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Restituzione nel termine: onere di verifica del giudice

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di richiesta di restituzione nel termine per impugnare un decreto penale, il giudice ha l’obbligo di verificare l’effettiva conoscenza dell’atto da parte dell’imputato. Non è sufficiente rigettare l’istanza basandosi sulla mera regolarità formale della notifica o sulla mancata prova da parte del richiedente. Se permane un’incertezza oggettiva sulla conoscenza tempestiva, la restituzione deve essere concessa. Il caso riguardava un imprenditore che aveva ricevuto la notifica tramite un dipendente, venendone a conoscenza solo mesi dopo.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione nel Termine: Il Giudice Deve Verificare la Conoscenza Effettiva dell’Atto

La notifica di un atto giudiziario è un momento cruciale del processo, poiché da essa decorrono i termini per esercitare il proprio diritto di difesa. Ma cosa accade se la notifica, pur formalmente corretta, non porta l’atto a effettiva conoscenza del destinatario? Con la sentenza n. 31965/2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di restituzione nel termine: l’onere di verificare la reale conoscenza del provvedimento ricade sul giudice, non sull’imputato. Quest’ultimo ha solo un ‘onere di allegazione’, ovvero il dovere di indicare le ragioni della mancata conoscenza.

I Fatti del Caso: Una Notifica Tardiva e un’Istanza Rigettata

Il caso riguarda il titolare di una società condannato con un decreto penale di condanna emesso nell’aprile del 2020. La notifica del decreto veniva eseguita solo nell’ottobre del 2022 presso la sede sociale e consegnata a un dipendente. L’imprenditore sosteneva di essere venuto a conoscenza del provvedimento solo nel dicembre 2023, quando il dipendente glielo ha effettivamente inoltrato. Di conseguenza, presentava un’istanza per essere rimesso in termini e poter così proporre opposizione al decreto.

Il Tribunale di Bari, tuttavia, rigettava la richiesta, affermando che l’istante non aveva sufficientemente dimostrato la sua incolpevole mancata conoscenza, omettendo di fornire elementi oggettivi a supporto della sua tesi. Contro questa decisione, l’imprenditore ricorreva in Cassazione.

La questione della restituzione nel termine e la notifica

Il punto centrale della controversia è l’interpretazione dell’articolo 175, comma 2, del codice di procedura penale. La norma prevede la possibilità di essere rimessi in termini per proporre opposizione a un decreto penale se l’imputato non ne ha avuto tempestiva conoscenza. Il Tribunale aveva adottato un approccio rigido, ponendo di fatto a carico dell’imputato l’onere di provare la propria ‘ignoranza’ incolpevole.

Le Motivazioni della Cassazione: Dall’Onere della Prova all’Onere di Verifica del Giudice

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza del Tribunale e chiarendo la corretta ripartizione degli oneri tra imputato e autorità giudiziaria. I giudici supremi hanno ribadito che, a seguito delle modifiche legislative e in linea con la giurisprudenza europea, il sistema processuale è cambiato. L’imputato ha un semplice ‘onere di allegazione’: deve cioè indicare le ragioni specifiche per cui non ha avuto conoscenza tempestiva del provvedimento. Non gli è richiesta una prova piena e positiva di un fatto negativo (la non conoscenza).

Una volta che l’imputato ha adempiuto a questo onere, la palla passa al giudice. È quest’ultimo che deve attivarsi, anche con poteri istruttori, per verificare se l’interessato abbia effettivamente avuto conoscenza dell’atto e quando. La mera regolarità formale della notifica, come quella eseguita nelle mani di un dipendente, non è di per sé sufficiente a escludere il diritto alla restituzione. Se, all’esito degli accertamenti, permane una situazione di ‘obiettiva incertezza’ sulla tempestiva conoscenza, il giudice è tenuto a concedere la restituzione nel termine. Il Tribunale ha errato proprio perché si è fermato alla regolarità formale della notifica, omettendo la dovuta valutazione di merito sulle circostanze allegate dal ricorrente.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza rafforza le garanzie difensive e il principio della conoscenza effettiva degli atti processuali. Le conclusioni pratiche sono significative:
1. L’imputato non deve provare di non sapere: È sufficiente che fornisca una spiegazione plausibile e circostanziata del perché non ha avuto conoscenza dell’atto.
2. Il giudice ha un ruolo attivo: Non può limitarsi a un controllo formale, ma deve indagare per accertare la veridicità delle allegazioni difensive.
3. Il dubbio giova all’imputato: In caso di incertezza insuperabile sulla tempestiva conoscenza, la restituzione nel termine deve essere concessa per garantire il pieno esercizio del diritto di difesa e di impugnazione.

Cosa deve fare chi riceve tardivamente un decreto penale di condanna e vuole opporsi?
Deve presentare un’istanza di restituzione nel termine, allegando e descrivendo le ragioni specifiche per cui non ha avuto tempestiva conoscenza del decreto, come ad esempio la mancata consegna da parte della persona che ha ricevuto l’atto.

In un’istanza di restituzione nel termine, chi ha l’onere di provare la mancata conoscenza dell’atto?
L’imputato ha un mero ‘onere di allegazione’, cioè deve solo indicare le ragioni della mancata conoscenza. L’onere di verificare la situazione e accertare l’effettiva conoscenza passa poi al giudice, che non può rigettare l’istanza solo perché l’imputato non ha fornito prove conclusive.

Una notifica formalmente regolare a un terzo (es. un dipendente) è sufficiente per negare la restituzione nel termine?
No. Secondo la Corte, la mera regolarità formale della notifica a un terzo, sebbene legittimato a riceverla, non è di per sé sufficiente a provare l’effettiva conoscenza da parte del destinatario. Se l’imputato contesta di aver ricevuto l’atto tempestivamente, il giudice deve verificare la situazione e, in caso di dubbio, concedere la restituzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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