per mancanza di autonoma valutazione da parte del giudice deve essere dedotta in modo specifico con la richiesta di riesame. Un’eccezione avanzata in modo soltanto formalistico e generico non è sufficiente per far valere il vizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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