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Restituzione somme sequestrate: limiti del giudice

Due individui, privi di documenti, chiedono al giudice di autorizzare il loro avvocato a ritirare somme dissequestrate. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, stabilendo che le modalità esecutive per la restituzione somme sequestrate, come l’identificazione del beneficiario, sono di competenza amministrativa (es. ufficio postale) e non giurisdizionale. Il giudice non può derogare a tali regole.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione somme sequestrate: quando il giudice non può intervenire sulle modalità

Ottenere un provvedimento di dissequestro e un ordine di restituzione è un passo fondamentale, ma cosa succede se ostacoli burocratici ne impediscono l’effettiva esecuzione? La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, chiarisce i confini del potere del giudice nella fase esecutiva, delineando una netta separazione tra la decisione sulla restituzione somme sequestrate e le modalità pratiche per ottenerla. Questo principio è cruciale per comprendere i limiti dell’intervento giurisdizionale di fronte a regolamenti amministrativi.

I fatti del caso: un ostacolo burocratico

La vicenda ha origine da un’istanza presentata da due cittadini stranieri alla Corte di appello di Torino. A seguito di un procedimento penale, il giudice aveva disposto la restituzione di somme di denaro che erano state loro sequestrate e depositate su un libretto di risparmio postale. Tuttavia, al momento di recarsi presso l’ufficio postale per incassare le somme, i due si sono trovati di fronte a un impedimento insormontabile: la mancanza di un documento di identità valido, requisito indispensabile richiesto dall’ente pagatore.

Per superare questo stallo, gli interessati avevano chiesto alla Corte di autorizzare il proprio difensore a incassare le somme per loro conto, attraverso una semplice delega. Questa richiesta era motivata dall’impossibilità di rilasciare una procura speciale notarile, atto che richiede, anch’esso, l’identificazione personale. La Corte di appello, però, dichiarava di non poter provvedere, ritenendo che la questione non rientrasse nelle proprie competenze. Contro questa decisione, i due cittadini hanno proposto ricorso per cassazione.

La decisione sulla restituzione somme sequestrate

La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando la posizione della Corte di appello. I giudici supremi hanno stabilito che il ruolo del giudice dell’esecuzione, per quanto riguarda la restituzione somme sequestrate, si limita a risolvere controversie relative all’individuazione degli aventi diritto o alla misura del provvedimento. Non si estende, invece, alle modalità puramente esecutive della restituzione.

Le motivazioni della Corte

La motivazione della sentenza si fonda su una chiara interpretazione dell’articolo 676, comma 1, del codice di procedura penale. Secondo la Cassazione, l’espressione “restituzione delle cose sequestrate” contenuta nella norma si riferisce agli incidenti che mettono in discussione chi ha diritto alla restituzione e cosa deve essere restituito. La norma non conferisce al giudice il potere di dettare le regole operative che un ente terzo, come un istituto di credito o Poste Italiane, deve seguire per effettuare materialmente il pagamento.

Accogliere la richiesta dei ricorrenti avrebbe significato, per il giudice, sindacare e derogare a previsioni di natura esclusivamente amministrativa. Le regole che impongono l’identificazione del beneficiario prima di consegnare somme di denaro non sono un capriccio burocratico, ma rispondono a una ratio evidente e inoppugnabile di sicurezza, trasparenza e prevenzione di illeciti. Permettere al giudice di creare un’eccezione a questa regola si tradurrebbe in un’indebita ingerenza nella sfera amministrativa.

Conclusioni: i limiti del potere giurisdizionale

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: il provvedimento del giudice che ordina la restituzione esaurisce la sua funzione giurisdizionale. La fase successiva, quella dell’esecuzione materiale, è governata da norme e procedure proprie del soggetto che detiene il bene (in questo caso, le somme di denaro). Il giudice non può imporre a un ente terzo di agire in deroga ai propri regolamenti interni, soprattutto quando questi sono posti a presidio di interessi generali come la corretta identificazione dei soggetti.

Di conseguenza, chi si trova in una situazione analoga non può chiedere al giudice di risolvere l’impasse pratico, ma deve trovare una soluzione conforme alle regole amministrative vigenti, ad esempio regolarizzando la propria posizione anagrafica per ottenere un documento di identità. La decisione sottolinea quindi la netta separazione tra il potere di decidere (giurisdizionale) e il potere di eseguire (amministrativo), un confine che non può essere valicato per risolvere difficoltà individuali, per quanto comprensibili.

Può il giudice ordinare a un ufficio postale di consegnare denaro dissequestrato a un avvocato senza una procura formale?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice non può intervenire sulle modalità esecutive della restituzione, poiché queste sono regolate da norme amministrative dell’ente pagatore (es. Poste Italiane), che richiedono l’identificazione personale del beneficiario o una delega formale.

Qual è il ruolo del giudice dell’esecuzione nella restituzione delle cose sequestrate?
Il suo ruolo, secondo l’art. 676 c.p.p., è decidere su questioni relative all’individuazione degli aventi diritto alla restituzione e all’esatta misura del provvedimento, ma non sulle specifiche procedure operative che l’ente detentore del bene deve seguire per la consegna materiale.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la richiesta di autorizzare una modalità di riscossione in deroga alle norme amministrative esulava dalle competenze del giudice dell’esecuzione. Di conseguenza, i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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