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Restituzione nel termine: onere della prova a carico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un’istanza di restituzione nel termine per impugnare una sentenza di condanna. Il ricorrente, giudicato in contumacia, sosteneva di non aver mai avuto conoscenza della sentenza d’appello. La Corte ha stabilito che non è sufficiente una mera affermazione, ma è necessario che l’interessato adempia a un onere di allegazione, indicando circostanze specifiche a sostegno della sua mancata conoscenza. In assenza di tali elementi, l’istanza è considerata “nuda” e quindi inammissibile.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione nel termine: non basta dire ‘non sapevo’

L’istituto della restituzione nel termine rappresenta un’ancora di salvezza nel processo penale per chi, per cause di forza maggiore o caso fortuito, non ha potuto esercitare un proprio diritto entro i tempi previsti dalla legge, come ad esempio impugnare una sentenza. Tuttavia, una recente pronuncia della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: per ottenere questo beneficio non è sufficiente una semplice dichiarazione. L’imputato ha un preciso onere di allegazione, ovvero deve fornire al giudice elementi concreti che supportino la sua richiesta. Vediamo insieme i dettagli del caso.

I Fatti del Caso

Un cittadino, condannato con sentenza della Corte di Appello divenuta irrevocabile nel 2015, veniva arrestato quasi dieci anni dopo in esecuzione di tale condanna. Sostenendo di essere stato giudicato in contumacia e di non aver mai avuto conoscenza della sentenza, presentava personalmente un’istanza per la restituzione nel termine al fine di poter proporre ricorso in Cassazione.

Nella sua difesa, l’uomo evidenziava presunti errori nella notifica del decreto di citazione del giudizio di primo grado e il suo trasferimento all’estero anni prima dell’inizio del processo. Affermava di essere venuto a conoscenza della condanna solo al momento del suo arresto. L’istanza, inizialmente presentata alla Corte d’Appello, veniva poi trasmessa per competenza alla Corte di Cassazione.

La questione giuridica e l’onere di allegazione

Il cuore della questione giuridica ruotava attorno all’interpretazione dell’art. 175 del codice di procedura penale (nella versione applicabile al caso, anteriore alla riforma del 2014). La norma riconosceva al condannato in contumacia il diritto alla restituzione nel termine per impugnare, a meno che non fosse provato che avesse avuto effettiva conoscenza del procedimento e avesse volontariamente rinunciato a comparire.

La giurisprudenza ha da tempo chiarito che, sebbene il giudice abbia il dovere di accertare l’effettiva conoscenza, grava sull’interessato un “onere di allegazione”. Ciò significa che chi chiede la restituzione deve indicare al giudice le circostanze specifiche che hanno impedito la conoscenza del provvedimento, fornendo elementi concreti sui quali il giudice possa basare le proprie verifiche. Una richiesta priva di tali elementi viene considerata “nuda” e, di conseguenza, inammissibile.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato l’istanza inammissibile, aderendo pienamente a questo orientamento. I giudici hanno osservato come la richiesta del ricorrente fosse meramente assertiva. L’imputato si era limitato ad affermare di essere stato condannato in contumacia e di non aver “mai avuto notifica in merito”, senza però specificare o documentare alcunché riguardo alla sua mancata conoscenza della sentenza di secondo grado.

La difesa, inoltre, aveva concentrato le proprie argomentazioni esclusivamente sui presunti vizi di notifica del giudizio di primo grado, trascurando completamente di affrontare il tema della conoscenza del provvedimento d’appello. La Corte ha sottolineato che l’esame del fascicolo processuale mostrava come la notifica per il giudizio di appello fosse avvenuta regolarmente secondo le modalità previste dalla legge. Di fronte a una notifica rituale, l’onere dell’imputato di allegare elementi specifici a sostegno della sua mancata conoscenza effettiva diventava ancora più stringente. Poiché tale onere non è stato adempiuto, né nell’istanza iniziale né durante l’udienza, la richiesta è stata respinta.

Conclusioni

La sentenza in esame offre un’importante lezione pratica: nel richiedere la restituzione nel termine, specialmente in casi di processi celebrati in contumacia o assenza, non è sufficiente una generica lamentela sulla mancata conoscenza. È indispensabile costruire un’argomentazione solida, indicando fatti e circostanze precise che possano far sorgere nel giudice un ragionevole dubbio sull’effettiva conoscenza del provvedimento da impugnare. L’imputato e il suo difensore devono svolgere un ruolo attivo, allegando ogni elemento utile (es. cambio di residenza non comunicato, problemi di notifica specifici, etc.) per superare la presunzione di conoscenza legata alla regolarità formale delle notifiche. In assenza di questo sforzo probatorio, il rischio di una declaratoria di inammissibilità è estremamente elevato.

Chi ha l’onere di provare la mancata conoscenza di una sentenza per ottenere la restituzione nel termine?
Sebbene il giudice debba verificare la situazione, sull’interessato grava un onere di allegazione. Deve cioè indicare le ragioni e le circostanze specifiche che dimostrino la sua mancata conoscenza del provvedimento, fornendo al giudice elementi concreti da esaminare.

È sufficiente affermare di non aver ricevuto alcuna notifica per ottenere la restituzione nel termine?
No. Secondo la Corte, una richiesta basata su una mera e generica affermazione di mancata notifica, senza ulteriori specificazioni o prove, è considerata “nuda” e, come tale, inammissibile.

Se la notifica del giudizio di primo grado è errata, questo è sufficiente per ottenere la restituzione per impugnare la sentenza d’appello?
No, non automaticamente. L’interessato deve contestare specificamente la mancata conoscenza del provvedimento che intende impugnare. Nel caso esaminato, la difesa si è concentrata solo sul primo grado, senza fornire alcuna allegazione riguardo alla mancata conoscenza della sentenza d’appello, rendendo l’istanza inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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