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Restituzione nel termine per errata irreperibilità

La Corte di Cassazione ha concesso la restituzione nel termine a un cittadino per impugnare una sentenza. La Corte d’appello lo aveva erroneamente dichiarato irreperibile, ignorando le prove della sua residenza in Italia e la sua detenzione in Austria, comunicata dalle autorità. La mancata conoscenza del procedimento ha reso illegittima la dichiarazione di irreperibilità e ha giustificato la concessione di un nuovo termine per il ricorso.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione nel Termine: Annullata la Dichiarazione di Irreperibilità

Il diritto alla difesa è un cardine del nostro ordinamento e presuppone che l’imputato sia a conoscenza del procedimento a suo carico. Un’ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce questo principio, concedendo la restituzione nel termine per proporre ricorso a un cittadino erroneamente dichiarato irreperibile. Questa decisione evidenzia l’importanza di ricerche approfondite da parte dell’autorità giudiziaria prima di escludere un imputato dal processo.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un cittadino austriaco, da anni residente e lavoratore in Italia, destinatario di una sentenza penale emessa in Austria. La Corte d’appello di Trieste, chiamata a decidere sul riconoscimento di tale sentenza in Italia, aveva dichiarato non luogo a provvedere a causa dell’irreperibilità del soggetto sul territorio nazionale. Di conseguenza, l’interessato non aveva avuto conoscenza del procedimento e non aveva potuto impugnare la decisione nei tempi previsti.

L’uomo ha quindi richiesto la restituzione nel termine per proporre ricorso per cassazione, sostenendo che la dichiarazione di irreperibilità fosse illegittima. A sostegno della sua tesi, ha prodotto numerosa documentazione che attestava il suo stabile radicamento in Italia: visura camerale, codice fiscale, contratto d’affitto per un ufficio, contratto di lavoro e buste paga. Inoltre, era noto alle forze dell’ordine per aver scontato parte di una precedente pena ai domiciliari in Italia e aveva nominato un avvocato di fiducia per quel specifico procedimento. Elemento cruciale, al momento delle ricerche, l’uomo si trovava in Austria per iniziare l’esecuzione della pena in regime di semilibertà, circostanza nota al Ministero della Giustizia italiano.

La Violazione delle Norme sulla Notifica e la restituzione nel termine

Il ricorrente ha fondato la sua istanza sulla violazione degli articoli 157 e 169 del codice di procedura penale, che disciplinano le notifiche e la restituzione nel termine. Ha sostenuto che la sua temporanea assenza dall’Italia, peraltro per adempiere a un obbligo di legge, non poteva essere interpretata come una cessazione della sua abituale dimora o della sua attività lavorativa nel Paese. Le autorità giudiziarie, prima di dichiararlo irreperibile, avrebbero dovuto tenere conto di tutte le informazioni in loro possesso, incluse quelle sulla sua detenzione in Austria e sulla nomina di un legale di fiducia.

Lo stesso Procuratore Generale ha appoggiato la tesi del ricorrente, sottolineando come il procedimento di primo grado si fosse svolto senza che il giudice avesse a disposizione un quadro completo della situazione. Le ricerche erano state, di conseguenza, “erroneamente orientate”, non tenendo conto del radicamento dell’uomo in Italia e della sua precisa localizzazione all’estero.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno stabilito che la dichiarazione di irreperibilità era stata disposta senza considerare elementi decisivi. In primo luogo, il fatto che l’imputato si trovasse in Austria per scontare una pena detentiva era una circostanza nota, comunicata ufficialmente dal Ministero della Giustizia. In secondo luogo, la presenza di un difensore di fiducia nominato per quel procedimento avrebbe dovuto orientare diversamente le ricerche.

Il fatto che nel giudizio d’appello il ricorrente fosse stato assistito da un difensore d’ufficio è stata la prova definitiva che egli non avesse avuto alcuna effettiva conoscenza del processo. Pertanto, la Corte ha concluso che sussistevano i presupposti per concedere la restituzione nel termine, consentendo all’imputato di esercitare il suo diritto di difesa e di impugnare la sentenza della Corte di appello.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale: la dichiarazione di irreperibilità è un atto che deve essere supportato da ricerche scrupolose ed effettive. Le autorità non possono ignorare le informazioni già in loro possesso che indicano il radicamento di una persona in Italia o la sua precisa ubicazione, anche se temporaneamente all’estero. La mancata considerazione di tali elementi vizia la procedura e legittima la richiesta di restituzione nel termine, garantendo che il diritto alla conoscenza del processo e alla difesa non venga ingiustamente compromesso.

Quando un imputato può chiedere la restituzione nel termine per impugnare una sentenza?
Quando dimostra di non aver avuto effettiva conoscenza del provvedimento o del procedimento e di non aver potuto proporre l’impugnazione nei tempi stabiliti per cause a lui non imputabili, come una illegittima dichiarazione di irreperibilità.

Una temporanea assenza dall’Italia giustifica una dichiarazione di irreperibilità?
No. Secondo la Corte, un’assenza temporanea, specialmente se dovuta all’esecuzione di una pena in un altro Stato e nota alle autorità, non comporta la cessazione del requisito dell’abituale dimora e non giustifica di per sé una dichiarazione di irreperibilità se esistono prove concrete del radicamento della persona sul territorio italiano.

Quali elementi deve valutare il giudice prima di dichiarare un imputato irreperibile?
Il giudice deve considerare tutte le informazioni disponibili che possano aiutare a rintracciare l’imputato. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto determinanti la documentazione attestante la residenza e il lavoro in Italia, la comunicazione ufficiale del Ministero sulla detenzione all’estero e la nomina di un difensore di fiducia, elementi che erano stati ingiustamente ignorati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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