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Restituzione termine: quando decorre per lo straniero

Un cittadino straniero, condannato in contumacia per un grave reato, ha richiesto la restituzione termine per impugnare la vecchia sentenza dopo essere stato arrestato. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, confermando che il termine di 30 giorni decorre dalla notifica dell’ordine di esecuzione in carcere, se vengono adottate misure per garantire la comprensione del condannato (es. traduzione), e non da un successivo colloquio con il legale. La richiesta è stata ritenuta tardiva.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione Termine: il Momento della Conoscenza Effettiva per lo Straniero

L’istituto della restituzione termine rappresenta un rimedio straordinario nel processo penale, fondamentale per garantire il diritto di difesa. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha chiarito un aspetto cruciale: da quale momento decorre il termine per presentare l’istanza quando il condannato è un cittadino straniero che non comprende la lingua italiana. La Corte ha stabilito che la conoscenza effettiva del provvedimento, e quindi il via al conteggio dei giorni, si acquisisce con la notifica dell’ordine di esecuzione in carcere, a patto che siano state adottate misure idonee a farne comprendere il contenuto.

I Fatti del Caso

Un cittadino di nazionalità cinese veniva condannato in contumacia a ventiquattro anni di reclusione per omicidio con una sentenza del 2000. Rintracciato e arrestato nell’agosto 2022, veniva trasferito nel carcere di Milano. Il 3 novembre 2022, tramite il suo legale, presentava un’istanza di restituzione nel termine per poter impugnare la vecchia sentenza di condanna.

Il ricorrente sosteneva di aver avuto piena e reale conoscenza dei motivi della sua carcerazione solo il 27 ottobre 2022, durante un colloquio in carcere con il proprio difensore e un interprete. La Corte d’assise d’appello di Firenze, in funzione di giudice dell’esecuzione, dichiarava però l’istanza inammissibile per tardività. Secondo i giudici, il termine di trenta giorni per la richiesta era decorso dal 24 agosto 2022, data di ingresso in carcere e di notifica dell’ordine di esecuzione, in quanto in quella sede il contenuto dell’atto era stato tradotto oralmente in una lingua compresa dal condannato.

La Decisione della Cassazione sulla restituzione termine

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. L’analisi della Corte si è concentrata sulla corretta individuazione del dies a quo, ovvero il giorno da cui far partire il termine per la richiesta di restituzione termine.

La Distinzione tra Contumacia e Assenza

Innanzitutto, la Cassazione ha ribadito che per i procedimenti definiti con il vecchio rito contumaciale (antecedente alla legge n. 67 del 2014), lo strumento applicabile è la restituzione nel termine (art. 175, comma 2, c.p.p.), e non il più recente istituto della rescissione del giudicato (art. 629-bis c.p.p.), previsto per i processi in assenza. Le questioni relative a presunte nullità del processo originario, inoltre, non possono essere sollevate in questa sede, essendo ormai coperte dal giudicato.

L’Effettiva Conoscenza del Provvedimento per lo Straniero

Il punto centrale della sentenza riguarda il concetto di ‘effettiva conoscenza’ del provvedimento. La giurisprudenza costante afferma che tale conoscenza si presume raggiunta con la notifica dell’ordine di esecuzione della pena, anche se a quest’ultimo non è allegata la motivazione della sentenza. Questo momento è considerato sufficiente per mettere l’interessato in condizione di esercitare il proprio diritto di impugnazione.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando l’importanza degli adempimenti previsti dall’art. 94, comma 1-bis, del d.lgs. n. 271/1989. Questa norma impone al direttore del carcere o a un operatore penitenziario di accertare, se necessario con l’ausilio di un interprete, che il detenuto abbia avuto effettiva conoscenza del provvedimento che ne dispone la carcerazione. Questo adempimento non è una facoltà, ma un obbligo, finalizzato a rendere il detenuto immediatamente edotto delle ragioni della sua pena, premessa indispensabile per l’avvio del trattamento rieducativo.

Nel caso specifico, il giudice dell’esecuzione aveva adeguatamente motivato che la conoscenza era stata assicurata: al momento dell’arresto, un sovrintendente di polizia aveva tradotto oralmente l’atto in lingua spagnola, idioma compreso dal condannato. Successivamente, in carcere, l’amministrazione si era avvalsa di mediatori culturali e di altri detenuti per garantire la comprensione del contenuto dell’atto. Di fronte a queste circostanze, spettava al ricorrente fornire prove concrete del mancato espletamento di tali attività, cosa che non è avvenuta. Le argomentazioni del ricorrente sono state quindi ritenute un tentativo non consentito di ottenere una rivalutazione dei fatti in sede di legittimità.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza ribadisce un principio fondamentale: per un condannato straniero in contumacia, il termine per chiedere la restituzione termine decorre dall’ingresso in carcere, a condizione che l’amministrazione penitenziaria adempia al suo obbligo di assicurare la comprensione del provvedimento, anche tramite traduzione orale o l’ausilio di mediatori. La piena conoscenza non coincide necessariamente con il colloquio con il proprio difensore di fiducia, ma con il primo momento in cui l’autorità giudiziaria o penitenziaria si attiva per informare il detenuto nella sua lingua o in una lingua a lui comprensibile.

Quando inizia a decorrere il termine di 30 giorni per chiedere la restituzione nel termine per uno straniero condannato in contumacia?
Il termine inizia a decorrere dal momento della ‘effettiva conoscenza’ del provvedimento, che si considera raggiunta con la notifica dell’ordine di esecuzione al momento dell’ingresso in carcere, a condizione che siano state adottate misure idonee a garantirne la comprensione, come una traduzione orale o l’intervento di un mediatore.

La mancata traduzione scritta dell’ordine di esecuzione per un detenuto straniero rende nulla la carcerazione?
No. Secondo la giurisprudenza citata, la mancata traduzione può comportare la nullità dell’ordine di esecuzione e la necessità di rinnovarlo, ma non invalida la carcerazione, la quale trova il suo titolo giustificativo nella sentenza di condanna passata in giudicato.

Qual è l’obbligo dell’amministrazione penitenziaria quando un detenuto straniero entra in carcere?
L’amministrazione penitenziaria ha l’obbligo, non discrezionale, di accertare che il detenuto straniero abbia avuto effettiva conoscenza del provvedimento che dispone la sua carcerazione. A tal fine, deve avvalersi, se necessario, di un interprete o di un mediatore culturale. Questo adempimento è considerato una premessa necessaria per l’avvio del trattamento rieducativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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