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Restituzione nel termine: tardività e giudice competente

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile una richiesta di restituzione nel termine per proporre ricorso, poiché presentata tardivamente. L’istanza era stata erroneamente depositata presso la Corte d’Appello, giudice incompetente, e solo successivamente trasmessa alla Cassazione, quando ormai i termini erano scaduti. La Corte ha chiarito che il meccanismo di ‘trasmissione’ dell’atto al giudice corretto, previsto per le impugnazioni, non si applica all’istanza di restituzione nel termine.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione nel termine: attenzione a giudice e tempi

L’istituto della restituzione nel termine rappresenta un’ancora di salvezza nel processo penale, consentendo di rimediare a scadenze perentorie mancate per cause non imputabili alla parte. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 13315/2025) ci ricorda che anche questo strumento è soggetto a regole procedurali rigorose, la cui violazione può renderlo inefficace. Il caso analizzato evidenzia due errori cruciali: l’individuazione del giudice competente e il rispetto della tempistica, che hanno portato a una declaratoria di inammissibilità.

I fatti del caso

Un imputato, dopo la conferma della sua condanna da parte della Corte di Appello, veniva a conoscenza che la sentenza era divenuta definitiva. Il suo nuovo difensore, sostenendo di non aver mai ricevuto la notifica del decreto di citazione per il giudizio di appello, presentava un’istanza per ottenere la restituzione nel termine per poter proporre ricorso in Cassazione.

Tuttavia, l’istanza veniva depositata presso la cancelleria della stessa Corte di Appello che aveva emesso la sentenza. Quest’ultima, dopo aver acquisito il parere del Pubblico Ministero, dichiarava la propria incompetenza e disponeva la trasmissione degli atti alla Corte di Cassazione, ritenuta il giudice funzionalmente competente a decidere.

La richiesta di restituzione nel termine e l’errore sul giudice

Il cuore del problema risiede nell’errata individuazione dell’autorità giudiziaria a cui rivolgere la richiesta. L’articolo 175, comma 4, del codice di procedura penale stabilisce chiaramente che sulla richiesta di restituzione nel termine per l’impugnazione di una sentenza decide il giudice che sarebbe competente a giudicare sull’impugnazione stessa.

Nel caso di specie, poiché l’impugnazione da proporre era il ricorso per cassazione avverso la sentenza della Corte di Appello, l’unico giudice competente a decidere sull’istanza era la Corte di Cassazione. Presentare l’istanza alla Corte di Appello ha costituito un errore procedurale che ha innescato una catena di conseguenze negative.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte, una volta ricevuti gli atti, ha dichiarato l’istanza inammissibile per tardività. Il ragionamento dei giudici è stato lineare. La richiesta è pervenuta alla cancelleria della Cassazione solo diversi mesi dopo che l’imputato e il suo difensore avevano avuto piena conoscenza della sentenza di secondo grado. Questo ritardo ha reso la richiesta tardiva.

La Corte ha inoltre precisato un punto fondamentale: il principio secondo cui l’impugnazione proposta a un giudice incompetente deve essere trasmessa a quello competente (art. 568, comma 5, c.p.p.) non è applicabile in via analogica all’istanza di restituzione nel termine. Questo perché tale istanza non ha natura di mezzo di impugnazione, ma è un procedimento incidentale autonomo. L’errore nell’individuazione del giudice, quindi, non viene ‘sanato’ dalla trasmissione degli atti, ma fa sì che il tempo continui a decorrere inutilmente, portando alla tardività. Infine, la Corte ha escluso la condanna del richiedente al pagamento delle spese processuali e della sanzione pecuniaria, poiché tali sanzioni sono previste specificamente per i ‘ricorsi’ inammissibili e non per le ‘richieste’.

Le conclusioni

Questa pronuncia ribadisce l’importanza della precisione e della diligenza nella gestione degli strumenti processuali. L’errore nella scelta del giudice a cui indirizzare un’istanza di restituzione nel termine non è un vizio meramente formale, ma un errore sostanziale che può compromettere irrimediabilmente il diritto di difesa. La decisione sottolinea che la tempestività della richiesta va valutata con riferimento al momento in cui essa perviene al giudice corretto, e non a quello in cui viene erroneamente depositata presso un ufficio incompetente. Gli operatori del diritto devono quindi prestare la massima attenzione nell’identificare l’autorità giudiziaria competente, per evitare che un rimedio eccezionale come la restituzione nel termine si riveli una porta chiusa.

A chi va presentata la richiesta di restituzione nel termine per impugnare una sentenza?
La richiesta deve essere presentata al giudice che sarebbe competente a decidere sull’impugnazione. Ad esempio, per proporre ricorso contro una sentenza della Corte di Appello, la richiesta va presentata direttamente alla Corte di Cassazione.

Cosa succede se la richiesta di restituzione nel termine viene presentata a un giudice incompetente?
Se la richiesta viene presentata a un giudice incompetente, il tempo continua a decorrere. La richiesta sarà considerata tardiva se perviene al giudice competente dopo la scadenza dei termini, anche se era stata depositata tempestivamente presso l’ufficio sbagliato. Il principio della trasmissione degli atti dall’ufficio incompetente a quello competente, valido per le impugnazioni, non si applica a questa specifica istanza.

In caso di inammissibilità della richiesta di restituzione nel termine, si è sempre condannati a pagare le spese processuali?
No. Secondo la Corte, poiché l’istanza di restituzione nel termine è una ‘richiesta’ e non un ‘ricorso’ (mezzo di impugnazione), la sua inammissibilità non comporta l’automatica condanna al pagamento delle spese processuali o della sanzione pecuniaria prevista dall’art. 616 cod. proc. pen.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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