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Restituzione nel termine: la riforma Cartabia non è retroattiva

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per la restituzione nel termine. Il caso riguardava una sentenza emessa prima della Riforma Cartabia. La Corte ha chiarito che le nuove, più favorevoli, norme sulla restituzione per l’imputato assente non hanno efficacia retroattiva e si applicano solo a sentenze pronunciate dopo l’entrata in vigore della riforma, sancendo un importante principio di diritto intertemporale.

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Pubblicato il 15 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione nel termine e Riforma Cartabia: la Cassazione fissa i paletti temporali

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un’importante questione di diritto intertemporale riguardante l’istituto della restituzione nel termine per l’imputato giudicato in assenza. La decisione chiarisce che le nuove e più favorevoli disposizioni introdotte dalla Riforma Cartabia non sono retroattive e, pertanto, non si applicano alle sentenze emesse prima della sua entrata in vigore. Analizziamo insieme i dettagli di questa pronuncia e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine dal ricorso di un imputato contro un’ordinanza del Tribunale di Potenza. Quest’ultimo, in qualità di giudice dell’esecuzione, aveva respinto la sua richiesta di restituzione nel termine per impugnare una sentenza di condanna emessa il 23 marzo 2022 e divenuta irrevocabile il 15 aprile 2023. L’imputato sosteneva di non essere stato messo nelle condizioni di conoscere l’andamento e l’esito del processo, nonostante la sua dichiarazione di assenza nel giudizio di primo grado. La sua difesa lamentava quindi un vizio di motivazione da parte del giudice dell’esecuzione, che non avrebbe adeguatamente considerato questo aspetto cruciale.

La Decisione della Corte sulla restituzione nel termine

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, basando la sua decisione su un’argomentazione puramente giuridica legata alla successione delle leggi nel tempo. Il fulcro della questione risiede nell’applicabilità temporale delle nuove norme introdotte dal D.Lgs. 10 ottobre 2022, n. 150 (la cosiddetta Riforma Cartabia).

L’applicazione temporale della Riforma Cartabia

La Riforma Cartabia ha effettivamente introdotto una nuova disciplina per la restituzione nel termine a favore dell’imputato giudicato in assenza, inserendo il comma 2.1 all’interno dell’art. 175 del codice di procedura penale. Tuttavia, la stessa riforma, all’art. 89, comma 3, ha stabilito una precisa regola transitoria. Questa norma specifica che le nuove disposizioni, inclusa quella sull’art. 175 c.p.p., si applicano esclusivamente “per le sole impugnazioni proposte avverso sentenze pronunciate in data successiva a quella di entrata in vigore del presente decreto”.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte sono lineari e ineccepibili sotto il profilo del diritto. I giudici hanno evidenziato che la sentenza oggetto della richiesta di restituzione era stata emessa il 23 marzo 2022, ovvero in una data antecedente all’entrata in vigore della Riforma Cartabia. Di conseguenza, la nuova e più favorevole disciplina non poteva trovare applicazione nel caso di specie. Il legislatore ha operato una scelta chiara, limitando l’ambito temporale delle nuove garanzie e impedendone l’applicazione retroattiva. La Corte, pertanto, non ha potuto fare altro che constatare l’inapplicabilità della norma invocata dal ricorrente, il che ha reso il suo ricorso privo di fondamento giuridico e, quindi, inammissibile. A questa declaratoria è seguita la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende, non essendo stati ravvisati elementi per escludere la colpa del ricorrente nella proposizione di un ricorso infondato.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale: le garanzie processuali introdotte dalla Riforma Cartabia in tema di restituzione nel termine per l’imputato assente non si estendono al passato. Si crea così una netta linea di demarcazione: chi è stato condannato con una sentenza emessa prima dell’entrata in vigore della riforma non può beneficiare di queste specifiche nuove tutele. La decisione riafferma il principio generale del tempus regit actum (il tempo regola l’atto), secondo cui gli atti processuali sono disciplinati dalla legge in vigore al momento in cui vengono compiuti, salvo espressa previsione contraria del legislatore, che in questo caso non sussiste.

È possibile chiedere la restituzione nel termine secondo le nuove regole della Riforma Cartabia per una sentenza emessa prima della sua entrata in vigore?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che le nuove disposizioni dell’art. 175 del codice di procedura penale, introdotte dalla Riforma Cartabia, si applicano solo alle impugnazioni contro sentenze pronunciate in data successiva all’entrata in vigore della riforma stessa.

Perché il ricorso in esame è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la richiesta di restituzione si basava su una normativa (la Riforma Cartabia) non applicabile al caso specifico, dato che la sentenza per cui si chiedeva di riaprire i termini era stata emessa prima che tale normativa entrasse in vigore.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso per colpa del ricorrente?
Oltre a non poter esaminare il merito della questione, la Corte condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, se non emergono elementi che escludano la sua colpa nel proporre un ricorso inammissibile, lo condanna anche al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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